Dal 16 Marzo al 18 Giugno 2023, a Rovereto, da un’idea di Vittorio Sgarbi, Klimt sarà in mostra con due opere.
Mostra di Klimt in Trentino Alto Adige: Le due opere che saranno esposte sono già conservate in due musei Italiani: La Giuditta II, della Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro a Venezia e Le Tre Età, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Oltre a queste due, saranno esposte opere di diversi artisti italiani, influenzati dall’arte di Gustav Klimt; è la prima mostra che indaga su questo rapporto tra l’artista Austriaco e quelli Italiani.
Saranno esposti i grandi maestri del primo Novecento, tra cui: Adolfo Wildt, Felice Casorati, Luigi Bonazza e Vittorio Zecchin.
La mostra intitolata: Klimt e l’Arte Italiana è a cura di Beatrice Avanzi, da un’idea del celebre Vittorio Sgarbi, che può piacere o non piacere, ma c’è da dire che di arte se ne intende e spesso realizza mostre originali che spaziano in tutta l’arte, dando la possibilità di conoscere opere e luoghi magnifici ma completamente ignorati dalla maggior parte delle persone.
Klimt, padre della Secessione Viennese, partecipò alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Internazionale di Roma, dove con il suo personalissimo stile si fece apprezzare anche dagli artisti italiani, che elaborarono il suo progetto.
Il Mart di Rovereto, in questo caso, vuole far emergere i diversi tipi di arte, dalla scultura, pittura, alle arti decorative, che convivono sotto uno stesso stile, ispirato a quello della Secessione Viennese.
Poiché anche Klimt si ispirò all’arte presente in Italia: i mosaici ravennati pieni di oro e decorazioni.
Cos’è la SECESSIONE VIENNESE?
La Secessione Viennese, in tedesco Wiener Secession, è una corrente artistica che si pone tra le avanguardie del XX secolo che nasce dall’abbandono della Casa degli Artisti Viennese, da parte di alcuni membri.
Perché?
Perché alcuni artisti si ritrovarono ad avere divergenze sul significato e lo scopo dell’arte e formarono la loro Unione di Artisti Austriaci.
La Secessione Viennese è quella che noi, in Italia, chiamiamo Liberty, che in Germania chiamano Jugendstil, Modernismo in Spagna, Modern Style in Gran Bretagna, Art Deco in Francia e Art Nouveau in tutto il mondo.
Gli artisti della Secessione ormai erano stanchi della solita rappresentazione di avvenimenti storici, usuale a Vienna e del movimento decorativo Biedermeier (stile artistico focalizzato su mobili e decorazione)
Quello che volevano fare era rivoluzionare l’arte, senza seguire le correnti artistiche vigenti a Vienna o la tradizione accademica, creando un nuovo movimento artistico con idee e scopi altamente diversi e contrapposti.
Questo movimento includeva ogni tipo di arte: scultura, architettura e pittura, ridando dignità e valore all’Artigianato, all’arte e i mestieri, il cosiddetto Art&Craft, già popolare in Inghilterra.
Avevano una visione dell’arte totale, includendo architettura e design e usando nuovi materiali, che in quell’epoca non venivano considerati nel mondo dell’arte, come: cemento, vetro e metallo.
VER SACRUM
La rivista ufficiale della Secessione fu la Ver Sacrum (primavera sacra), di cui Rudolf Von Alt fu l’editore e Presidente Onorario della Secessione, alla quale si aggregarono artisti naturalisti, modernisti e simbolisti.
Il primo Presidente del Secessionismo fu proprio Gustav Klimt.
Architetti, artisti e designer elaborarono questa forma d’arte, attenti ai particolari grafici e usando forme geometriche lineari e floreali e mantenendo l’eleganza e la raffinatezza che prevaleva nel movimento artistico.
Se infatti fate caso alle opere del Secessionismo e Art Nouveau, rimane sempre quel senso di eleganza, anche ricchezza grazie all’oro, raffinatezza, linee morbide che scorrono in maniera libera, sia nella pittura che nei mobili e negli edifici.
La rivista ospitava poesie, narrazioni, illustrazioni, grafica, decorazioni, oggetti di design e consigli di avanguardia per l’arredamento.
La Secessione Viennese fece la sua prima Esposizione nel 1898, per poi espandersi a Berlino, Monaco, e in tutto il mondo.
Andiamo a conoscere meglio i nostri artisti Italiani che saranno esposti.
- Adolfo Wildt, Milanese di nascita, classe 1868.
Già all’età di undici anni lavorò per lo scapigliato Giuseppe Grandi, nella sua bottega, dove acquisì la passione e l’abilità per la scultura in marmo, per poi continuare l’attività per diversi scultori lombardi.
Adolfo frequento la Scuola Superiore di Arte Applicata di Brera e curò la sua cultura umanistica leggendo opere come La Divina Commedia e la Bibbia.
Dal 1900 fu impegnato in un Laboratorio in Corso Garibaldi a Milano, dove lavorò quasi esclusivamente per committenza tedesca.
Nel 1912 acquisì fama tra i collezionisti grazie ad alcune sue opere rese pubbliche.
Raggiunse l’apice del successo all’età di 51 anni, poiché negli anni precedenti rimase isolato, non volendo condividere a pieno i suoi lavori. Considerato uno dei più grandi rappresentatori di arte italiana del Novecento e cominciò ad esporre le sue opere in mostre itineranti in Italia.
- Felice Casorati, nato a Novara nel 1883.
Da padre militare fu costretto a spostarsi frequentemente, trasferendosi a Milano, Reggio Emilia e Sassari. Durante la permanenza in quest’ultima città, anche suo padre mostrò un’abilità artistica, affrescando le pareti di un locale della caserma.
Dopo Sassari si trasferirono a Padova.
All’età di 18 anni cominciò a dedicarsi alla pittura e nonostante, più tardi, si laureò in Giurisprudenza, continuò con la pittura.
Dopo la morte del padre si trasferì a Torino, dove si avvicinò alla Rivoluzione Liberale, motivo per cui fu arrestato dalla Polizia Fascista.
Casorati partecipò alla Biennale di Venezia, espose a la Permanente di Milano, a Berna e a un’itinerante in Sud America. Poi partecipò anche alla Quadriennale di Roma. Ebbe successo quando la FIAT gli commissionò un dipinto di grandi dimensioni per pubblicizzare la 600.
Nel 1938 si aggiudicò il Gran Premio per la pittura alla XX1 di Venezia.
- Luigi Bonazza, Arco 1877. Dopo la morte del padre, la famiglia si trasferisce a Rovereto, dove frequenta la Scuola Reale Superiore Elisabettiana. Data la grande passione per le arti, nel 1897 riesce a trasferirsi a Vienna, per frequentare la Kunstgewerbeschule, entrando nella Secessione Viennese, con illustrazioni, piccoli ritratti e manifesti pubblicitari. Vinto un concorso per manifesti per gli Alpinisti Trentini inizia a realizzare illustrazioni per la rivista Alto Adige, concentrandosi sull’incisione. Partecipa a mostre in tutta Europa, portando dipinti e incisioni di carattere allegorico. Nel 1911 rientra a Trento per insegnare in un Istituto Tecnico. Decide di trasferirsi stabilmente a Trento, dove fa costruire una casa decorata personalmente, coniugando scultura, pittura e architettura. Fonda anche il Circolo Artistico Trentino, portato avanti fino al 1929. Dopo la morte della madre passa un periodo di dolore, a cui si aggiunge la chiamata alle armi e si rifugia a Milano per evitarla e qui apre uno studio di incisione, in cui incide ex libris, illustrazioni e manifesti riguardanti la guerra come propaganda.
- Vittorio Zecchin, Murano, 1878. A 16 anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia, alle mostre degli studenti ottiene un vasto successo, tanto che nel 1899 vince il premio per l’ornato.
Al termine degli studi trova un impiego in comune, ma ciò non lo distrae dalla pittura, avvicinandosi alla pittura secessionista.
Nel 1910 si trova ad ammirare Klimt alla Biennale di Venezia, che lo influenza tantissimo, tantoché parteciperà lui stesso alle mostre della Secessione veneziana di Ca’ Pesaro. Protagonista della linea simbolista, della spazialità bidimensionale, abile nella decorazione di stoffe, vetrate e oggetti di arredo. Queste sue capacità lo fanno partecipare a diverse mostre di arti applicate e decorative in tutta Europa. Nel 1902 ha una sua mostra personale alla Galleria Pesaro di Milano e partecipa alla Biennale di Roma. Nel 1922 riesce anche a partecipare alla Biennale di Venezia con decorazioni di ogni tipo: stoffe, vetri e mosaici. Rimane sempre presente alle mostre di arte decorativa, tanto da riceverne il primo premio a Monza. Nel 1933 comincia a insegnare presso la scuola femminile Vendramin Correr di Venezia, poi alla scuola di vetrai a Murano. Negli ultimi anni di vita si concentra sulla stesura di manuali sulla decorazione del Vetro e del Mosaico.