Nel 2026, gli assegni pensionistici in Italia subiranno un aumento moderato, frutto dell’adeguamento automatico all’inflazione.
Secondo le proiezioni contenute nel Documento di economia e finanza (DEF) approvato dal governo, l’incremento potrebbe oscillare tra lo 0,8% e l’1,8%, in base ai dati preliminari sull’indice dei prezzi al consumo forniti dall’Istat.
Rivalutazione differenziata per fasce
L’aumento non sarà uniforme e seguirà il sistema delle fasce di rivalutazione stabilito dalla legge n. 448/1998:
- 100% dell’aumento per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (fino a circa 2.413,60 euro nel 2025)
- 90% per la quota tra quattro e cinque volte il minimo (tra 2.413,61 e 3.017 euro)
- 75% per la parte eccedente le cinque volte il minimo (oltre i 3.017 euro).
Ad esempio, un assegno di 1.000 euro potrebbe aumentare di circa 8 euro, mentre una pensione di 5.000 euro vedrà un incremento di circa 37,50 euro.
Impatti dell’inflazione e sfide economiche
L’adeguamento è strettamente legato all’andamento dell’inflazione, che nel primo trimestre del 2025 ha mostrato una crescita sostenuta, trainata dai rincari energetici. Tuttavia, eventuali rallentamenti nei prezzi al consumo potrebbero ridurre l’entità della rivalutazione prevista.
In parallelo, chi andrà in pensione tra il 2025 e il 2026 potrebbe subire penalizzazioni legate al ricalcolo dei coefficienti di trasformazione, con una lieve riduzione degli importi rispetto agli anni precedenti.
L’aumento delle pensioni previsto per il 2026 rappresenta un passo importante per tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani, restano tuttavia le incognite legate all’inflazione e alla sostenibilità economica del sistema potrebbero influenzare le cifre finali.
Sindacati e associazioni continuano a chiedere interventi più equi per garantire maggiore stabilità ai redditi pensionistici.
Fonte di redazione:
Pensioni 2026: aumenti leggeri, fasce di rivalutazione e penalizzazioni in arrivo per i nuovi pensionati