Il tatuaggio si può considerare un’opera d’arta disegnata sulla tela del corpo umano oppure uno sfregio che lo deturpa. Una pratica quella di tatuarsi frasi e disegni permanenti sulla pelle che è sempre in voga. In Italia per esempio ci sono oltre 7 milioni di persone tatuate.
Nonostante sia una pratica tra le più conosciute, ancora oggi non sono ancora ben chiari gli effetti dei tatuaggi (e dei loro pigmenti) sulla salute umana.
L’arte del tatuaggio
La pratica di ‘dipingere’ il proprio corpo ha origini molto antiche, infatti, si parla di oltre 5mila anni fa. Basta pensare al tatuaggio trovato sul corpo congelato di Otzi (la mummia congelata rinvenuta nel 1991 al confine italo-austriaco). E in questo specifico caso, s’ipotizza che i tatuaggi fossero utilizzati a scopo terapeutico contro il dolore. Anche nell’antico Egitto sono state trovate diverse prove dell’arte del tatuaggio in alcune mummie femminili ma bisogna arrivare al 1769 con l’approdo del capitano inglese James Cook nell’isola di Tahiti per leggere per la prima volta la parola ‘Tattow’ poi ‘Tatoo’.
Le tecniche del tatuaggio
Al mondo esistono tre principali tecniche per i tatuaggi che sono: metodo giapponese, metodo samoano e metodo americano. Andiamo a conoscerli.
- Metodo giapponese. Questa tecnica (denominata tebori) consiste nell’inserire nella penna degli aghi inclinati e fare meno pressione durante l’atto del tatuaggio anche se questo non significa meno dolore. Lo strumento tradizionale è composto da elaborate impugnature in bamboo cui sono applicati diversi aghi e se nei giorni nostri è utilizzata la macchinetta elettrica, in diversi studi professionali di tatuaggi il colore nero continua a essere applicato con il metodo tradizionale. E si dice anche, che i tatuaggi creati con l’antica arte sono unici nel loro genere;
- Metodo samoano. Il metodo più doloroso che delle amate del tatuaggio possa sperimentare nella sua vita, anche se nel nostro paese è vietata dalla Legge. Il tatuatore utilizza due attrezzi. Il primo è una sorta di pettine con 3 ai 20 aghi ricavato da un osso oppure da una conchiglia con un’impugnatura in legno. Mentre il secondo attrezzo è un bastone con cui colpisce il pettine per la creazione del tatuaggio;
- Metodo americano. Il terzo e ultimo metodo è quello più utilizzato in Occidente anche perché è il meno doloroso, rispetto al metodo giapponese e al metodo samoano. In questo caso si utilizza la ‘classica’ macchinetta elettrica ad aghi riconoscibile dalla tradizionale forma di pistola. Un principio di funzionamento inventato nel 1876 da Thomas Edison.
Tatuaggi e salute
Il nostro organismo è organizzato in maniera tale da difendersi da ogni attacco esterno e anche i pigmenti dei vari inchiostri, dei tatuaggi sono considerati al pari di virus e batteri. Non dimentichiamo che le molecole d’inchiostro rimangono prigioniere per tutta la vita prigioniere tra le cellule ed è per questa ragione che il sistema immunitario si attiva per eliminarle grazie anche alla presenza di zinco e cobalto. Questi due elementi estranei all’organismo mettono in funzione il sistema di difesa attraverso i macrofagi. Si tratta di cellule con il compito di inglobare e distruggere i virus e batteri, oltre a dedicarsi alla pulizia dell’intero organismo e si attivano anche con le molecole dei vari inchiostri. Purtroppo è una battaglia che non avrà mai una fine, infatti, le molecole d’inchiostro essendo troppo grandi non sono eliminate dai macrofagi che avendo anche vita breve (da qualche giorno a un massimo di una settimana) si daranno i cambi con le nuove ‘generazioni’ per un circolo vizioso che durerà tutta la vita. Questo eterno circolo vizioso potrebbe essere (una delle tante ause) dello scolorimento degli stessi tatuaggi.
Foto di copertina: Felix da Pixabay
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