24 Febbraio 2023

Duchamp e l’arte concettuale

L’Arte Concettuale è nata nel 1960 come critica verso ciò che era considerato “Arte”, sostenendo che l’arte non si giudica dalla bravura dell’artista ma attraverso l’idea e il processo avvenuto per creare l’opera.

Marcel Duchamp e l'Arte concettuale
Duchamp, Ruota di Bicicletta
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Marcel Duchamp, Ruota di biciletta, 1913

Duchamp fu colui che diede inizio all’Arte Concettuale e al ready-made, ciò lo portò ad essere amato e odiato per la sua inventiva e la sua sfrontatezza.

In realtà gli artisti precursori dell’arte concettuale si possono trovare nella corrente artistica del Dadaismo, interpretata proprio dallo stesso Duchamp, che abbandonò la tela, sostituendola con oggetti di uso comune e quotidiano, avvicinandosi anche all’estetica del disgusto (si veda la Fontana).
La Ruota di bicicletta, che vedete sopra, è l’accostamento di una ruota sopra un semplice sgabello, cercando di depistare e confondere chi la guarda, sfidando l’immaginazione del pubblico, tantoché alcuni l’hanno considerata un’offesa all’intelligenza umana.

Quest’opera è un ready-made, che prima vi sarete chiesti “ma cos’è ‘sto ready-made?“, ora ve lo spiego attraverso la nostra Ruota di Bicicletta: non è nulla di particolare, ready-made significa modificare, mettere le mani, su un oggetto già esistente. Perciò, secondo questa tecnica, l’artista può trasformare in arte qualsiasi cosa già compiuta, solamente spostandola dal suo “habitat”, è lo stesso caso della Fontana.

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in advance of the broken arm, duchamp, 1964
duchamp e l'arte concettuale
Marcel Duchamp, In Advance of the broken arm, 1964

La traduzione in italiano è: prima di rompersi un braccio.

Di nuovo un ready-made di una pala da neve. Nome insolito per questo oggetto ma la sua spiegazione è stata che se non si spala la neve c’è la probabilità di cadere e rompersi un braccio: umorismo o presa in giro? Dipende da come la vedete, non mi schiero da nessuna delle due parti, mi limito a pensare che Duchamp fosse un genio.

Marcel Duchamp usava utilizzare anche degli pseudonimi per firmarsi:

Rrose Sélavy: nome ebraico di donna e gioco di parole: arroser la vie; Eros, c’est la vie. Uno dei primi casi di crossdressing, anche attuale dato che al giorno d’oggi si parla molto di genere.
Ha firmato parecchie opere con questo pseudonimo, come Pourquoi ne pas éternuer? (perchè non si può starnutire?)


R. Mutt: pseudonimo che tutti conosciamo e lo abbiamo visto sugli orinatoi. Mutt perchè rimanda all’azienda Mott, che gli ha fornito gli orinatoi, e Mutt per ricordare un fumetto che all’epoca era molto famoso. R sta per Richard, ovvero Rich, che significa ricco.

Marchand du Sel: pseudonimo usato per i colloqui con M. Sanouillet.


Ma torniamo alla storia della Fontana, che provocò panico nel mondo dell’arte e suscitò scalpore nella vita mondana dell’epoca.

Duchamp negli Stati Uniti era in un gruppo Dada, anti-artistico ed era membro del consiglio della Society of Indipendent Artists. Nel 1917 la società organizzò una mostra e Marcel Duchamp, con lo pseudonimo di R. Mutt, comprò un orinatoio e lo esibì rovesciato.

La giuria non fece esporre il pezzo e questo suscitò la disapprovazione dell’artista, infatti si dimise dalla sua carica di consigliere e scrisse un articolo (a suo nome: M. Duchamp) dove difendeva R. Mutt.


<<Se Mr. Mutt abbia fatto o no la fontana con le sue mani non ha importanza. Egli l’ha SCELTA. Ha preso un comune oggetto di vita, l’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il nuovo titolo e punto di vista; egli ha creato una nuova idea per l’oggetto.>>

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R. Mutt la fontana, 1917
Duchamp e l'arte concettuale
R. Mutt, La Fontana, 1917

Come mai quest’opera, seppur sgradita, è diventata così famosa e tanto importante da continuare a parlarne oggi ponendo sempre nuove questioni?

Perchè è stata una rivoluzione, dov’è la vera rivoluzione?
Nel ruolo che viene dato a chi guarda: ogni cosa può diventare un capolavoro, basta che venga riconosciuto l’artista e il valore della sua opera, in modo tale che per la prima volta il protagonista è proprio il pubblico.
Se la società riesce a concepirla come opera d’arte allora lo diventa.


Una delle sue opere più dissacranti, oltre all’orinatoio, è La Gioconda con i baffi (1919)

La Gioconda con i Baffi, M. Duchamp, 1919

Pensate lo scandalo che ha potuto provocare la modifica e la presa in giro di un’opera di tale valore e di altissimo livello artistico.

(Attualmente è come se Jago riprendesse La Pietà di Michelangelo, rappresentando la scena con zampe da gatto al posto di braccia e gambe.
Sarebbe uno scandalo, una presa in giro verso Michelangelo e l’opera stessa.)

Comunque l’obiettivo di Duchamp era proprio quello di provocare, un ideale un po’ punk.
L’opera è nota anche con l’acronimo L.H.O.O.Q. che letto in francese velocemente esce fuori: “elle a chaud au cul(Lei ha caldo al sedere)… A proposito di punk!!

Con questo gesto non volle sfregiare l’opera in sé della Gioconda, ma sbeffeggiare la sacralità dell’arte e la venerazione che passivamente gli stava dando il pubblico.

Duchamp spesso veniva criticato per la non-tecnica, nonostante l’avesse usata nelle sue opere giovanili, precedenti, ma la sua risposta era che non importa la bravura, la manualità e l’uso della tecnica, l’opera d’arte deve essere espressione di un pensiero.


Ps: Fino al 18 Marzo 2023, alla collezione Peggy Guggenheim di Venezia, potete visitare la mostra su Marcel Duchamp

“The individual, man as a man, man as a brain, if you like, interests me more than what he makes, because I’ve noticed that most artists only repeat themselves”

Marcel Duchamp

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