Il 30 giugno 2005 che cambiò tutto…
Esattamente vent’anni fa, in una calda giornata di fine giugno, il parlamento spagnolo scriveva una pagina di storia. Con 187 voti favorevoli, 147 contrari e 4 astensioni, la Spagna diventava il terzo paese al mondo – dopo Olanda e Belgio – a riconoscere il matrimonio di coppie omosessuali.
Non solo: la legge garantiva anche il diritto all’adozione, rompendo definitivamente il tabù delle famiglie “diverse”.
Zapatero, il premier che sfidò la Chiesa sulle Coppie Omosessuali
José Luis Rodríguez Zapatero aveva fatto una promessa elettorale coraggiosa. Appena insediato a La Moncloa, il leader socialista mise subito in agenda quello che molti consideravano un suicidio politico. La Spagna cattolica, quella delle processioni e delle tradizioni, si spaccò in due. Da una parte la Chiesa, che organizzò manifestazioni oceaniche. Dall’altra, migliaia di giovani che scesero in piazza gridando “Sí se puede” – sì si può.
“Non stiamo imponendo nulla a nessuno”, disse Zapatero alla Camera. “Stiamo solo liberando da un’imposizione coloro che sono stati obbligati a vivere nell’ombra”. Parole che fecero tremare i banchi dell’opposizione, ma che oggi suonano profetiche.
Le prime nozze e le lacrime di gioia
L’11 luglio 2005, appena undici giorni dopo l’approvazione della legge, Emilio Menéndez ed Carlos Baturín pronunciarono il loro “sí” davanti al sindaco di Tres Cantos, vicino Madrid. Erano le prime nozze gay ufficiali della Spagna. Le foto di quel giorno mostrano due uomini commossi, circondati da una folla di giornalisti e curiosi. Emilio aveva 42 anni, Carlos 32. Si erano conosciuti in un locale di Chueca, il quartiere arcobaleno di Madrid, e stavano insieme da sette anni.
“Pensavamo fosse un sogno”, raccontò Emilio qualche anno dopo. “Invece era la realtà che bussava alla nostra porta”.
Numeri che parlano chiaro
Vent’anni dopo, i dati raccontano una Spagna profondamente cambiata. Oltre 60.000 matrimoni tra persone dello stesso sesso sono stati celebrati dal 2005 ad oggi. La percentuale di divorzi è sostanzialmente identica a quella delle coppie eterosessuali. E soprattutto: i figli cresciuti in queste famiglie mostrano gli stessi livelli di benessere psicologico dei loro coetanei.
Le adozioni? Circa 3.000 bambini hanno trovato una famiglia grazie a coppie dello stesso sesso. Storie di amore moltiplicato, di case che si riempiono di risate e di genitori che hanno lottato anni per poter dire “papà” o “mamma”.
L’effetto domino in Europa
Il coraggio della Spagna ha fatto scuola. Dopo Madrid, è toccato al Canada, al Sudafrica, alla Norvegia. Oggi sono oltre 30 i paesi che riconoscono il matrimonio egualitario. Un effetto domino che ha trasformato la mappa dei diritti civili nel mondo.
“La Spagna ci ha mostrato che si poteva fare”, racconta Miguel, attivista LGBTI+ di Barcellona. “Hanno aperto una strada che sembrava impossibile da percorrere”.
Le resistenze che non si arrendono
Non tutto è stato rose e fiori. Il Partido Popular ricorse subito al Tribunale Costituzionale, che nel 2012 respinse il ricorso confermando la piena costituzionalità della legge. Ma le resistenze non si sono mai completamente spente. Nelle piccole città, in alcune regioni più conservative, l’accettazione è ancora un percorso in salita.
“Ci sono ancora sindaci che cercano scuse per non celebrare matrimoni gay”, denuncia Jesús Generelo, presidente della Federazione Statale di Lesbiche, Gay, Trans e Bisessuali. “La legge c’è, ma la battaglia culturale continua”.
Una generazione cresciuta nella normalità
Forse il vero successo della legge spagnola si misura nelle scuole. Ragazzi e ragazze di vent’anni oggi non battono ciglio davanti a una famiglia con due papà o due mamme. Per loro è normale, ovvio, scontato. Sono cresciuti in un mondo dove l’amore ha mille forme diverse, tutte ugualmente legittime.
“Mio figlio non sa nemmeno che esiste il ‘matrimonio gay'”, sorride Elena, sposata con Carmen dal 2007. “Per lui esistono solo i matrimoni. Punto”.
Il futuro che ci aspetta
Vent’anni dopo, la Spagna guarda avanti. Nuove sfide si profilano all’orizzonte: i diritti delle persone transgender, la genitorialità surrogata, l’educazione sessuale nelle scuole. Battaglie che la comunità LGBTI+ spagnola affronta forte dell’esperienza di due decenni di conquiste.
Il 30 giugno 2005 non fu solo l’approvazione di una legge. Fu il giorno in cui un paese intero decise di crescere, di guardare oltre i propri pregiudizi, di scommettere sull’amore. Vent’anni dopo, quella scommessa è stata ampiamente vinta.
E noi? Noi continuiamo a imparare da quella lezione di coraggio che arrivò da Madrid, una lezione che ci ricorda che il futuro appartiene sempre a chi osa cambiare il presente.