I siti culturali sommersi sono molti, sia in Italia che all’estero.
Situati a profondità diverse in mari, laghi e fiumi offrono un’occasione unica per conoscere un patrimonio che va dai tempi più antichi sino alla seconda guerra mondiale.
I siti culturali sommersi: cosa sono
Si tratta di aree sommerse di grande valenza culturale, che si trovano sia in Italia che all’estero. L’Italia ha una vasta estensione di territorio costiero, e non è un caso che qui i siti culturali sommersi siano davvero molti. Ma si trovano anche in aree sommerse di laghi e fiumi. I siti culturali sommersi mappati sono circa 1200, ma si ritiene che siano molti di più. La Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, ente del Ministero della Cultura, è l’istituzione che se ne occupa. Svolge attività di inventariazione, tutela, gestione e promozione, nonché attività divulgative e didattiche. Sono aree andate sommerse a seguito di fenomeni meteomarini o altre catastrofi naturali, oppure per deviazioni di corsi d’acqua.
Cosa si trova nei siti sommersi
In tali aree si possono trovare reperti di vario genere, resti di naufragi, navi da guerra o commerciali, imbarcazioni di tipi diversi. Ma vi sono altresì resti di antichi insediamenti: abitazioni, edifici di diverse tipologie, orti, ville marittime e statue. Quanto ai reperti, vi si trovano anfore, brocche, vasi, oggettistica rituale, di vita quotidiana oppure attrezzatura di guerra. Oggetti in porcellana, vetro, ceramica; all’interno di alcuni sono stati rinvenuti addirittura resti vegetali. I siti culturali sommersi vanno dall’epoca della preistoria, alle civiltà dei Fenici, Greci e Romani, del Rinascimento e di epoche assai più vicino alla nostra quale ad esempio la seconda guerra mondiale.

Come si possono visitare i siti culturali sommersi
Molti di questi siti sono visitabili, ovviamente, con modalità diverse in base all’ambiente ed alla profondità in cui si trovano. In particolare, i siti culturali sommersi che si trovano all’interno di aree marine protette sono visitabili con maggiore facilità, dato che in tali aree è più agevole organizzare le visite. Le visite sono infatti sempre guidate; per i siti che si trovano a profondità maggiori è necessario possedere abilità subacquee. Per quelli a minore profondità possono essere sufficienti capacità di immersione con maschera e pinne. Un grande aiuto, inoltre, viene dalle tecnologie avanzate.
Le tecnologie che aiutano i siti culturali sommersi
Il patrimonio sottomarino diviene via via sempre più accessibile anche a coloro che non possono o non hanno le competenze necessarie per immergersi. Durante le operazioni eseguite in immersione, gli archeologi subacquei effettuano tutti i rilievi necessari, che sono successivamente elaborati con appositi software. La realtà virtuale restituisce così il modello di una villa romana o di un relitto, in cui il visitatore può navigare ed esplorare sentendosi “immerso” come se fosse sotto acqua.
Alcuni esempi di siti sommersi
L’area marina protetta di Portofino è celeberrima, ma ce sono molte altre che vale la pena scoprire: seguono alcuni esempi a puro titolo informativo. Il Parco sommerso di Baia, in Campania, si trova nei pressi dei Campi Flegrei, ed è particolarmente avvincente. L’antica città romana di Baia era uno dei luoghi di villeggiatura preferiti dall’aristocrazia romana. È stata sommersa dal bradisismo, ma conserva un immenso patrimonio di stabilimenti termali, ville, peschiere, monumenti, mosaici ed un ninfeo. Alcuni reperti sono stati recuperati ed inseriti nei musei, gli altri sono visitabili tramite immersione o gite in barca con appositi natanti con il fondo trasparente. In alcuni periodi sono organizzate visite notturne, per vivere l’esperienza in modo insolito.
Il Parco di Gaiola
Tra i siti culturali sommersi, è particolarmente interessante il Parco sommerso di Gaiola (Napoli). Si tratta di un’area in cui gli aspetti biologici, vulcanologici e storico/archeologici si fondono in modo inscindibile. La civiltà di epoca romana aveva eretto qui una serie di ville aristocratiche. Sono ancora visibili resti di ville marittime, cave di tufo, approdi, ninfei e peschiere. La natura ha colonizzato questi resti: numerose specie marine animali e vegetali vivono all’interno degli antichi resti.
Capo Rizzuto
L’area marina protetta di Capo Rizzuto era in antichità una zona di estrazione e lavorazione di blocchi di marmo. Un’intera nave commerciale, con il suo prezioso carico, è tuttora adagiata sui fondali. Il percorso all’interno dell’area è differenziato in più di una tratta; una di queste prevede un percorso su fondali di bassa profondità per consentire di ammirare i reperti anche solo nuotando in superficie. Si tratta perciò di uno tra i siti culturali sommersi più semplici da visitare.
Una ricerca ancora in corso
Infine, sarà interessante seguire l’evolversi dello studio in corso sul relitto Capo Corso 2, effettuato in collaborazione tra Italia e Francia. Si tratta di un antico relitto situato a circa 300 metri di profondità tra l’sola di Capo Corso e l’isola di Capraia. Una nave romana naufragò, e conserva al suo interno un intero carico di vetro: in parte allo stato grezzo, suddiviso in blocchi di varie dimensioni e peso, ed in parte già lavorato con migliaia di manufatti di vasellame da tavola.