Il concetto di credito non riscosso è fondamentale nel diritto e nella gestione finanziaria, ma spesso viene influenzato da un principio giuridico poco conosciuto: l’istituto della decadenza.
Questo meccanismo stabilisce un termine entro il quale è possibile far valere un diritto, trascorso il quale il creditore perde ogni possibilità di recuperare la somma dovuta.
Comprendere la decadenza del credito è essenziale per chiunque gestisca attività economiche, finanziarie o abbia rapporti contrattuali soggetti a limiti temporali. Vediamo nel dettaglio cosa significa, come funziona e quali sono le sue implicazioni pratiche.
Che cos’è l’istituto della decadenza?
L’istituto della decadenza è una norma giuridica che prevede la perdita di un diritto per il mancato esercizio entro un determinato termine perentorio stabilito dalla legge o da un contratto.
A differenza della prescrizione, che estingue il diritto ma non impedisce di avanzare una richiesta (salvo eccezioni del debitore), la decadenza ha un effetto immediato: trascorso il termine previsto, il diritto non può più essere fatto valere in alcun modo.
Esempi tipici di decadenza includono:
- La richiesta di risarcimento per vizi di un bene acquistato, che deve essere avanzata entro un certo periodo.
- Il diritto di proporre opposizione a un licenziamento.
- La possibilità di contestare una cartella esattoriale.
Differenza tra decadenza e prescrizione
Spesso si fa confusione tra decadenza e prescrizione, ma sono due istituti diversi.
Caratteristica | Decadenza | Prescrizione |
---|---|---|
Effetto | Perdita immediata del diritto | Il diritto esiste, ma non può essere fatto valere se il debitore eccepisce la prescrizione |
Termine | Generalmente breve e perentorio | Può essere lungo (es. 10 anni per i crediti ordinari) |
Interruzione | Non può essere interrotta | Può essere interrotta (es. con un sollecito di pagamento) |
Origine | Spesso stabilita dalla legge o da un contratto | Generalmente stabilita dal Codice Civile (art. 2934 e seguenti) |