Le Nuvole e il Fulmine è il titolo di una straordinaria mostra inaugurata il 4 agosto presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
In quella che è la “casa” dei celeberrimi Bronzi di Riace, la mostra ora allestita intende far luce ed approfondire un particolare aspetto della civiltà etrusca. Organizzata in collaborazione con la Direzione Regionale Musei della Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, proseguirà sino al 29 ottobre 2023.
Le Nuvole e il Fulmine – gli Etruschi interpreti del volere divino
L’esposizione offre un inedito percorso all’interno della cultura etrusca, approfondendone in particolare le misteriose ed affascinanti pratiche religiose basate sulla divinazione, ossia sul trarre presagi dall’osservazione del cielo e dei fenomeni atmosferici, dal volo degli uccelli o dalle viscere degli animali. In questo ambito, le nuvole e il fulmine costituivano per gli Etruschi manifestazioni attraverso le quali le divinità inviavano agli uomini segnali specifici, che dovevano essere decodificati. Da qui il titolo della mostra. Moltissimi i reperti esposti, che coprono l’intera quotidianità della vita etrusca.
Le opere in esposizione
Oltre un centinaio di reperti tra statue, urne cinerarie, oggetti preziosi in argento, oro e bronzo, oggetti in ceramica con figure, specchi, utensili da mensa. Una pluralità di oggetti quotidiani che testimonia le peculiarità della cultura etrusca a partire dai tempi più remoti sino all’incontro con le altre civiltà contemporanee, tra cui quella greca, che porta ad integrare modalità espressive ed artistiche. Singolare è anche la diversa modalità espressiva in rapporto alla zona di residenza: infatti le modalità divinatorie e rituali etrusche variavano di città in città. Tra i più interessanti reperti della mostra Le Nuvole e il Fulmine ci sono due canopi, ossia urne cinerarie assai complesse dalla testa umana, che riproduce le fattezze del defunto.
Una cultura in evoluzione
Attraverso un articolato percorso, suddiviso in sezioni tematiche, Le Nuvole e il Fulmine consente di seguire l’evoluzione della civiltà etrusca, con reperti databili dal IX al II secolo a.C. Oltre a quanto sopra ricordato, elmi, spade, bacili, coppe, strumenti musicali. Oggetti di vita quotidiana e di culto religioso si evolvono a contatto con le culture di altre città etrusche, nonché con la cultura greca. Significativo, in tal senso, il cambiamento dei vasi in terracotta che diventano, analogamente a quelli greci, strumenti per narrare storie dinastiche e mitologiche. Anche i colori utilizzati, nero e rosso, iniziarono ad ispirarsi a quelli greci.