Ci sono storie di femminicidi, che non riguardano donne ammazzate… come la storia di Gisel Pelicot!
Già perché la storia di Gisele Pelicot è un urlo soffocato che si nasconde nell’ombra di una società che, troppo spesso, distoglie lo sguardo.
È una storia che pulsa di dolore, rabbia e vergogna, e che si dipana come un incubo lungo anni, in cui una donna è stata ridotta a un fantasma vivente, vittima non solo delle mani violente del marito, ma anche della brutalità di molti altri uomini, complici silenziosi di un sistema malato.
Gisele Pelicot, un nome che meriterebbe di essere ricordato per il coraggio e la forza, è invece diventato il simbolo di una tragedia consumata nella sordida indifferenza. La sua vicenda è quella di una donna trascinata nel vortice del possesso, della violenza psicologica e fisica, fino all’annientamento della sua identità, del suo corpo e della sua anima.
L’Inizio dell’Incubo per Gisele Pelicot,
La storia di Gisele sembra iniziare come tante altre. Un incontro, un matrimonio, un sogno di felicità condiviso. Ma ben presto, quello che sembrava amore si trasforma in controllo. Il marito, un uomo che all’esterno si mostrava rispettabile, coltivava nel privato una natura oscura. Non erano solo gli insulti o le parole taglienti a corrodere Gisele dall’interno, ma gli atti più terribili e indescrivibili.
All’inizio, le prime violenze furono sporadiche. Schiaffi, spinte, parole che ferivano più di qualsiasi pugno. Ma col passare del tempo, la situazione si aggravò. Il marito non si limitava più a sfogare la sua rabbia su di lei: iniziò a venderla, a trattarla come merce, offrendola ad altri uomini per soddisfare le loro voglie animalesche. La storia di Gisele non è solo quella di un marito mostro, ma di una comunità silente, composta da uomini che si passavano il suo corpo, con una disumanità che toglie il fiato.
Una Nausea Costante.
Leggere, ascoltare, immaginare ciò che Gisele ha dovuto sopportare provoca una nausea che si diffonde nello stomaco e nel cuore. Questi uomini, pardon, questi ANIMALI, che entravano nella sua vita con un ghigno e uscivano lasciandola più distrutta, rappresentano un abisso di crudeltà senza fine. Gisele non era più una persona, ma un oggetto da usare, un corpo da sfruttare. La violenza diventava una routine, una quotidianità macabra dalla quale non riusciva a fuggire.
Ogni notte trascorsa sotto quegli uomini era un frammento della sua anima che si sgretolava. Le mura di casa, che avrebbero dovuto proteggerla, divennero la sua prigione. Gisele cercava di resistere, di trovare una via d’uscita, ma non c’era nessuno disposto ad ascoltarla. Le autorità, i vicini, gli amici: tutti giravano la testa dall’altra parte, complici di un sistema che troppo spesso si accontenta di chiudere gli occhi di fronte alla brutalità domestica.
1 commento
@follower qui non parliamo di uomini, ma di bestie…