La Galleria ME Vannucci di Pistoia, a partire da ottobre, ha iniziato una serie di dialoghi A DUE fra artisti della galleria ed altri scelti da loro direttamente.
Un progetto che ha lo scopo di creare un ponte fra realtà diverse, addentrandosi nella ricerca artistica, per creare un attimo di riflessione e diversi angoli di prospettiva.
Palazzi e Persone, il primo degli incontri proposti, si è inaugurato il 1° ottobre e vede come protagonisti Paolo Fabiani e Marco Neri, autori profondamenti diversi nello stile, nella scelta dei materiali, per il loro rapporto con l’opera e dell’opera con lo spettatore. Sono amici da anni ed è stato Paolo Fabiani che ha coinvolto L’amico Neri.
I due artisti hanno creato una loro ‘cinecittà’, con scenografie di città dipinte, con finestre affacciate sul quartiere, con spazi in cui vivono e si muovono le sculture di Fabiani, persone che si affacciano da veicoli.
O che si muovono a piedi, secondo un copione di un film neorealista. I materiali sono vari e particolarissimi: schiuma poliuretanica, scotch, imballaggi, materassi, coperchi di plastica.

Il curatore della mostra è Pietro Gaglianò, classe 1975, eclettico ed estroverso, critico d’arte e studioso dei linguaggi della contemporaneità, viene da studi di Architettura ma ha approfondito la conoscenza e l’analisi della cultura visiva contemporanea in tutti i suoi aspetti. I suoi maggiori campi di conoscenza riguardano i collegamenti tra le pratiche dell’arte visiva e i sistemi teorici della performing art e del teatro di ricerca; studia il contesto urbano, architettonico e sociale come scena delle arti contemporanee.
Il curatore sposa appieno il concetto di questo tandem, di questo B2B tra artisti e lo racconta partendo da concetti che giungono dal lontano 1959 quando Rauschenberg dichiarò ‘ la pittura ha a che fare sia con l’arte sia con la vita. Non può essere altrimenti…ed io provo ad agire ne divario tra le due’.
Ma non solo, Rauschenberg e altri pionieri della pittura contemporanea, usando materiali stravaganti, con figure tratte dalla cultura di massa, utilizzando oggetti industriali, riarticolano lo spazio emotivo tra opera e spettatore. E le persone, i palazzi, le automobili, le pubblicità diventano una nuova città pensante.
Nello spazio di questa città pensante, nel ‘cervello della città’, si compie il lavoro dell’arte, afferma Gaglianò, nella crisi del presente. Una discussione infinita in cui si ridefiniscono continuamenti i termini.
In questo ambito si possono leggere le opere di Paolo Fabiani e Marco Neri: si rivolgono a una coscienza connessa alla cultura, ma al tempo stesso sono conflittuali, drammaticamente opposti.
E la mostra alla Galleria ME Vannucci è la dimostrazione di questi colloqui, questi dialoghi d’artista.

Paolo Fabiani, aretino d’origine, nato a Montevarchi nel ’62, diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Ha partecipato nel ’96 alla mostra presso il National Museum of Contemporary Art di Seul, e nel 2005 ha realizzato per Pitti Immagine ‘place’ una installazione ambientale alla Fortezza da Basso a Firenze, nel 2016 con Del Sere è ideatore del progetto per la piattaforma ‘Stand Up for Africa’, arte contemporanea per i diritti umani, con coinvolgimento di giovani artisti. Nel 2022 ha esposto la personale I Sette Samurai, a cura di Pietro Gaglianò, alla galleria ME Vannucci.
Marco Neri, nato a Forlì, classe 1968, già dagli anni Novanta si dedica con la sua pittura all’architettura, allo spazio urbano. Realizza la serie delle finestre intitolata Windows (1999), opera di pittura e al contempo installazione che determinerà il suo incontro con Harald Szeemann. Nel 2001 partecipa alla Biennale di Venezia con ‘Quadro mondiale’. Docente dal 2001 alle Accademia di Belle Arti di Ravenna. È vincitore nel 2021 del Premio Osvaldo Licini.
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