Da una ricerca scientifica è emerso che l’eritropoietina, nota come sostante dopante, accelera la diffusione dei tumori.
L’ eritropoietina(EPO) è un ormone conosciuto da anni come stimolante nella produzione di globuli rossi. Nel corso del tempo è stata spesso utilizzata anche come sostanza dopante, poiché induce ad un aumento della resistenza fisica. Attraverso una recente ricerca scientifica è stato dimostrato che l’eritropoietina svolge un ruolo determinante nella progressione delle malattie tumorali. L’ormone, infatti, blocca il sistema immunitario, portando ad una rapida diffusione del tumore.
Gli effetti dell’eritropoietina
L’eritropoietina è un ormone prodotto dai reni, e in minima quantità dal cervello e dal fegato, che stimola la produzione di globuli rossi nel midollo osseo. In ambito medico viene utilizzata come trattamento farmacologico contro l’anemia in pazienti con malattie renali, ma anche in pazienti oncologici. Nel mondo dello sport viene assunta a scopo dopante anche in soggetti sani. Difatti un maggior numero di globuli rossi migliora il trasporto d’ossigeno, generando maggiore resistenza fisica.
La ricerca dell’Università di Stanford
I ricercatori dell’Università californiana hanno condotto uno studio per approfondire gli effetti dell’EPO all’interno dell’organismo. Dallo studio è emerso che questo ormone rallenta il normale funzionamento del sistema immunitario. Pertanto tende ad accelerare la diffusione delle cellule tumorali.
I risultati della sperimentazione sui topi
Dopo aver compreso gli effetti dell’EPO, i ricercatori hanno messo in atto un progetto sperimentale per contrastare il tumore epatico. Dunque bloccando l’azione dell’eritropoietina sono riusciti a trasformare i “tumori freddi”, ovvero immunoresistenti, in “tumori caldi”, cioè con cellule immunitarie che combattono il cancro.
Il trattamento è stato sperimentato sui topi, ed ha portato ad una completa regressione dei tumori epatici nella maggior parte degli animali. In altri topi, non sottoposti a tale protocollo sperimentale, non è stato possibile bloccare il rapido decorso della malattia. I risultati dello studio sono stati poi pubblicati sulla rivista “Science”.
“Sebbene lo studio sia stato condotto sui topi, ci sono buone probabilità che l’EPO possa svolgere un ruolo simile in molti tipi di tumori umani” ha sottolineato Edgar Engleman, coordinatore dello studio.
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