Francesco Principato, origini toscane, 24 anni, dopo il percorso di studi a Pistoia al Liceo Artistico Petrocchi, adesso frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti a Venezia.
Fin dai primi anni di Liceo si occupa di graffiti e muralismo.
Diversi sono i premi che hanno inizialmente contraddistinto la sua giovane carriera: concorsi a livello scolastico e un paio di concorsi di Pittura, il Premio dell’Accademia della Chionchina, e un premio sui murales a Cutigliano (PT) per un simposio a tema nel 2019, e un premio dell’Università Popolare di Pistoia.
A livello di graffiti negli ultimi due anni ha partecipato ad alcuni dei Festival più importanti che ci sono in Europa. Viaggia molto ed è invitato a molti eventi di muralismo, anche internazionali, dove si concretizzano importanti scambi culturali.

Francesco, si fa presto a dire street artist, ma tu come definisci la tua professione e la tua passione artistica?
Non so se sono uno street artist, faccio graffiti e ho fatto alcuni murales, sono un pittore di murales, e si tratta di dipingere per privati o enti pubblici. In genere ci lasciano libertà artistica. La passione è affiancare a tutto il mondo del muralismo la continua ricerca artistica personale; quindi, il lavoro va di pari passo al continuo studio nel tempo libero.,
Il writing, e il mondo dei graffiti, è un lavoro che è anche un hobby, e permette di viaggiare tanto, e questo fa crescere molto artisticamente.

Lavori anche con altri artisti come te, come ti trovi a collaborare con loro?
Lavoro con altri artisti perché è nel dna di chi fa graffiti unire le forze. Si fanno i pezzi e i murales tutti insieme. Aiuta ad essere aperti a collaborare, ad essere flessibili. Uniamo questa attitudine e se siamo di più si lavora anche di più e meglio. Non è facile mettersi d’accordo, ma si riesce ed è bellissimo. Siamo in stretto contatto gli uni con gli altri e si entra nel mondo più intimo dell’artista. Questo avviene in maniera spettacolare specialmente se sono artisti dotati.

Cosa si intende per murales?
Per murales si intende la forma di muralismo contemporaneo, cioè, unire la pittura su grandissimi formati come possono essere edifici, palazzi, strutture varie, ed effettuare una ricerca pittorica che sia più profonda possibile. Al giorno d’oggi ci sono artisti in giro per il mondo che sono davvero avanti in questo e riescono a d esprime su grandi superfici la loro pittura alla massima potenza. Il murale oramai non è più una forma pubblicitaria o una espressione futile, anzi, dietro spesso ci sono grandi artisti. Due fra tutti Aryz e Sainer, che sono i due muralisti più rilevanti in questo momento
Hai partecipato a progetti Internazionali?
Ho dipinto durante dieci festival in giro per l’Europa con una eccezione: il Sudamerica. In Cile, ho fatto il primo viaggio fuori dal nostro continente e ho preso parte a vari eventi internazionali. A Praga per un evento di street artist ho proposto una mia tela. Ho lavorato al progetto per il muro del Palazzo dell’Unione Europea in Kosovo e poi ho realizzato un murales su di una scuola sempre in Kosovo per un progetto dell’Ambasciata americana che prevedeva dei lavori su dodici scuole e altrettanti artisti internazionali. È stato un bel lavoro sulla giustizia. Siamo riusciti anche a portare un artista del Kosovo, TAC, che è un docente di calligrafia all’Università di Pristina, a fare un murales nella città di Pistoia. Una iniziativa che ha avuto un buon successo. Queste esperienze mi hanno indubbiamente arricchito. Con l’ultimo viaggio in Sudamerica ad esempio sono cambiato. Il contatto con le persone, la crescita professionale, mi stento molto proiettato verso il futuro rispetto all’ambito provinciale della mia città.
Negli ultimi due anni ho dipinto in Kosovo, Olanda, Germania, Cile, Spagna, Grecia, Repubblica Ceka, Albania.

Trovi differenze tra gli street artist italiani e quelli europei o internazionali?
Non credo ci siano differenze nell’arte. Ho avuto modo, grazie ai festival, di conoscere artisti di tutto il mondo e non so se mi sento di generalizzare fra noi e gli altri. Sicuramente in Italia noto che siamo più rigidi. A causa della storia, della cultura. Siamo più chiusi nei confronti di questa nuova espressione d’arte. Ma anche qui in Italia la street artist sta arrivando, ci sono eventi e opere nuove. La cosa sta crescendo molto.
Puoi dirci il tuo lavoro a cui sei più affezionato?
Non credo di avere un lavoro a cui sono più affezionato. Facendo tanti lavori e lasciandoli in giro sono portato a dimenticarli. Il murale non si porta a casa! Non mi affeziono. Passo subito al prossimo progetto. Forse fra dieci anni con una maturità acquisita proverò qualcosa di diverso. I miei murales in realtà sono per tutti non sono solo per me.
Cosa farai da grande?
Spero di fare proprio questo, magari con progetti finanziati o autofinanziati sempre più grandi. Non riesco ad immaginare altro oltre la pittura. Anche se siamo giovani siamo imprenditori di noi stessi. Sto andando bene e mi si aprono tante possibilità. Devo continuare a lavorare e anche a studiare. Adesso però sto dipingendo molto e per tornare in Accademia dovrò aspettare ancora un po’.

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