Dopo l’assurda vicenda di Jesolo, ora la maggioranza di centrodestra sembra intenzionata a correre ai ripari. In particolare è stato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ad affermare la necessità di rimettere mano alla riforma Cartabia, appena entrata in vigore e già capace di sollevare polemiche a non finire.
Secondo Delmastro Delle Vedove il provvedimento che il governo Meloni si è visto lasciato in eredità da quello guidato da Mario Draghi rappresenta nulla di più che il classico colpo di spugna. Un giudizio non nuovo, quello del sottosegretario, il quale sembra però ancora una volta dare ragione a chi aveva sollevato l’allarme per tempo.
Delmastro Delle Vedove: la riforma Cartabia è un colpo di spugna
Intervistato dal Fatto Quotidiano, Delmastro Delle Vedove non ha avuto eccessivi peli sulla lingua, avendo capito per tempo come la tanto strombazzata riforma che avrebbe dovuto mettere l’Italia al pari dell’Europa più avanzata non centri neanche uno degli obiettivi proclamati, aprendo invece zone grigie in cui è possibile arrivare a episodi come quello che ha visto due rapinatori colti in flagrante dalle forze dell’ordine rilasciati in mancanza di una querela di parte.
Il fatto è accaduto a Jesolo e ha subito riportato in auge le proteste che avevano contrassegnato l’approvazione della riforma. In pratica, senza la querela da parte dei diretti interessati è impossibile procedere anche nel caso di reati contro il patrimonio e la persona, una vera abnormità in considerazione dell’allarme sociale che tali reati possono generare.

Considerato come il centrodestra ormai da decenni si presenti come alfiere dell’ordine, il peso dell’accaduto sta in queste ore ricadendo anche sul nuovo governo, considerato come Giorgia Meloni avrebbe potuto intervenire per stoppare l’entrata in vigore della riforma. Cosa che l’esecutivo non ha fatto, nonostante l’invito dell’Associazione Nazionale magistrati.
Delmastro Delle Vedove senza peli sulla lingua
Occorre sottolineare come le parole estremamente taglienti del sottosegretario alla Giustizia non rappresentino una novità. Già alla metà del mese di dicembre, intervenendo ad una tavola rotonda organizzata a Catanzaro sul tema “Le riforme possibili. Riflessioni sull’immediato futuro della giustizia, problematiche e prospettive” aveva infatti affermato di non aver mai dato credito alla riforma Cartabia.
Le affermazioni di Delmastro erano state peraltro di una durezza inusitata. Secondo lui, infatti, la riforma non era richiesta dall’Europa, un refrain ormai consueto per molte nefandezze, in quanto l’UE chiedeva invece una riforma in grado di porre al centro garanzie per l’imputato, oltre che dare certezza sui tempi di Giustizia e pena.
Tutti obiettivi largamente disattesi dalla riforma Cartabia, sempre a detta di Delmastro, con una ulteriore aggravante, quella di dare vita ad un vero e proprio colpo di spugna per effetto dell’eliminazione della procedibilità d’ufficio per una lunga serie di reati, in particolare contro il patrimonio e la persona. Un tema che per l’elettorato di centrodestra è da sempre importante e che rischia di erodere il consenso di cui gode al momento Giorgia Meloni.
Un vero e proprio Frankestein giuridico
Un errore talmente marchiano da spingere il sottosegretario a definire un vero e proprio Frankestein giuridico il provvedimento, che del resto aveva già provocato polemiche a non finire nella fase di approvazione.
Polemiche che avevano visto protagoniste soprattutto l’Associazione Nazionale Magistrati, la quale non aveva esitato a definire la riforma alla stregua di una “ammazzasentenze“. Se in quella fase a finire sotto accusa era stata la “nuova” prescrizione, che prevedeva l’estinzione del processo per improcedibilità nel caso in cui la sua durata superi i due anni in Appello e uno in Cassazione, ora il focus si sta rapidamente spostando verso l’improcedibilità senza querela di parte.
Grazie a questa bella pensata, infatti, i processi potrebbero non più essere ammazzati dalla durata, ma addirittura non nascere proprio, come accadrà nel caso di Jesolo ove il proprietario della struttura attaccata dai ladri non proceda alla querela entro e non oltre 60 giorni.
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