Il grido di una mamma spezzata dal dolore per Martina e la sfida di #StopFemminicidi su MondoUomo.it
Martina Carbonaro aveva solo 14 anni. Una vita giovane, piena di sogni, spezzata brutalmente. Oggi sappiamo la verità: l’ex fidanzato, Alessio Tucci, 19 anni, ha confessato l’omicidio. Ha ucciso Martina con una grossa pietra, in un edificio abbandonato accanto all’ex stadio Moccia di Afragola. Il movente? Il rifiuto di Martina di tornare con lui. “L’ho fatto perché mi aveva lasciato”, ha detto il mostro di turno…
Guardatelo bene, perché il mostro in questione ha il volto di tanti ragazzi di oggi…
Martina era uscita per un gelato con un’amica, ma ha incontrato l’ex fidanzato e la violenza ha preso il sopravvento. La Procura ha disposto il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Afragola piange una giovane vita e l’Italia si interroga ancora una volta sulla tragedia del femminicidio.
Come Editrice di MondoUomo.it, fin dal lancio ho deciso di integrare una sezione #StopFemminicidi, come nostro impegno concreto e costante per sensibilizzare, informare e combattere questa piaga sociale.
Ogni articolo, ogni approfondimento, ogni campagna è stato il voler lanciare un grido di allarme ed un appello alla responsabilità collettiva.
Ma oggi, di fronte a questa ennesima tragedia, mi chiedo e ci chiediamo tutti in redazione: a cosa servono i nostri sforzi?
Il dolore di una madre e di un padre, la perdita di una figlia, la rabbia di una comunità sembrano sfuggire a ogni tentativo di prevenzione. La giustizia dovrebbe essere la voce di chi non ha più voce, ma come può restituire a Martina il sorriso che le è stato strappato? Come può cancellare il vuoto che lascia in una famiglia? Come può proteggere tutte le ragazze che ogni giorno rischiano di diventare vittime?
Noi non vogliamo arrenderci. Nonostante la fatica e il senso di impotenza, continueremo a lottare con #StopFemminicidi, perché ogni vita spezzata è un fallimento che non possiamo accettare.
Serve un impegno ancora più forte, dalle scuole alle istituzioni, dalle famiglie alla società intera, media compresi. Serve educare al rispetto, riconoscere i segnali della violenza, intervenire prima che sia troppo tardi.
Martina non deve essere solo un nome, ma un monito per tutti noi. Perché nessuna madre debba mai più chiedersi “Quale giustizia?” con il cuore in frantumi.
Riposa in pace, piccola Martina. Il tuo nome sarà il nostro grido di speranza e la nostra forza per continuare a combattere. E noi, da MondoUomo.it, non smetteremo mai di chiedere giustizia. Per te, per tutte.