Da sempre sensibili alle tematiche che interessano l’universo maschile, abbiamo deciso quest’anno di approfondire meglio per voi, e con molto anticipo rispetto al 19 novembre, le origini e il significato della Giornata Internazionale dell’Uomo – anche definita “Festa dell’Uomo” – una ricorrenza che ricade ogni anno il 19 novembre e che in Italia risulta ancora poco nota.
Come e quando nasce la Giornata Internazionale dell’Uomo?
Il primo a proporre l’istituzione di un giorno dedicato all’uomo fu nel 1991 il professor Thomas Oaster, docente dell’Università del Missouri che, pur sostenendo come legittima la condanna del maschilismo, pose l’accento sull’importanza di non demonizzare anche l’uomo in quanto tale ed il suo apporto alla famiglia, all’ambiente e alla società. L’anno successivo la ricorrenza venne celebrata un po’ in sordina il 7 febbraio.
Iniziò ad acquisire una certa risonanza solo nel 1999, grazie al contributo dello storico e attivista Jerome Teelucksingh, che associò la celebrazione al 19 novembre per due motivi. La data coincideva con il compleanno di suo padre, ma soprattutto con il giorno in cui, dieci anni prima, le Isole Caraibiche, da cui egli proveniva, avevano ricevuto il Premio FIFA Fair Play Award, nonostante la mancata qualificazione alla Coppa del Mondo del ’90.
Il significato originario della Festa: “maschilismo” non è sinonimo di “uomo”.
Oggi la Giornata Internazionale dell’Uomo è stata adottata in numerosi Paesi ed è approdata anche in Italia nel 2013, ma non ha ottenuto il riconoscimento dell’ONU. Purtroppo la scarsa considerazione è sintomo anche di una scarsa attenzione sui temi di cui l’iniziativa si fa promotrice e che oggi più che mai sono centrali per un avanzamento culturale e sociale che non dovrebbe lasciare indietro nessuno.
Per parlarvi del 19 novembre, allora, riteniamo doveroso partire proprio dalle intenzioni originarie di Jerome Teelucksingh, e cioè evidenziando in primis la differenza netta che c’è tra maschilismo e uomo. La concezione secondo la quale l’uomo sarebbe superiore alla donna può appartenere infatti sia agli uomini che alle donne. Inoltre, essere uomini non implica necessariamente avere una visione stereotipata dei generi.
Anzi proprio il maschilismo, insito nella società odierna nei modi più disparati, talvolta ha rappresentato ed è tuttora un ostacolo anche per gli uomini, che sin da giovani sono chiamati a sottostare a determinati stereotipi per non sentirsi esclusi dalla società. L’educazione familiare, le aspettative sociali e la cultura popolare tendono spesso a restituire l’immagine dell’uomo “macho”, che deve essere autorevole e forte per piacere agli altri e alla società. Questo invito a non esprimere la propria sensibilità si traduce in un limite alla propria libertà individuale.
Anche l’uomo è vittima della disparità di genere?
Ebbene sì, a fronte di quanto detto, appare ovvio che gli stereotipi legati alle differenze di genere rappresentino talvolta un danno notevole anche per gli uomini.
Pensiamo all’opinione collettiva, che si ha in molti ambienti, dell’uomo che si commuove o manifesta pubblicamente le sue vulnerabilità. È connotato automaticamente come una persona fragile e non “un vero uomo”. Del resto sin dall’infanzia l’emotività dei bambini viene repressa con frasi del tipo: “non comportarti come una femminuccia”!
Si incentivano così almeno tre convinzioni errate: la prima, che vi siano comportamenti più appropriati per le donne ed altri più appropriati per gli uomini; la seconda, che gli uomini siano migliori delle donne in quanto meno emotivi; la terza, che esprimere le proprie emozioni sia una cosa negativa.

Ci sono poi uomini che subiscono violenza domestica, fisica e psicologica, dai loro partner. Anche in questo caso il rischio della derisione è dietro l’angolo, poiché ci si aspetta che l’uomo abbia sempre la capacità di non farsi sottomettere in alcun modo, benché meno dalle donne. Allora gli uomini che vivono tale condizione preferiscono non parlarne, proprio in virtù delle reazioni sociali che ne deriverebbero. Da ciò scaturisce anche l’impossibilità di avere statistiche reali su fenomeni di questo tipo.
Ancora, in molte realtà gli uomini che non hanno raggiunto uno status finanziario tale da consentire loro il sostentamento della famiglia sono considerati dei falliti.
A fronte di queste poche riflessioni, possiamo già scorgere, con un piccolo sforzo, l’altra faccia della medaglia, quella che mette in luce quei fenomeni che mostrano anche gli uomini vittime delle disuguaglianze sociali.
Perché la giornata internazionale dell’uomo del 19 novembre è così importante?
La giornata internazionale dell’uomo è importante perché innanzitutto promuove la parità di genere e in questo si sposa perfettamente con la più nota Giornata Internazionale della Donna che cade l’8 Marzo.
Oltre a celebrare gli uomini che hanno apportato un contributo positivo nel mondo, grazie alla loro capacità di incarnare valori positivi, il 19 novembre diventa anche il giorno perfetto per sensibilizzare la società su temi di cui ancora oggi non si discute abbastanza.
I focus centrali di seguito.
- Migliorare la salute fisica e psicologica maschile, aumentando la consapevolezza sull’importanza di effettuare esami e controlli periodici e di non sottovalutare disturbi fisici e psichici.
- Ridurre la piaga dei suicidi maschili, magari attraverso l’organizzazione di eventi o la realizzazione di centri d’ascolto che, oltre ad accogliere gli uomini in difficoltà, promuovono la cultura del benessere psicologico ed invogliano tutti ad abbattere gli stereotipi che vogliono l’uomo sempre forte ed impassibile.
- Contrastare il problema della dispersione scolastica, che colpisce soprattutto bambini e ragazzi, con misure che consentano di approfondire il problema e trovare soluzioni per risolverlo.
- Valorizzare il ruolo paterno all’interno della famiglia, un altro tassello spinoso in molti Paesi del mondo in cui donne e uomini non hanno gli stessi diritti in ambito familiare. In questo caso sono necessarie politiche mirate, come il congedo parentale, ma soprattutto la consapevolezza che anche il padre giochi un ruolo fondamentale all’interno della famiglia sia dal punto di vista affettivo che in termini di responsabilità.

Ecco perché per la nostra redazione il prossimo 19 novembre rappresenterà un’opportunità importante per illuminare di più aspetti dell’universo maschile che vengono solitamente trascurati, con la consapevolezza che la disuguaglianza di genere oggi interessa tutti.
Ed è solo con uno sforzo collettivo, che chiama in causa tanto il singolo quanto le istituzioni, che sarà davvero possibile garantire sia agli uomini che alle donne pari dignità.
Direttrice Editoriale Giuseppina Di Luna