Torniamo indietro nel 1959, Colin MacInnes, scrittore e giornalista inglese, ci ha offerto la descrizione di un giovane nel suo romando Absolute Beginners.
College-boy, capelli pettinati, camicia con colletto bianco all’Italiana, una giacca corta, pantaloni con risvoltino, scarpe con punta..
L’abbigliamento Mod Style viene descritto come pulito, liscio, sistemato, per l’attitudine, molto smart e l’aria da jazz clubs degli anni 50.
Nonostante siano passati molti anni, questo stile rimane attuale, moderno e molto rilevante ai giorni nostri.
Chi erano i ragazzi mod ?
Una subcultura, diventata un cult hardcore, che ancora oggi gioca in ruolo importante nella moda maschile. Simile ad altre subculture come i teddy boys, i rockers, i punks e i nuovi romantici.
Il brand che ancora porta alta la bandiera, Ben Sherman and John Smedley, con i loro discendenti come Liam Gallagher’s Pretty Green, e i movimenti musicali, come il 2-Tone e il Britpop hanno influenzato questa moda.
Non dimentichiamo dei personaggi come Paul Weller, Martin Freeman e Bradley Wiggins, tutti influenzati dallo stile mod, seguendo anche la filosofia dei pionieri.
Come mai tutte le altre subculture sono sparite e si sono dissolte nel vento, mentre lo stile mod è rimasto?
La risposta è chiara: per il loro abbigliamento.
La parola MOD deriva da MODERNO, ha un taglio pulito e rigido ma è aperto a tutti gli stili e influenze, rimanendo in continua evoluzione. Gli uomini indossano suits prese dagli anni 50, ma i mods le hanno trasformate prendendo ispirazione dal jazz, Ivy League e la sartoria italiana.
La scelta di avvicinarsi alle mode italiane non è stata puramente estetica, ma era un modo per “protestare” contro i propri genitori o la mentalità inglese dell’epoca, allineandosi con questo nuovo movimento britannico che abbracciava l’immigrazione, che sembrava Europeo, muovendosi con scooter, lambrette e Vespe, rompendo le distinzioni tra le classi.
La moda Mod non è generica, ma cambia sempre, evolve.
Le regole dell’abbigliamento Mod Style
Immancabile Harrington Jacket, Crombie coat (adottato dagli amanti dello ska, facente sempre parte della famiglia dei Mod, da cui nacquero gli Skinhead con una mentalità e una filosofia completamente diversa da quello che si crede oggi e distrutta dai nostri contemporanei, trasformata in qualcosa di “cattivo, razzista e nazista), La polo John Smedley, assolutamente senza logo, che è un punto cruciale nell’estetica mod, e infine, ma non meno importante, il button-down di Ben Sherman, quest’ultimo ha aperto il suo business capitalizzando l’amata Oxford Shirt dei mod.
La verità è che la prima regola dei mod, per quanto attenta allo stile, non è il vestiario ma rimanere veri nello spirito mod, anche se non ci si vuole chiamare necessariamente mod.
Diamo un’idea dello stile mod: