Attore de L’Arte della Gioia, fiction su Sky, Giovanni Bagnasco racconta il suo rapporto con la malattia, da l’intervista del Corriere della Sera, riportata anche dal Messaggero.
Giovanni Bagnasco non è solo un attore emergente, ma un simbolo di resilienza e determinazione. A soli 25 anni, ha conquistato un ruolo chiave nella serie L’Arte della Gioia, dove interpreta Ippolito, un personaggio complesso e profondo. La sua storia personale, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, avrebbe potuto rappresentare un ostacolo insormontabile. Eppure, lui ha scelto di affrontare il mondo con coraggio e ironia, trasformando la sua diversità in un punto di forza.
Uno sguardo che racconta mille storie.
Cresciuto a Chianciano Terme, in un ambiente semplice e lontano dai riflettori, Giovanni ha sempre vissuto con una consapevolezza particolare: il suo aspetto lo rendeva diverso. “Non ho mai subito bullismo esplicito, ma potrei scrivere un libro sugli sguardi delle persone,” racconta. “All’inizio mi chiedevo cosa pensassero di me, ora non m’importa più.” Un cambiamento di prospettiva che gli ha permesso di affrontare la vita con più leggerezza e sicurezza.
Dalla musica al cinema: un destino inatteso.
Inizialmente, il suo sogno era la musica. Voleva diventare un rapper, esprimere le sue emozioni attraverso le parole e il ritmo. Ma il destino aveva altri piani. Dopo uno shooting fotografico, ha scoperto il mondo del cinema quasi per caso. Un festival amatoriale, un incontro fortuito con il regista Luca Sorgato e l’opportunità di una piccola comparsa in un cortometraggio. Poi, un giorno, si è trovato davanti a un’occasione unica: due provini per il grande schermo. Li ha superati entrambi.
L’incontro con Valeria Golino e la svolta professionale.
Tra i suoi traguardi più importanti c’è il provino con Valeria Golino, che lo ha scelto per L’Arte della Gioia. “Si è accovacciata davanti a me, mi ha messo le mani sulle ginocchia e mi ha detto esattamente quello di cui avevo bisogno,” ricorda. Un momento di connessione autentica che lo ha fatto sentire finalmente compreso e valorizzato.
Accettarsi per essere felici.
Giovanni ha imparato a convivere con la sua sindrome, una condizione rara che colpisce le ossa e le cartilagini del viso. “Da bambino mi chiedevo: ‘Perché proprio a me?’. Poi ho capito che fare la vittima non mi avrebbe reso felice.” Oggi è un attore promettente, ma soprattutto una persona che ha trovato la propria strada senza rinnegare nulla di sé. Il suo messaggio? Accettarsi, sempre.
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