Il 16 dicembre del 2022 il mondo del calcio ha pinato la scomparsa di Sinisa Mihajlovic, uno dei calciatori più amati e stimati della storia della Serie A.
Morì a seguito di un brutto male dopo aver lottato come un leone come suo solito.
Sinisa Mihajlovic non ha avuto una vita semplice. Da giovane ha vissuto la guerra in Jugoslavia. Ha visto morire amici e parenti, è cresciuto a pane e bombe. Per questo si sentiva molto fortunato, ancora più degli altri, ad essere riuscito a diventare un calciatore professionista.
La sua grinta in campo, il forte temperamento, erano tutte caratteristiche dovute al suo vissuto. Anche da allenatore, sono queste le caratterisiche che trapelavano dal suo gioco, dalle sue parole. Sinisa Mihajlovic era un combattente e si scagliava contro quei giocatori che si lamentavano per i troppi allenamenti o per il troppo lavoro. “Fa un lavoro duro chi si sveglia alle 4 di mattina per lavorare tutto il giorno in panetteria per guadagnare mille euro al mese” ripeteva costantemente nelle sue conferenze stampa.
Per quanto riguarda la sua vita da calciatore, il suo passato è indissolubilmente legato ad una squadra in particolare, la Lazio. Con la maglia biancoceleste (la Lazio lo acquistò dalla Sampdoria, in precedenza aveva militato anche nella Roma), è diventato un vero e proprio beniamino.
Le sue punizioni sono leggendarie e tutt’oggi detiene il record di gol in Serie A da calcio da fermo. Oltre le punizioni stratosferiche si distingueva per tenacia, senso della posizione e un mancino fuori dal comune. Assieme a Beckham e Juninho, è nell’immaginario collettivo, uno dei migliori tiratori di calcio da fermo.
Un anno senza Sinisa Mihajlovic.
Nonostante sia già passato un anno sono ancora tanti i messaggi di cordoglio nei suoi confronti. Questo perchè Sinisa ha lasciato un segno profondo nel mondo del calcio. Uno che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, che diceva sempre ciò che pensava, assertivo e mai maleducato nonostante a volte utilizzava parole dure.

La sua squadra del cuore, la Lazio, proprio oggi, per la partita contro l’Inter di campionato, gli riserverà l’ennesima omaggio. E per l’occasione, allo stadio, ci sarà anche la famiglia dell’ex difensore.
La carriera di Sinisa
Sinisa Mihajlovic, classe 1969, è nato e cresciuto a Bor in Jugoslavia, poi diventata Serbia. Sin da subito ha iniziato a giocare come difensore nonostante alcuni tentativi da centrocampista. I suoi primi allenatori, infatti, resisi conto del suo magico sinistro, pensavano che potesse fungere anche da regista. Ha quindi esordito in patria con la maglia della Stella Rossa prima di approdare in Italia alla Roma prima e alla Sampdoria poi.
Giunse quindi alla corte della Lazio e dunque del mister Sven Goran Erikson, allenatore più vincente della storia biancoceleste, nel 1998 facendo coppia con un’altra leggenda, Alessandro Nesta. Il serbo, sin da subito, ha apportato un grande contributo alla Lazio con la sua applicazione difensiva e soprattutto per la pericolosità sui calci da fermo, non inteso solamente come le punizioni ma anche con i calci d’angolo. I suoi cross erano sempre precisi per i compagni ed alcuni grandi colpitori di testa, come Bobo Vieri o Diego Simeone, ne hanno approfittato per segnare diversi gol.
Con gli anni è diventato non solo un beniamino dei tifosi ma anche un leader in campo e fuori. Con il suo carisma ed il suo impegno infatti riusciva a trasmettere grinta alla squadra.
Per gli avversari poi era un vero incubo. Quando giocava in coppia con Fernando Couto, gli attaccanti quasi avevano paura di toccare palla. Mihajlovic ed il compagno di reparto portoghese non si risparmiavano mai. Facevano sentire i tacchetti. Si sostenevano a vicenza. Il primo provocava l’avversario ed il secondo lo colpiva e viceversa.
In totale Sinisa ha giocato con l’aquila sul petto per 6 anni. In queste sei lunghissime stagioni è sceso in campo 193 volte e ha messo a segno 33 gol. Le presenze sono così divise: 126 in campionato, condite da 20 gol; 22 gettoni in Coppa Italia, condite da 6 gol; 42 presenze nelle coppe Europee condite da altri 6 gol; 2 presenze in finale di Supercoppa italiana e una in finale di Supercoppa Europea.
Quella mitica, vinta contro il Manchester United per 1-0 con la rete del Matador, Marcelo Salas. Ha concluso poi la carriera da calciatore con il biennio all’Inter.
La tripletta alla Sampdoria.
I tifosi di calcio non dimenticheranno mai la tripletta storica di Sinisa Mihajlovic contro la Sampdoria, sua ex squadra. Era il 13 dicembre del 1998 quando riuscì a mettere a segno ben tre gol tutti su punizione stabilendo un vero e proprio record.
Mai nessuno prima di lui c’era riuscito. Il portiere blucerchiato, Ferron, non sapeva proprio come neutralizzarlo. Quei tiri erano imparabili. Lo avrà sognato a lungo quella giornata. Il match tra Lazio e Sampdoria si concluse per 5-2.
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