Napoli saluta Roberto De Simone, si è spento a 91 anni dopo una polmonite.
Napoli saluta uno dei suoi figli più geniali e complessi: Roberto De Simone, maestro indiscusso della cultura popolare partenopea, si è spento all’età di 91 anni nella sua abitazione di via Foria. Nella sua casa, divenuta con gli anni un luogo di rifugio. Uomo riservato, spesso controcorrente, De Simone lascia un vuoto nella cultura che sarà difficile da colmare. Il funerale ci sarà nella giornata di mercoledì 9 aprile.
La vena geniale di Roberto De Simone
Roberto De Simone nasce in una famiglia dove l’arte era di casa: un nonno attore, una zia cantante lirica, un padre impegnato nelle sceneggiate. Fin da piccolo impara a suonare il pianoforte, ma è la Seconda guerra mondiale a segnare il primo incontro con la cultura contadina, durante un periodo vissuto a Somma Vesuviana. Quelle tradizioni arcaiche, quelle voci, quei suoni, diventeranno linfa per la sua arte futura.
Nel 1945 entra nel Conservatorio di San Pietro a Majella. Gli anni della formazione sono intensi, pieni di sacrifici ma anche di ispirazione. Suona nei night club, sperimenta, osserva. È affascinato dal lato più magico e oscuro della cultura meridionale, quella che va oltre la cronaca e affonda le radici nei riti e nei simboli.
La Nuova Compagnia e “La Gatta Cenerentola”
Nel 1967 fonda la Nuova Compagnia di Canto Popolare, insieme a giovani talentuosi come Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello e Beppe Barra. È l’inizio di una rivoluzione musicale: la tradizione viene riscritta, ripensata, fatta rivivere con una forza nuova. Il capolavoro arriva nel 1976 con “La Gatta Cenerentola”, un’opera che mescola favola, folklore e musica in modo travolgente. Presentata al Festival di Spoleto, conquista pubblico e critica, diventando una pietra miliare del teatro musicale italiano.
Un’eredità culturale senza tempo
Compositore raffinato, autore teatrale, studioso rigoroso, De Simone ha firmato opere come il “Requiem per Pier Paolo Pasolini”, “Eleonora” per il bicentenario della rivoluzione napoletana e ha curato regie nei più prestigiosi teatri del mondo, dalla Scala al San Carlo, di cui è stato anche direttore artistico. Onorificenze e riconoscimenti internazionali non sono mai mancati, ma per lui il vero successo era far rivivere le voci del popolo, dare dignità a una cultura spesso dimenticata.
Un uomo in lotta per la verità dell’arte
Non sempre capito dalla sua città, spesso polemico ma mai banale, Roberto De Simone ha combattuto per preservare l’autenticità del teatro napoletano. Aveva idee chiare: per lui, la maschera di Pulcinella non doveva morire. Mentre criticava Eduardo De Filippo per averla, a suo dire, “uccisa”, lui continuava a tenerla in vita, come un simbolo profondo di una Napoli che vive tra la vita e la morte, tra il sacro e il profano.
Fonte: Napoli.Corriere.it
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