Pornhub story: dall’università ai miliardi, 16 anni sulle montagne russe Maggio 2007, nasce Porhnub 2010, Fabian Thylmann compra Mansef e Hinterab e tutti i siti gestiti. 2013, Fabian Thylmann rivende la sua partecipazione in Manwin. Nasce MindGeek 2015, Moriality in Media diventa NCOSE Aprile 2018, Donald Trump firma la legge FOSTA-SESTA. 2020, nasce la campagna #Traffickinghub Marzo 2020, arrivano i moderatori. 4 Dicembre 2020, esplode il caso Pornhub con l’articolo di Nicholas Kristof sul NYTimes 14 Dicembre 2020, si rimuovono i contenuti non verificati. Febbraio 2021, la Commissione Parlamentare Canadese convoca i vertici di Pornhub 15 aprile 2021, Mastercard vara restrizioni per i siti di hosting di contenuti per adulti. Giugno 2021, MindGeek finisce in tribunale. Agosto 2021, OnlyFans vieta i contenuti sessualmente espliciti. Giugno 2022, Visa e Mastercard lasciano MindGeek. Il CdA si dimette. Instagram e You Tube bannano il sito: settembre e dicembre 2022. Gennaio 2023: entra in vigore in diversi stati degli USA la legge che vieta i siti porno ai minori. Marzo 2023: esce la docufiction di Netflix “Money Shot, the Pornhub Story” e MindGeek cambia padrone Chi sono Rocco Meliambro e l’Ethical Capital Partners. L’acquisizione di MindGeek Ci penserà Meliambro… Pornhub story: dall’università ai miliardi, 16 anni sulle montagne russe La storia di Pornhub comincia, come per tanti altri colossi del web, tra i viali di un campus universitario, quello di Montreal nella fattispecie, dalla mente di quattro ragazzi con due sole passioni: internet e la pornografia.
Sono Stephane Manos, Ouissam Youssef, Feras Antoon e Matt Keezer che, nel 2007 – due soli anni dopo la comparsa di Youtube – danno vita al sito. Non era la loro prima impresa. Avevano al loro attivo altri domini web che si occupavano di porno online, ma non erano riusciti a “svoltare” . Fissati, per passione personale, su seni taglia XXL, si erano presto appassionati anche alle donne un po’ più agée e ne avevano fatto la loro nicchia di mercato, con un logo che sintetizzasse proprio questo: tette grosse e milf.
Maggio 2007, nasce Porhnub Ed è così che nasce il papà di Pornhub, Brazzers – il nome è la storpiatura di brhoters –, un sito a pagamento dove sfogliare foto e video. Un contratto con produttori di Los Angeles e di Las Vegas lo riempie di contenuti più interessanti e, qualitativamente, più stimolanti, facendo sì che il volume d’affari dell’impresa raddoppiasse di anno in anno.
La società creata per gestire il piccolo impero era Mansef e, finalmente, nel maggio 2007, va online anche Pornhub, con una filosofia molto simile a YouTube . Ed è subito un successo, perché ne viene adottata anche la strategia di marketing; quindi i video e le foto si caricano gratis e, all’inizio, sono tutti “piratati”, perché i soldi devono arrivare dai banner pubblicitari: più video è uguale a più click e più click significano visite e pubblico. Oro puro, per la pubblicità. Si parla di 1 milione di visite nei suo primi sette mesi di vita.
2010, Fabian Thylmann compra Mansef e Hinterab e tutti i siti gestiti. Il magnate tedesco Fabian Thilmann rileva Mansef e Interhub nel 2010 . Photocredit suspiro.blog.br E Pornhub cresce mentre altri siti, che consentivano di pubblicare e scaricare solo a pagamento, cominciano a morire. Per la nuova creatura si costituisce anche una società ad hoc, Interhub che, con la casa madre Mansef , continua a creare e a lanciare nuovi marchi. Nel 2010, i quattro ragazzi di Montreal vendono tutto al magnate tedesco Fabian Thylmann per 140 milioni di dollari.
Il nuovo patron si limita a cambiare il nome alla casa madre, trasformandolo da Mansef in Manwin, e a comprare, comprare, comprare siti web porno-oriented, sostenuto da Colbeck Capital per ben 362 milioni di dollari.
Con Thylmann, Pornhub inizia a lavorare direttamente con studi e creatori, consentendo a singoli sex worker di monetizzare i propri contenuti, sfruttando al contempo il vasto flusso di traffico online del sito. L’idea è vincente e, alla fine del 2012, quasi l’80% degli spettatori di porno online è di casa nei siti di Manwin.
2013, Fabian Thylmann rivende la sua partecipazione in Manwin. Nasce MindGeek Nel 2013, Thylmann rivende la propria quota di partecipazione nel gruppo a Feras Antoon per “soli” 100 milioni che, per prima cosa, cambia ancora il nome della casa madre in MindGeek.
La sede operativa della holding rimane a Montreal, ma non la sede legale, che passa in Lussemburgo . Si aprono uffici a Cipro e a Londra e si allarga il settore di affari, acquisendo società di produzione, servizi di streaming e di distribuzione.
Insomma, totale controllo di tutto il settore, mantenendo nel porno il core business, ma assicurandosi di poter coprire anche l’intera filiera, dalla produzione video fino alla vendita e alla distribuzione di gadget, cd, intimo, casino on line, realtà virtuale …
La crescita di Pornhub sembra inarrestabile: 40 milioni di utenti registrati in tutto il mondo e circa 120 milioni di visitatori ogni giorno.
I media, però, cominciano sollevare problemi sulla mancanza di verifica e di controllo sui video e su chi li posta, spinti e sollecitati dalla protesta degli attivisti che appartengono all’organizzazione Moriality in Media . Nella forma – e anche nella sostanza – il sito di Pornhub effettua verifiche e controlli solo sugli utenti che usano la piattaforma per lavoro: li censisce, li identifica richiedendo copia dei documenti ed assegna loro un ID per le transazioni finanziarie. Nulla di tutto questo, invece, viene praticato nei confronti degli utenti ordinari che, per registrarsi, debbono solo indicare un indirizzo e-mail non verificato. Preoccupati per lo scarso controllo sulle pubblicazioni online, i sex worker, iscritti alla piattaforma, chiedono maggiori controlli ma il management non prende provvedimenti.
2015, Moriality in Media diventa NCOSE Fondato per la prima volta nel 1962 da gruppi interreligiosi che sostenevano l’attuazione di leggi sull’oscenità per reprimere la pornografia, Morality in Media viene ribattezzato National Center on Sexual Exploitation (NCOSE ).
La battaglia degli attivisti contro Pornhub è sempre più aspra, spaccando l’opinione pubblica in due, tra chi sostiene che il sito spalleggi il traffico e lo sfruttamento sessuale e chi, invece, ritiene che la guerra vada oltre il porno e che miri a colpire anche l’educazione sessuale e le unioni gay.
Ma le azioni legali dell’organizzazione si infrangono sempre contro l’art. 230 del Communications Decency Act , secondo il quale la piattaforma non è responsabile dei contenuti che altri possono “caricare”, affrancandola così da ogni eventuale rischio di dover rispondere di sfruttamento della prostituzione, nel caso di annunci di sesso a pagamento. Tantomeno potrebbe essere ritenuta responsabile della pubblicazione di video non autorizzati.
Aprile 2018, Donald Trump firma la legge FOSTA-SESTA. Con il pacchetto di norme chiamato FOSTA-SESTA , la presidenza Usa di Trump mina ad indebolire l’articolo 230, facendo sì che la responsabilità specifica dei siti di videosharing sia più che riconosciuta e venga addirittura estesa non solo agli annunci, ma anche a tutta la produzione video orientata alla pornografia.
La conseguenza di questa legge è stata che tutti i sex worker che, fino a quel momento, avevano operato in totale trasparenza, si ritrovarono banditi dal web da un giorno all’altro. Per quel che riguardava, invece, i filmati postati da utenti non registrati, nessuna indicazione proveniva, in merito, dalla FOSTA-SESTA. La legge, quindi, finì con il censurare non gli abusi sessuali o lo sfruttamento, ma soltanto l’attività di quella categoria che, legittimamente, lavorava nell’industria del porno. In conseguenza dell’applicazione della FOSTA-SESTA, molti addetti ai lavori verranno banditi dalle piattaforme online e reagiranno con proteste sui social e nelle strade.
2020, nasce la campagna #Traffickinghub Nel 2020, Laila Mickelwait , fondatrice del Justice Defense Fund , un’organizzazione no profit che sostiene i sopravvissuti al traffico sessuale, lancia la campagna #Traffickinghub .
Senza reticenze, la nuova organizzazione dichiara il proprio obiettivo nell’eliminazione fisica di Pornhub, ritenendone “i dirigenti complici dei reati di traffico sessuale, stupro, abuso ed aggressione ai danni di uomini, donne e bambini”.
Ancora una volta, l’opinione pubblica si spacca tra chi è a favore e chi è contro ritenendo, questi ultimi – con il sostegno di esperti – che il problema dei contenuti sessuali illeciti sia esteso a tutta la rete e non solo al caso Pornhub. Ma la presa sul comune sentire è comunque forte e i vertici dell’azienda tentano, blandamente, di intervenire.
Marzo 2020, arrivano i moderatori. MindGeek recepisce il messaggio e apre ai moderatori. Ma sono soltanto una trentina di persone che hanno il compito di vagliare, ciascuno, circa 700 video al giorno. L’operazione si dimostra, fin da subito, impossibile da sostenere. La maggior parte dei video viene analizzata sommariamente e, pur di non scendere sotto il livello minimo, si mandano online moltissimi filmati che non vengono minimamente visionati.
Anche sul fronte delle richieste di rimozione la situazione non è migliore. Ci si confronta con un accumulo cronico di sei mesi. MindGeek tenta di intervenire rimpolpando, con altre risorse, il comparto dei moderatori, ma con scarso successo.
4 Dicembre 2020, esplode il caso Pornhub con l’articolo di Nicholas Kristof sul NYTimes La copertina dell’articolo di Nicholas Kristof sul New York Times Sollecitato dalla campagna #Traffickinghub, l’editorialista – e premio Pulitzer – Nicholas Kristof pubblica un’inchiesta sul New York Times sui casi di video con minorenni e aggressioni sessuali finiti su Pornhub. Il titolo, inequivocabile, è “The children of Pornhub”. In particolare, Kristof aveva raccolto la storia di Serena Fleites che, adolescente, aveva inviato al fidanzatino dell’epoca una serie di filmati hard con lei senza veli ed in pose sexy. Quei video erano finiti tutti in rete attraverso la piattaforma di MindGeek. Nessun filtro e nessun controllo, in quel caso. Come in moltissimi altri.
14 Dicembre 2020, si rimuovono i contenuti non verificati. Lo scandalo è immediato e travolgente e, ormai privi di alibi, i vertici di MindGeek decidono di rimuovere dalla vetrina di Pornhub circa 10 milioni di video provenienti da utenti anonimi.
Febbraio 2021, la Commissione Parlamentare Canadese convoca i vertici di Pornhub Feras Antoon, David Tassillo e Corey Urman all’udienza con la Commissione Parlamentare canadese I tre manager a capo di MindGeek – Feras Antoon , il CEO, David Tassillo e Corey Urman partecipano ad un incontro con la Commissione Parlamentare canadese, intenzionata a fare chiarezza sugli standard adottati dalla piattaforma in relazione al diritto alla privacy. Le dichiarazioni dei manager si scontrarono con quelle della giovane Serena Fleites, che dimostrò come i video che la riguardassero continuassero a ricomparire sul sito anche dopo la loro rimozione.
15 aprile 2021, Mastercard vara restrizioni per i siti di hosting di contenuti per adulti. PayPal ha già abbandonato la nave che, certo, non sta affondando ma è in piena tempesta. E anche Mastercard stringe la maglie. La nuova politica della società finanziaria richiede ai venditori di documentare il consenso, l’età e processare la verifica della creazione dei contenuti prima di elaborare i pagamenti. Mastercard vieta addirittura di impiegare alcune parole, usate spesso nelle query di ricerca. Il danno, nei confronti dei professionisti del sesso ancora attivi sui siti di MindGeek, è elevatissimo e, quando i processi di pagamento vengono definitivamente rimossi, molti di loro si riparano sulla piattaforma di streaming Only Fans, tentando di recuperare così i propri clienti.
Giugno 2021, MindGeek finisce in tribunale. Altra benzina sul fuoco viene buttata nel giugno dello stesso anno, con la causa intentata da Serena Fleites ed altre 33 vittime dei medesimi reati e che vede la Pornhub costretta a difendersi in tribunale. Secondo la tesi sostenuta dagli avvocati degli attori, la società era un’impresa criminale che sfruttava contenuti senza il consenso degli interessati e tutti coloro che ne facessero parte – manager, azionisti, dipendenti, collaboratori, artisti e performer – erano coinvolti e, in solido, responsabili come in una gigantesca associazione a delinquere della consistenza di un racket.
L’azione legale, pur non sortendo l’effetto desiderato, comunque si rivela tossica per la società che, con accuse diverse, deve comunque continuare a difendersi in tribunale.
Agosto 2021, OnlyFans vieta i contenuti sessualmente espliciti. Come in un domino, il vacillare di una tessera provoca, inevitabilmente, la caduta di altre.
La piattaforma OnlyFans bandisce i contenuti sessualmente espliciti, ora che le carte di credito come Mastercard hanno limitato i processi di pagamento per i contenuti sessuali. Il mondo del sesso per adulti, quello legale delle escort e delle videostar, si difende con una campagna online e, nell’arco di una settimana, OnlyFans ritorna sui propri passi, dopo aver stretto un patto con gli istituti finanziari che gestiscono e processano i pagamenti.
Giugno 2022, Visa e Mastercard lasciano MindGeek. Il CdA si dimette. I circuiti Visa e Mastercard abbandonano Pornhub e tutte le altre società del gruppo, sospendendo anche gli investimenti pubblicitari e, a stretto giro, l’ad di MinkGeek, Feras Antoon , e il Direttore generale David Tassillo si dimettono dalle loro cariche, mantenendo, però, la proprietà dei rispettivi pacchetti azionari.
Instagram e You Tube bannano il sito: settembre e dicembre 2022. A poco tempo di distanza, un’altra doccia fredda si abbatte sulla piattaforma: il social media Instagram , nel settembre del 2022 , bandisce definitivamente Pornhub per presunta violazione dei termini di servizio di Facebook e, nel dicembre dello stesso anno, anche YouTube censura e banna il canale del sito di MindGeek per palese violazione delle linee guida della community.
Gennaio 2023: entra in vigore in diversi stati degli USA la legge che vieta i siti porno ai minori. Parte dalla Louisiana la legge – approvata nel giugno del 2022 – che impone di verificare l’età dei visitatori di siti pornografici e, da lì, si estende ad una dozzina di altri stati americani. L’obbligo di accedere alla registrazione con i dati della patente di guida è un altro colpo tremendo per Pornhub, anche se sta nascendo un movimento che ritiene la legge liberticida per quanto attenga alla libertà di espressione e di pensiero.
Marzo 2023: esce la docufiction di Netflix “Money Shot, the Pornhub Story” e MindGeek cambia padrone Il 15 marzo scorso esce, sulla piattaforma Netflix, il documentario inchiesta “Money Shot, the Pornhub Story” che, attraverso interviste ai diretti interessati – dai manager di MindGeek ai legali che si sono occupati delle vicende giudiziarie -, hanno ripercorso la storia dei periodi di massimo exploit del sito di videosharing, che ha coinciso anche con l’inizio del suo declino.
Il documentario è schizzato, da subito, ai primi posti delle classifiche per visualizzazioni e, ad un solo giorno di distanza, il 16 marzo , il fondo finanziario Ethical Capital Partner prende il controllo del gruppo, assorbendo le azioni di Antoon e soci.
Pornhub ha, quindi, un nuovo proprietario: si chiama Rocco Meliambro ed è il presidente del fondo Ecp.
Chi sono Rocco Meliambro e l’Ethical Capital Partners. Il nuovo patron di Pornhub, Rocco Meliambro. Photocredit ethicalcapitalpartners.com Rocco Meliambro , italocanadese, è un imprenditore piuttosto noto nel mondo della finanza: è un investitore, fondatore e leader di startup con interessi in diversi settori, anche se il suo core business è nella cannabis.
Nel 2015, Meliambro ha fondato Meta Growth , divenuta il maggior rivenditore canadese di cannabis, ai vertici del settore per fatturato ma, nel tempo, è stato partner di Research Capital e di Moss Lawson. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato nel campo della finanza.
Quanto ad Ethical Capital Partners , è un fondo di investimento con un tratto piuttosto marcato: “Cerchiamo opportunità di investimento e di consulenza in settori che richiedono una leadership etica di principio”. Che, letto così, sembra fare a cazzotti con un settore come quello della pornografia e con un soggetto come Pornhub. Ecp investe “in opportunità che si concentrano sulla tecnologia, che presentano complessità legali e normative e che attribuiscono valore alla trasparenza e alla responsabilità ”- è scritto nella presentazione sul sito web.
L’acquisizione di MindGeek Con l’acquisizione MinkGeek, Meliambro ed Epc mettono le mani su Pornhub, YouPorn, Redtube, Brazzers, Men.com, Sean Cody, Trans Angels e Nutaku, solo per citarne alcuni, entrando nel mercato dell’intrattenimento per adulti dalla porta principale. Nella nota diffusa dalla società si legge: “Con un’attenzione particolare al sostegno della comunità e alla libertà di espressione, le piattaforme di MindGeek sono all’avanguardia per quanto riguarda la fiducia e la sicurezza, impiegando pratiche di conformità e di moderazione dei contenuti leader del settore”
Insomma, MindGeek e Pornhub sono eticamente sostenibili , a dispetto degli eventi che hanno segnato gli ultimi anni. Però si può sempre migliorare, secondo Epc: “MindGeek si impegna” , continua la nota, “a garantire un intrattenimento per adulti di qualità, fatto da e per adulti consenzienti , su piattaforme che definiscono gli standard di fiducia e sicurezza, istituendo misure di conformità che superano quelle di altre piattaforme su Internet […] per garantire che le sue piattaforme siano all’avanguardia dell’innovazione, della fiducia e della sicurezza su Internet e rimangano la sede di una comunità globale inclusiva di creatori di contenuti per adulti , performer, artisti e utenti che celebrano l’espressione creativa e sessuale”.
Ci penserà Meliambro… “Ecp cerca opportunità di investimento in settori che richiedono una leadership etica di principio – precisa il magnate della cannabis – La nostra filosofia si basa sull’identificazione di proprietà che si adattano al nostro approccio di investimento responsabile e che hanno il potenziale per creare rendimenti interessanti su un orizzonte temporale convincente. Riteniamo che l’industria dell’intrattenimento per adulti sia influenzata dall’evoluzione delle opinioni pubbliche e degli approcci normativi, e che sia il momento giusto per far evolvere questo business”.
E per Pornhub si annuncia una nuova vita, magari senza i vizi di quella precedente.