Il lavoro è sacro, ed ogni uomo deve essere dedito ad un’attività professionale. Ogni luogo di lavoro, però, deve essere equipaggiato per tutelare la vita del dipendente. Si lavora per vivere, non per morire.
Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha compreso l’importanza del lavoro, impegnandosi in attività proficue che potessero migliorare la condizione di vita propria ed altrui. Ogni professione, del resto, offre un servizio alla comunità, affinché possa funzionare al meglio. “Il lavoro nobilita l’uomo” recita un antico detto; in realtà fa molto di più. Non dona solo un profitto economico, permettendo di poter sopravvivere; ma da anche un senso di realizzazione e completezza. Erroneamente, si crede che l’apoteosi della felicità possa risiedere nell’oziare, ma non è così. L’ozio ha senso solo dopo il duro lavoro, come forma per riposare il corpo e la mente. E su questo che potrebbe sembrare un parere personale, si pronuncia anche la Costituzione.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.
Articolo 4 della Costituzione italiana.
Dunque il lavoro è un dovere morale, ma forse anche un diritto che ogni cittadino di un Paese civile dovrebbe veder riconosciuto. Storicamente gli uomini e le donne si sono sempre impegnati in attività lavorative, ed oggi il progresso sta apportando innumerevoli novità nel mondo del lavoro. Tuttavia nonostante i passi in avanti compiuti, il tasso di occupazione in Italia è ancora troppo basso. Sebbene buona parte della popolazione presenti requisiti specifici e titoli di studio di livello elevato, trovare un lavoro adeguatamente retribuito può risultare davvero una chimera. In un contesto così complesso, nel momento in cui si riesce a trovare un’occupazione- i diritti passano in secondo piano, anche quelli inalienabili. Si pensa al lavoro non solo come forma di realizzazione professionale, ma anche e soprattutto come forma di sostentamento per sé e per i propri cari.
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Articolo 35 della Costituzione
Eppure, nonostante le belle parole messe nero su bianco su un atto normativo di notevole autorità, le persone continuano a morire mentre lavorano. Il lavoro dovrebbe essere vita, e mai morte. Morire sul lavoro sembra un ossimoro, eppure da troppo tempo è la dura realtà. Fin dai tempi della Rivoluzione industriale, gli incidenti nelle fabbriche hanno segnato la vita degli operai. Con il progresso le cose non sono cambiate, e nel ventunesimo secolo siamo ancora qui a piangere le vittime di incidenti sui luoghi di lavoro.
Morti bianche in Italia e nel mondo: i numeri di un triste fenomeno.
In un’epoca sempre più volta al progresso, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sembra aver preso il controllo, nel mondo ancora si muore sul lavoro.
Le statistiche parlano da sole: ogni anno in Italia muoiono in media 3,3 lavoratori al giorno.
Questo significa che più di tre uomini o donne non vedranno più la luce a causa di un incidente evitabile. Si potrebbero raccontare tante storie: quella di un ragazzo assunto da poco in fabbrica, morto schiacciato da una pressa; o ancora quella di un padre di famiglia deceduto in cantiere a causa della caduta di una lastra di vetro. Sono tante le storie di figli, padri, fratelli, madri che hanno perso la vita mentre stavano compiendo il loro dovere.

Le morti bianche, però, sono una piaga che interessa il mondo intero, e non solo il nostro Paese. Ogni anno nel mondo muoiono più di 8 milioni di persone a causa di incidenti sul lavoro. Le statistiche confermano che rispetto a qualche decennio fa la situazione sembra essere migliorata, ma non basta per porre la parola fine ad un fenomeno così triste.
Le morti sul lavoro sono diminuite, ma non basta.
Stando alle statistiche, il numero delle vittime sul lavoro, nel decennio 2010-2019 è diminuito del 70% rispetto al decennio 1960-1969. Un calo notevole che potrebbe far ben sperare. Le statistiche indicano che il numero di morti bianche è diminuito in particolar modo nel trentennio 1960-1990, salvo poi rallentare. Se si confrontano gli ultimi due decennio, si nota che, nel periodo che va dal 2010 al 2019, è stato registrato un calo del solo 1,5 % rispetto al decennio 2000-2009.
Dunque le morti sul lavoro sono diminuite nel corso del tempo, ma ciò non basta. Il mondo, l’umanità dovrebbe agire per porre fine a questa triste realtà.
Il 28 Aprile e l’importanza della Giornata Internazionale della Sicurezza sul Lavoro.
Come andrebbe arginato questo triste fenomeno? In modo semplice: con la sicurezza. Il lavoro è sacro, ma anche la vita lo è. Per questo motivo sicurezza e lavoro sono due parole che devono coesistere per impedire che altre persone perdano ancora la vita.

In memoria delle vittime e per diffondere il messaggio dell’importanza della sicurezza nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro è stata istituita la Giornata internazionale della sicurezza sul lavoro che ricorre il 28 aprile. Istituita nel 2033 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, questa iniziativa è nata con lo scopo di sensibilizzare i governi riguardo ad un tema così importante. Non solo una celebrazione in memoria di tutti coloro che hanno perso la vita, ma anche un monito per il futuro. Non basta un giorno per cambiare le cose, ma occorre che ogni cittadino del mondo faccia la sua parte richiedendo di lavorare con gli adeguati sistemi di sicurezza.
Si lavora per vivere, non si lavora per morire…
Preserviamo il bene più prezioso che abbiamo; sempre e in ogni parte del mondo.
Follow Me