Quello della sostenibilità ambientale è un tema sempre più sentito e dibattuto tra le grandi e piccole imprese, nazionali e internazionali, in ogni ambito e settore, ivi compreso quello della moda.
Erroneamente affrontata spesso come un problema, l’attenzione verso la sostenibilità è in realtà un potenziale volano di sviluppo per qualsiasi impresa.
Ed è per questo motivo che si stanno moltiplicando nel mondo le iniziative per lo sviluppo di progetti e piani d’impresa dedicati a questo settore in grande espansione.
Prende il via a Napoli la prima edizione dell’Ecoinsieme Festival.
Venerdì 8 e sabato 9 novembre 2024 gli spazi della Fondazione Foqus ospiteranno l’Ecoinsieme, un festival dedicato al tema della sostenibilità al quale prenderanno parte istituzioni, docenti universitari, esperti del settore e soprattutto numerose imprese dei più svariati campi, con un programma in continuo aggiornamento.
Vi saranno conferenze, seminari, masterclass specialistiche, talk, consulenze tecniche con esperti del settore, servizi gratuiti di orientamento, consulenza e affiancamento per consentire alle imprese di sviluppare le proprie iniziative in ambito di sostenibilità.
L’incontro, cofinanziato dal Ministero della Cultura, è stato organizzato dal Consorzio Forma per favorire il dialogo e la sinergia tra i numerosi stakeholder istituzionali, finanziari, imprenditoriali e della ricerca interessati al tema della sostenibilità.
Una grande occasione per fare il punto della situazione sulla transizione ecologica e guidare le imprese verso la ricezione e lo sviluppo di strumenti, progetti e iniziative per rendere attrattivi i propri prodotti e fare della sostenibilità una risorsa preziosa per il proprio business.
Per una visione privilegiata sul festival, sui suoi contenuti e sulla grande importanza che l’ecosostenibilità ha, e avrà sempre più, anche nel campo della moda, abbiamo intervistato Armando Mauro, presidente del Consorzio Forma, che si occupa di formazione professionale, comunicazione d’impresa e transizione ecologica.

Partiamo dall’inizio. Da dove nasce la volontà, l’interesse, l’esigenza di dare vita a questo Festival?
“Tutto nasce dal fatto che il Consorzio Forma ha vinto il bando TOCC (Transizione ecologica organismi culturali e creativi, nds) del Ministero della Cultura, finalizzato a sostenere le imprese culturali e creative verso un percorso di transizione ecologica.
Noi abbiamo partecipato a questo bando e abbiamo vinto due progetti: uno che è appena finito, cioè l’istituzione di una scuola di Ecodesign, con due corsi a livello nazionale con partecipanti da tutta Italia e che sono andati molto bene, tanto che abbiamo istituito la Scuola di Ecodesign di Napoli.
Ecoinsieme invece è un’iniziativa che fa parte di un progetto molto più ampio che si chiama Green Card Open Innovation. Si tratta di un progetto che durerà fino a metà 2026 ed è teso a fornire alle imprese e alle organizzazioni della filiera culturale e creativa l’assistenza necessaria affinché si avviino verso la transizione ecologica.
Riguarda le aziende tessili e di moda, ma anche i musei, gli archivi, il multimediale, le produzioni audiovisive. In questo coacervo della filiera culturale e creativa c’è tutta l’espressività coniugata ad un grande numero di settori.”
Un festival rivolto quindi alle imprese e ai professionisti?
“Principalmente sì. Naturalmente il pubblico e gli utenti sono i benvenuti, ma noi ci rivolgiamo soprattutto a quelle imprese e a quelle organizzazioni che ci hanno chiesto di esporre i loro prodotti, di ricevere consulenze specialistiche, di poter partecipare alle masterclass, ai laboratori per artisti o al laboratorio itinerante che si terrà sabato pomeriggio alle 15.
All’interno del progetto Green Card Open Innovation ci sono poi numerose opportunità di formazione per gli specialisti. Ad esempio, una che abbiamo già iniziato e che si chiama Green Education, attualmente in corso con 70 partecipanti da tutta Italia con seconda edizione già programmata per febbraio 2025.
A maggio 2025, invece, promuoveremo il corso di Manager della Sostenibilità nelle imprese, che è un corso molto specifico e impegnativo. Un corso di 100 ore per sole 20 persone, quindi faremo una selezione e solo i migliori entreranno.
Si potrà frequentare sia online che in presenza e si svolgerà da marzo a ottobre. Un corso molto diluito nel tempo per permettere a chi vuole diventare un professionista della gestione della sostenibilità in azienda di poterlo seguire senza che influisca sul lavoro.”
Un futuro ecosostenibile per il mondo della moda e del fashion.

Qual è l’importanza del settore tessile e della moda all’interno del festival Ecoinsieme?
“È molto presente. Non ce lo aspettavamo, ma gran parte delle richieste che ci sono arrivate per avere spazi espositivi negli stand che mettiamo a disposizione gratuitamente, e che sono ecologici poiché fatti di cartone riciclato, ci sono arrivate da aziende che producono vestiario o sostanze e materiali per vestiario ad altissimo contenuto ecologico.”
Qualche esempio?
“Sarà presente una linea di costumi da bagno sviluppata e creata con plastiche riprese dal mare, un’azienda 100% italiana di Chiara De Concilio, che è anche una sub, e ci verrà a proporre questa linea di vestiti, scarpe, borse e costumi.
La loro forza è recuperare questi rifiuti plastici, riciclarli e farne poi tessuti. Poi ha altre linee rivolte agli ecotessuti, che sono tessuti che nascono proprio naturali, come il cotone ecologico e cotone riciclato.
Ma anche Elisa Lanna, una creatrice di gioielli ricavati da materiali di scarto, Maria Rosaria Arfè, che ricava accessori di lana partendo dai filati di carta, e Ciro Peluso, che riesce a realizzare accessori moda da materiali riciclati.”
Una delle Masterclass si intitola proprio “La sfida del tessile”.
“La masterclass l’abbiamo chiamata così perché abbiamo coinvolto una docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Marianna Carbone, la quale ci ha fatto una serie di lezioni anche per il corso di Ecodesign.
È una docente estremamente comunicativa che ha una grande esperienza nel recupero del tessile anche ai fini della creazione di costumi di scena, poiché noi ci rivolgiamo chiaramente ad un settore culturale e creativo e non direttamente al settore consumer.
Quindi attraverso Carbone abbiamo sviluppato questa masterclass di 3 ore, l’8 pomeriggio come tutte le altre masterclass, sulla sfida del tessile e su come fare di limitare questa piaga enorme del fast fashion, riciclare e attuare un miglioramento delle condizioni del prodotto in vista di un nuovo utilizzo.”
Vi saranno poi anche dei Talk.
“Abbiamo 9 esperti che terranno altrettanti talk che inizieranno l’8 mattina alle 11:30, con moderatore il professore Fabio Montagnaro del dipartimento di scienze chimiche della Federico II.
Tra questi, ne abbiamo uno che si chiama Ecoinnovazioni nel settore moda, e riguarda sia il comparto tessile che quello delle pelli e degli accessori moda.
Sarà a cura di Giulia Scalera, designer e docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove ha insegnato ai corsi di Tecnologie dei nuovi materiali e di Cultura dei materiali.
Ma altri esempi sono quello con il direttore del polo delle arti Caselli Palizzi di Napoli che ci parla delle innovazioni e delle ricerche per l’ecosostenibilità nelle attività artistiche. Loro, insieme al dipartimento di ingegneria dei materiali, hanno scoperto delle pitture ecologiche.
Un altro ancora è con il museo Plart (museo plastiche e arte) che abbiamo solo a Napoli e che possiede una vasta collezione di oggetti artistici in plastica eccezionali con i quali parleremo di un progetto per la creazione di oggetti di design tramite Intelligenza Artificiale partendo però da forme e materiali ecologici.
Questi oggetti saranno esposti in una mostra finanziata dal Ministero della Cultura che aprirà il 28 novembre e della quale ci parleranno in anteprima. “
“Uno sguardo diverso sulla sostenibilità ambientale”.

Quello del riciclo è un tema importante, tanto per l’ambiente quanto per le aziende.
“Sì, anche se non risolutivo. Nel caso della plastica siamo ancora alla fase di andare a raccoglierla dal mare e farne un utilizzo secondario, ma quello a cui vorremmo arrivare nel tempo, e spero riusciremo a documentare qualcosa nell’Ecoinsieme festival 2025, è abolire l’utilizzo delle plastiche.
Con il riciclo, che pure resta importantissimo, stiamo tamponando. Ma non possiamo assicurare la salubrità per generazioni e generazioni semplicemente tamponando. Quando hai una ferita e tamponi solo, la ferita non guarisce.”
Sembra una missione impossibile.
“I laboratori di ricerca di tutto il mondo stanno lavorando di gran lena per vedere come realizzarla.
All’Ecofestival sarà presente un’esperta dell’Arpac sull’inquinamento da microplastiche per parlare con i produttori di moda e capire come nel tempo si possa abbandonare la sostanza plastica, che è soprattutto polietilene, a favore di sostanze naturali.
La plastica infatti bisognerà prima o poi abolirla affinché non entri proprio più nel circuito ecologico. Perché anche se la ripuliamo, la ricicliamo, la reimmettiamo nel mercato e generiamo un prodotto che crea valore perché lo vendi e qualcuno lo indossa, sta comunque disperdendo microplastiche nell’ambiente.
Quindi nel tempo, in un orizzonte molto ampio, di decenni, bisognerà trovare una soluzione affinché la plastica venga convertita in un altro materiale che non disperda più microplastiche, o farla digerire da microorganismi oppure ancora abolirla completamente.”
Un obiettivo ambizioso.
“Noi abbiamo una frase che connota il festival: uno sguardo diverso sulla sostenibilità ambientale.
Con questo progetto ci occupiamo di sostenibilità nella filiera culturale e creativa e quello che vogliamo fare è puntare un cannocchiale con grandangolo che ci faccia vedere come sta andando avanti l’iniziativa culturale, creativa e produttiva attraverso il setaccio di quelle che sono le regole e le procedure di sostenibilità ambientale.
Il nostro obiettivo massimo è di mettere in contatto diverse realtà, vogliamo coinvolgere la filiera produttiva, culturale e ricreativa per studiare insieme agli esperti di sostenibilità come avere uno sguardo diverso nei confronti di questo problema.
Questo soprattutto perché lo sguardo che abbiamo avuto finora solo di esperti di altissima competenza scientifica evidentemente non basta. Abbiamo eserciti di creativi, operatori culturali, artisti e naturalmente aziende che possono essere coinvolti in maniera positiva per agevolare una comunicazione diretta con il cittadino.”
Quando si parla di ecologia e di sostenibilità ambientale, talvolta le aziende vengono viste più come un nemico che come una risorsa: qui invece sono le protagoniste.
“Dobbiamo agire tutti insieme, assolutamente. E da parte di molte aziende oggi c’è maggiore consapevolezza in questo senso.
Bisogna capire tutti che se un’impresa ha una narrazione forte basata sul valore della responsabilità ambientale, sarà un’impresa con un livello di competitività automaticamente maggiore delle altre.
Dobbiamo aggregare altre imprese di altri settori che magari non sanno come fare per qualificarsi dal punto di vista della sostenibilità perché qui le aiutiamo nel loro percorso in maniera serena, soprattutto confrontandosi con le altre imprese.
Nel nostro programma abbiamo dei laboratori di scambi peer to peer per la condivisione di esperienze nel settore della sostenibilità, di soluzioni ai problemi riscontrati. Ed è importantissimo parlarsi e condividere su questo campo comune.
Sulla produzione le aziende non si parleranno mai, perché c’è timore che qualcuno possa trarne vantaggio, ma sulla sostenibilità, che è un problema orizzontale, bisogna far capire loro che non solo non hanno nulla da perdere ma che hanno tutto da guadagnarci.”
Puntando a una maggiore consapevolezza nei consumer nello scegliere aziende più coscienziose dal punto di vista della sostenibilità.
“Esatto. Scegliere le eccellenze che siano capaci di proporci degli approcci alternativi al problema. Noi siamo pronti a supportarle dal punto di vista della comunicazione e delle consulenze mettendo a disposizione delle ore di consulenza gratuite con esperti dell’università.
Un supporto per presentare progetti nell’ambito dei bandi, capire come organizzarsi dal punto di vista del risparmio energetico e delle emissioni di carbonio ridotte, come e dove trovare materiali realmente ecocompatibili.
Ma anche, per quanto riguarda l’aspetto finanziario, capire come ci si approccia a una banca per avere credito attraverso quello che è il bilancio di sostenibilità, che è ciò che le banche chiedono oggi e che chiederanno sempre più spesso in futuro.
Infine, capire come si fa marketing connesso alla sostenibilità ambientale. Per questo abbiamo una masterclass che si chiama Il valore dei valori che parla proprio del marketing basato non più solo sul valore economico, ma anche valori etici e personali.
Lo terrà Antonia Gravagniuolo, che è un’esperta di marketing fondato su valori etici e sociali di responsabilità.”
Lo sguardo sempre rivolto al futuro.

A parte quelli già citati, quali altri ospiti di rilievo ci saranno?
“Un parterre molto ampio. Ci saranno ad esempio 9 esperti in comunicazione aziendale e gestione dei musei storici. Tra questi Paolo Iorio, direttore del museo Filangieri di Napoli e del museo Correale di Sorrento.
In ambito di mondo della moda e del tessile avremo Edoardo Imperiale, direttore generale SSIP (stazione sperimentale italiana pelli).
Poi Enrica D’Aguanno, direttrice della scuola di progettazione per l’impresa dell’Accademia di belle arti.
Ci sarà ovviamente la padrona di casa, Rachele Furfaro, presidente di Foqus e creatrice della prima scuola inferiore a valenza ambientale, sempre presso Foqus, che si chiama Eduqa.
Si tratta di un orto didattico nel quale i bambini fanno attività didattiche avendo sempre al centro la responsabilità e la sostenibilità ambientale. Si tratta del primo esperimento simile in un’area così densamente popolata come sono i quartieri spagnoli di Napoli.
Avremo il professore di design industriale Claudio Gambardella che ci verrà a parlare degli scenari di design ecosostenibili e l’editore Diego Guida che parlerà dei problemi della filiera editoriale ad applicare procedure ecoinnovative reali legate al rifornimento di carta, ai trasporti, agli inchiostri.
Poi abbiamo una professoressa dell’Università Vanvitelli che ci parlerà di decarbonizzazione e neutralità climatica e la già citata Giulia Scalera dell’accademia di belle arti.
Infine, come rappresentanti delle istituzioni avremo il direttore dell’Arpac, che è l’agenzia regionale per la protezione ambientale, l’assessore regionale alla formazione professionale e l’assessora comunale alle politiche giovanili e del lavoro.
Il 9 mattina interverrà anche il deputato Francesco Emilio Borrelli, vicepresidente della commissione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che interverrà sulla relazione tra sostenibilità e legalità, due aspetti interconnessi in maniera imprescindibile.”
Quella del 2024 si prospetta già come un’edizione di grande successo, tanto che prima hai già nominato l’Ecoinsieme Festival 2025.
“Assolutamente sì. Abbiamo anche già le date venerdì 7 e sabato 8 novembre 2025. Ma non solo.
Ti dico subito in anteprima che in un comunicato stampa che uscirà il 5 novembre proporremo la creazione di una Rete Ecoinsieme fatta dalle imprese, dagli esperti e dalle organizzazioni che hanno partecipato, oltre a da tutta una serie di altri enti collegati.
Questo per tenerci in comunicazione e in collegamento per tutto il 2025 e arrivare a un’edizione 2026 molto più ampia. Inoltre lanceremo all’assessore regionale e comunale e al direttore generale dell’Arpac l’idea di un Osservatorio Ambientale sulle produzioni ambientali e creative che parta da quartieri spagnoli di Napoli.”
Progetti di ampio respiro per aumentare la consapevolezza del problema.
“Ora però è necessario che questa consapevolezza passi dal livello degli operatori a quello dei cittadini comuni attraverso le aziende e attraverso chi fa cultura e arte, perché sono dei canali privilegiati per parlare e comunicare con la gente.”
Per un futuro più sostenibile per tutti.