Dagli esordi nei cabaret milanesi fino agli Oscar con Salvatores, il volto iconico del cinema italiano compie 70 anni e racconta una vita tra risate, drammi e successi senza tempo.
Settant’anni e non sentirli. Diego Abatantuono taglia il traguardo con il sorriso scanzonato che l’ha reso uno dei volti più amati del panorama artistico italiano. Con la sua inconfondibile voce profonda, la barba da profeta e quello sguardo ironico che smonta ogni solennità, l’attore milanese si conferma ancora una volta simbolo di versatilità e autenticità.
Gli inizi tra cabaret e luci di scena
Nato nel 1955 a Milano, Abatantuono ha respirato l’arte fin da giovanissimo, grazie alla madre, guardarobiera nel leggendario Derby Club, e alla sorella, che gestiva il locale insieme al marito. È in quel tempio della comicità che, prima come tecnico luci, poi come interprete, inizia a fare esperienza sul palco, affiancando artisti come Massimo Boldi, Giorgio Faletti, Enzo Jannacci e Mauro Di Francesco. Proprio da quell’ambiente nasce il “terrunciello”, il personaggio che lo lancia nel cabaret e che poi trasporta al cinema con irresistibile spontaneità.
Il boom al cinema e la svolta con Vanzina
Dopo qualche piccola apparizione, la svolta arriva nei primi anni ’80 con i fratelli Vanzina e “Eccezzziunale… veramente”, film che lo consacra al grande pubblico e ne fa un’icona comica. In quegli anni gira sette film in dodici mesi, passando dal calcio alla parodia storica, diventando un volto familiare e richiesto da registi come Steno, Arbore e Villaggio.
Pupi Avati e l’intensità drammatica
Ma Diego non è solo un comico. Lo dimostra Pupi Avati nel 1986, affidandogli un ruolo drammatico in “Regalo di Natale”. Il pubblico scopre così un attore capace di emozionare, senza perdere quell’ironia che lo ha sempre accompagnato. Il successo è tale da portare a un seguito nel 2004, “La rivincita di Natale”.
L’intesa con Salvatores e l’Oscar
Il legame più profondo, però, è con Gabriele Salvatores. I due fondano la Colorado Film e firmano insieme capolavori come “Mediterraneo”, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 1992. Da “Kamikazen” a “Nirvana”, da “Io non ho paura” a “Happy Family”, il sodalizio tra i due rimane saldo, arricchendo il cinema italiano di opere intense e innovative.
L’eredità di un artista unico
Oggi Diego Abatantuono guarda al passato con la consapevolezza di chi ha fatto della coerenza la propria bandiera. Difficilmente lo si rivedrà nei panni del cabarettista, ma di certo continuerà a raccontare storie e emozioni, tra cinema, calcio e televisione. Perché, come dice lui, “la mia vera mossa nella partita a scacchi della vita è sempre stata la coerenza”.
Fonte: Ansa.it