Dicembre è iniziato e il Natale è ormai alle porte, con le nostre case e le nostre città che si stanno riempiendo di luci, alberi addobbati e decorazioni, mentre si moltiplicano le iniziative culturali da nord a su della penisola, come ad esempio quelle sui luoghi del cuore Fai.
E tra una corsa per trovare l’albero di Natale più adatto alle nostre esigenze, i regali da prendere il prima possibile per tutti i nostri cari e chi è alla ricerca l’outfit perfetto per le sere di Natale e di capodanno, nelle vetrine dei negozi grandi e piccoli fanno capolino anche dei maglioni non propriamente eleganti.
Vistosi, eccessivi, coloratissimi, ricamati con i disegni di renne, Babbi Natale, bastoncini di zucchero, ghirlande e talvolta finanche con vere campanelline appese. Un vero trionfo di Barocco e, qualcuno direbbe, cattivo gusto.
Sicuramente li avrete notati a più riprese e sicuramente vi sarete chiesti chi mai indosserebbe dei maglioni simili. Beh, a voler essere onesti, molte più persone di quanto possiate lontanamente immaginare.
Ugly Sweater, le origini dei (bellissimi) maglioni brutti di Natale.

È molto difficile, se non addirittura impossibile, riuscire a stabilire una data di nascita precisa per questa tradizione. All’origine, lo scopo dei maglioni non era di certo quello di essere “brutti”, tutt’altro.
Di sicuro, la nostra storia ha inizio con film e show televisivi anni ’50, nei quali i protagonisti indossano maglioni di Natale ispirati alle trame della tradizione festiva scandinava, norvegese in particolare, raffiguranti fiocchi di neve a motivi geometrici, profili di renne o altri simboli natalizi nel classico motivo Fair Isle.
Non solo erano (e sono) belli ma, soprattutto, erano evocativi. Così, la moda di inserire nei film, negli show e nelle serie questo simbolo del Natale scandivano e nord europeo, che porta subito alla mente l’idea di freddo, neve e famiglie riunite intorno ai caminetti accesi, è proseguita pressocché ininterrottamente fino ai giorni nostri.
Con il passare del tempo, dagli anni ’80 in poi, siamo passati a vedere maglioni natalizi sempre più vistosi, che spesso avevano lo scopo di mettere in imbarazzo il personaggio di turno, soprattutto se questi era solitamente rappresentato come sobrio e serioso.
Suvvia, chi non ricorda ad esempio la scena della festa di Natale de Il Diario di Bridget Jones, quando l’impeccabile eleganza britannica di Colin Firth viene messa a dura prova da un maglione natalizio verde bosco con ricamata sopra l’enorme testa di una renna dal naso rosso, evidente richiamo a Rudolph di Babbo Natale?
E così, dalla tradizione norvegese delle decorazioni geometriche con cristalli di ghiaccio e simboli del Natale stilizzati che arricchivano maglioni a sfondo rosso, bianco, verde o blu tutto sommato sobri, siamo poi passati così a quelle odierne, ben più (volutamente) kitsch ed eccessive. Agli ugly sweaters, appunto.