Era il 4 giugno 1994, una data incisa nel cuore di ogni napoletano. Massimo, tu ci hai lasciato in un modo così doloroso e inaspettato che ancora oggi, a distanza di trenta anni, sentiamo la tua assenza come una ferita aperta. Quel giorno, il cuore di Napoli ha smesso di battere, proprio come il tuo, lasciandoci orfani di un talento unico, di un amico, di un simbolo della nostra identità.
Ed eccoci qui caro Massimo, sono già passati 30 anni…
Ricordo ogni attimo di quel 4 giugno 1994 e dei giorni a venire, il funerale, quelle Urla “MASSIMO, MASSIMO” mentre la tua bara lasciava la folla.
Ricordo quel concerto al PalaMaggiò di Pino Daniele, il tuo fratello d’arte; il primo concerto di Pino dopo la tua morte, come non ricordare quel “sono andato a prendere Massimo, ma lui stava già qui con noi” …
La Tua Malattia: Un Nemico Invisibile.
Sin da piccolo hai dovuto fare i conti con un nemico subdolo, la febbre reumatica, che ti ha colpito quando ancora eri un bambino. Una malattia che ha lentamente deteriorato la tua valvola mitrale, costringendoti a sottoporsi a cure e interventi dolorosi.
Houston è stata la tua speranza, ma anche lì, nonostante la delicatezza delle operazioni, il tuo cuore non ha mai trovato una pace definitiva. Eppure, tu non ti sei mai fermato, hai continuato a lottare, a creare, a donare.
Mamma: Vince’, la vita si deve prendere così come viene. Vincenzo: E che so’ scemo io? La prendo come va? Io la prendo come viene… ma a me viene sempre ‘na chiavica, guarda che combinazione!
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Dal Film “Scusate il Ritardo”
Il Postino: Un Testamento d’Amore.
Quando hai deciso di girare “Il Postino”, eri consapevole dei rischi, ma la tua determinazione era incrollabile. Volevi lasciare un’ultima testimonianza del tuo amore per il cinema e per la vita.
Durante le riprese, la tua salute è peggiorata drasticamente. I medici ti avevano consigliato un trapianto, ma tu, ostinato e coraggioso, hai preferito tornare in Italia e portare a termine il film “col tuo cuore”. E così hai fatto, Massimo, girando le scene con una forza che solo tu potevi avere, sostenuto dall’affetto di chi ti amava e da una città intera che tifava per te.
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La Redazione