Andrea Devicenzi, cremonese classe ’73, atleta fin dalla più giovane età nel calcio, nel kayak, nel ciclismo, nel triathlon e nei cammini. All’età di 17 anni a causa di un incidente stradale, mentre era in moto, perde la gamba sinistra. Ma non si ferma, la sua vita è da sempre un viaggio dando il massimo. Oggi è un Performance e Formatore Esperienziale fra i più accreditati e ricercati, seguitissimo sui social per la grande forza comunicativa. Svolge da sempre incontri formativi e divulgativi nelle aziende e nelle scuole e per le squadre sportive. Nel 2010 è stato il primo atleta senza una gamba a raggiungere in sella ad una bici la vetta del KardlungLa in India a quota 5602 metri.
Nel 2011 ha partecipato e concluso l’Olimpiade della Randonèe, la Parigi/Brest/Parigi, primo amputato della storia a concluderla sotto il tempo massimo di 80 ore, e cioè in 72 ore e 42 minuti.
È solo il primo di tante medaglie vinte ai Campionati Europei di Paratriathlon. Nel 2014 inizia la sua carriera di Performance e Formatore Esperienziale.
Dal 2016 ad oggi ha affrontato avventure in solitaria, pellegrinaggi, strade del mondo, con la sua bici e le sue inseparabili stampelle #katana.
E tanti altri progetti lo attendono: ne parlerà nell’intervista che ha concesso a Moltouomo.it.
Andrea, amare la vita e viverla al 100% ogni giorno. È la tua filosofia vero?
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È uno dei miei mantra principali, sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista della vita e dell’attività lavorativa-imprenditoriale. Mi piace alzarmi la mattina e cercare di riuscire a dare il 100%; non sempre riesco, ma da quando ho iniziato con questa metodologia sono arrivati tanti risultati. E accade che, se si arriva ai risultati con una filosofia diversa, poi si accoglie nella nostra vita e non si può più rinunciarci. Questo non significa non avere problemi né difficoltà, ma anzi, la nuova modalità ci aiuta ad affrontarli.
Sicuramente la tua filosofia la applichi durante i tuoi allenamenti sportivi e anche quando lavori come formatore esperienziale, ma a te chi ha aiutato a fare questo percorso? Oppure tutta la tua forza, la tua convinzione, l’hai trovata dentro te stesso?
Si, sicuramente questa filosofia mi impegno ad utilizzarla in tutti i miei ambiti. O perlomeno cerco. Dal momento dell’incidente sono trascorsi tanti anni. In quel momento non mi sono rivolto a nessuno. Secondo me tutto è svoltato grazie allo studio e allo sport. Mi ha aiutato a avere queste due grandi leve motivazionali che poi dopo si sono concretizzante. Dal 2010, infatti, ho iniziato ad essere testimonial in alcune manifestazioni dove le persone lavoravano sulla propria crescita personale e nel 2013 ho firmato un contratto per diventare mental coach. Parlando di forza e volontà e passione cerco di riattizzare i serbatoi di risorse importanti che ti permettono di raggiungere traguardi importanti e in continua crescita. Mi fa stare bene vedere che i progetti in cui investo tempo ed energia acquisiscono sempre più valore. E le persone coinvolte sono importanti. Mi guardo indietro verso i 7-8 anni precedenti e vedo che è una crescita notevole che mi fa ben sperare nel futuro.
Come nasce la tua esigenza di partire per le tue avventure ‘solitarie’? Quale è la più significativa per il tuo percorso di atleta?
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