Promettono la massima severità contro il crimine, ma poi lasciano liberi i criminali di agire contro cittadini e patrimonio: i politici italiani perdono il pelo, ma non certo il vizio. Per loro la cosa realmente importante è che a nessuno venga in mente di perseguirli per i reati commessi nell’atto delle proprie funzioni.
La vicenda che ha visto protagonisti due ladri a Cortellazzo, fa chiaramente capire come la sicurezza sia una priorità esclusivamente in campagna elettorale. I due, un italiano di 37 anni e un tunisino di 33, sono stati intercettati dalle forze dell’ordine proprio mentre stavano lavorando alla cassaforte del Pineta Aparthotel, un residence a quattro stelle attualmente chiuso e si erano già impossessati di un televisore.
Presi in consegna dagli agenti intervenuti dopo l’allarme, avranno sicuramente tirato un bel sospiro di sollievo quando sono stati liberati. Per poterli trattenere in stato d’arresto per flagranza di reato sarebbe infatti necessaria la querela di parte del proprietario, un magnate russo, dopo la riforma della giustizia operata da Marta Cartabia ed entrata in vigore in questi giorni. L’assenza di questi, rende però impossibile l’atto. E se entro 90 giorni la querela di parte non arriverà, i due non saranno neanche perseguiti.
Il centrodestra protesta, ma…
Una vecchia vignetta di Altan affermava che in Italia la situazione è sempre grave, ma mai seria. La conferma arriva dalle reazioni della politica locale. Con il centrodestra pronto naturalmente a cavalcare la prevedibile indignazione dei cittadini, a partire dal sindaco Christofer De Zotti, secondo il quale la vicenda sarebbe vergognosa e che dimostra la mancanza della certezza della pena in Italia.

A suo rinforzo è poi arrivato Daniele Bison, in passato consigliere comunale per Alleanza Nazionale, per il quale ora il rischio è che i delinquenti la facciano franca. Dopo aver ricordato come il reato predatorio sia tra i più odiosi, il fatto che ora serva una querela per procedere contro i ladri sembra una beffa, prefigurando peraltro il timore che le forze dell’ordine, già con le mani abbastanza legate, siano ancora più oggetto di sfiducia.
C’è però un piccolo problema: la riforma Cartabia non è stata approvata dallo Spirito Santo, bensì da quel governo guidato da Mario Draghi in cui due delle attuali forze che sostengono la Meloni erano presenti e hanno fornito il loro appoggio per l’approvazione del provvedimento.
Gli allarmi erano giustificati
Alla luce di questo episodio, e di altri che sono segnalati dai media nei primi giorni di applicazione della riforma Cartabia, occorre ricordare che già nella discussione parlamentare si erano elevate voci che tentavano di mettere in guardia sui suoi effetti, in particolare della pericolosità dell’introduzione dell’obbligo della querela di parte per perseguire i reati commessi.
Tra i reati per i quali sussiste tale obbligo, ovvero la trasformazione da perseguibili d’ufficio in perseguibili a querela, ce ne sono alcuni di evidente pericolosità, come i furti aggravati, le lesioni personali stradali gravi o gravissime, le truffe, le violenze private e i sequestri di persona non aggravati, tutti previsti nell’ambito dell’articolo 605 del codice penale, con pene che possono arrivare a otto anni di reclusione.
Al tempo stesso, ancora poche ore prima della sua prevista entrata in vigore, poi posticipata al 30 dicembre dopo due mesi di sospensione, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, aveva chiesto una moratoria per impedirla. Un atto giustificato poche ore dopo dal ritorno in libertà di detenuti per reati vari, a causa della decadenza delle misure cautelari già disposte.
Per quanto riguarda il governo, il Guardasigilli Nordio aveva risposto alle preoccupazioni avanzando l’ipotesi di depenalizzazioni, le quali potrebbero evitare che la macchina giudiziaria possa ingolfarsi. Peccato che, però, il primo reato per il quale si è pensato bene di applicarle sia l’abuso d’ufficio, ovvero uno dei reati più tipici della politica. Insomma, la sicurezza è importante, ma non certo quella dei cittadini.
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