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Esportazioni italiane a rischio: cosa cambia dopo l’accordo UE sui dazi con gli USA? (Video)

L’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea è ufficiale. E le conseguenze per l’Italia rischiano di essere pesanti, soprattutto per il settore export. Mentre Trump rivendica una vittoria strategica, le imprese italiane si trovano davanti a nuovi ostacoli economici.

Le cifre dell’accordo

Il patto prevede:

  • 15% di dazi sulle merci UE
  • 50% su acciaio e alluminio europei
  • In cambio, l’UE potrebbe ritirare la Web Tax applicata ai giganti tech americani (prima confermata, poi ritirata, c’è ancora tanta incertezza).

Ma non è tutto.

Nuovi obblighi e penalità nascoste:

  • Obbligo per l’Europa di acquistare 750 miliardi di dollari di gas liquido americano (LNG) nei prossimi anni
  • Dazi che dovrebbero presto passare dal 27,5% al 15% sulle auto europee importate negli Stati Uniti.

Impatto sull’export italiano

Secondo i dati ICE e ISTAT, le categorie più colpite saranno:

  • Alimentare: 4,9 miliardi di euro a rischio
  • Chimica: 2,9 miliardi di euro a rischio
  • Macchinari industriali: 12,8 miliardi di euro a rischio.

Con un dazio del 15%, l’impatto sul margine operativo di queste imprese sarà diretto. Per restare competitivi, le aziende dovranno scegliere se:

  1. Assorbire il costo, riducendo i profitti
  2. Ritoccare i prezzi, rischiando di perdere fette di mercato
  3. Delocalizzare parte della produzione, per aggirare i dazi.

Energia USA: 750 miliardi di obbligo

L’accordo include anche un vincolo energetico: l’Europa dovrà importare gas liquido americano per un valore complessivo di 750 miliardi di dollari.

Questo impone:

  • Un freno all’autonomia energetica europea
  • Un freno alla diversificazione energetica
  • Un costo più alto per le industrie energivore italiane

Il nodo dell’automotive

Il settore automobilistico europeo, con forti presenze in Germania e in Italia (componentistica), è colpito da dazi fissi al 27,5% su ogni veicolo esportato negli USA.

Per i produttori italiani di:

  • Componenti elettronici
  • Sistemi frenanti
  • Tecnologia meccatronica.

Tutto ciò significa dover rivedere strategie commerciali e supply chain per non perdere competitività.


Chi ci guadagna?

Gli Stati Uniti, che ottengono:

  • Accesso preferenziale al mercato energetico europeo
  • Protezione dell’industria pesante nazionale
  • Nessuna tassa sui colossi digitali USA in Europa.

L’Europa, invece, perde:

  • Una leva fiscale importante (Web Tax)
  • Competitività industriale
  • Margini nelle esportazioni.

Le domande che gli imprenditori italiani devono porsi ora sono queste

  1. Come proteggere i margini di profitto da dazi del 15%?
  2. È sostenibile per le aziende energivore dipendere da LNG americano?
  3. Conviene puntare su mercati alternativi (Asia, Africa, Sud America)?
  4. Quali misure può prendere l’UE per riequilibrare questo accordo?

Le nostre considerazioni

L’accordo sui dazi firmato sotto pressione statunitense segna un nuovo squilibrio commerciale. L’Italia rischia di perdere miliardi in export e aumentare la propria dipendenza energetica. Gli imprenditori devono attrezzarsi ora: rinegoziare contratti, esplorare nuovi mercati, cercare incentivi statali e pretendere una risposta politica forte da Bruxelles.

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