Nel novembre del 2021, il valore del Bitcoin ha toccato il suo massimo storico, intorno ai 69mila dollari. Da quel momento ha iniziato un ripiegamento che lo ha portato a circa 15mila dollari, non riuscendo a scampare al cryptowinter in atto.
Se ne potrebbe dedurre che la maggioranza dei possessori di BTC, quindi, si trovi al momento in perdita. Al contrario, nella realtà chi ha investito nel corso degli anni nell’icona crypto attribuita a Satoshi Nakamoto ha guadagnato, spesso largamente dal suo investimento. Ad affermarlo è un recente studio di IntoTheblock, una società di analisi on-chain, secondo il quale per il 59% degli interessati il possesso di Bitcoin è redditizio, contro il 38% di chi perde.
Questo attivo è dovuto al fatto che la moneta virtuale viene scambiata al di sopra dell’attuale “prezzo realizzato”, il quale rappresenta la base di costo del detentore medio di Bitcoin. Per prezzo realizzato, gli analisti indicano la metrica la quale provvede a misurare il prezzo di tutti i token attualmente in offerta al tasso con cui sono stati acquistati. Il valore ottenuto in tal modo viene quindi diviso per i BTC presenti nell’offerta circolante e il risultato della divisione fornisce una base di costo medio, la stessa utilizzata per indicare il prezzo realizzato, diverso dal prezzo di mercato, indicante quello risultante dal rapporto tra domanda e offerta in tempo reale. Tutto chiaro? Non proprio, in quanto ci sono studi che smentiscono queste affermazioni.
Con il Bitcoin si guadagna o si perde? Lo studio della Bank for International Settlements.
A smentire questi dati, però, è uno studio condotto nel novembre passato, ad opera della Bank for International Settlements, fondata nel 1930 a Basilea, considerata la più antica istituzione finanziaria, di proprietà di 60 banche centrali, tra cui quella europea.
La ricerca in questione è stata basata sui download delle principali app per il trading crypto e da questi dati risulta che ben tre quarti degli investitori ha scaricato una di esse con il prezzo del Bitcoin superiore a 20mila dollari. Ponendo come ipotesi di partenza che sia stato messo in campo un investimento di 100 dollari al mese dal momento del download dell’app in poi, addirittura l’81% degli investitori sta registrando una perdita compresa tra i 250 e i 1000 dollari. In pratica, soltanto coloro che hanno fatto il loro ingresso nel mercato prima che Bitcoin diventasse un fenomeno di massa sta riuscendo a conseguire un attivo.
Tra coloro che stanno guadagnando, inoltre, pochissimi riescono a farlo in maniera significativa, mentre gli altri possono accontentarsi di non ritrovarsi nel mucchio di chi sta ancora rimpiangendo di aver investito i propri soldi in quello che sembrava un affare indubitabile.
Occorre sempre ragionare, prima di investire soldi in asset finanziari
La ricerca condotta dalla Bank for International Settlements sembra confermare un assunto tipico dei mercati, ove continua a farsi sentire il meccanismo psicologico rappresentato dal FOMO. Di cosa si tratta? FOMO è l’acronimo per Fear of Missing Out, in italiano “paura di essere tagliati fuori”. Si tratta del timore di non prendere parte alla divisione di una grande ricchezza che coglie molte persone ogni volta che si afferma fragorosamente un asset finanziario, tradizionale o meno.
Per non ritrovarsi spiazzati, molti pensano che in fondo, se lo fanno in tanti è impossibile perdere, ponendo spesso le basi per la propria rovina. La bolla che si innesca per tale via, infatti, è inevitabilmente destinata a scoppiare prima o poi, come è accaduto per le imprese tecnologiche di inizio millennio o per i mutui Subprime, nel 2008.
La lezione che se ne può trarre è comunque sempre la stessa: prima di investire soldi occorre sempre ragionare prendendo in esame tutti i pro e i contro del trading, un terreno ove pochi guadagnano e la maggioranza perde.