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Israele-Italia 4-5, partita “follissima”: 3 cose da buttare e 3 cose da salvare

Israele-Italia 4-5, una partita “follissima” come l’ha definita Politano e, probabilmente, non esiste un termine migliore per descriverla. L’Italia poteva perderla, poi l’aveva in pugno, poi ha rischiato di pareggiarla e infine, non si sa come, l’ha vinta. Bene così? Non proprio, ci portiamo a casa sei punti in due partite che, quanto meno, riaccendono le speranze di qualificazione ai Mondiali, anche se dovesse arrivare per la porta secondaria degli spareggi. Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? Per rispondere analizziamo cosa ha funzionato e cosa no.

Israele-Italia, le 3 cose che non hanno funzionato

Inanzitutto esaminiamo cosa non ha funzionato, perché quando si vince si analizzano gli errori con più lucidità.

1- Approccio sbagliato

Partiamo dall’approccio, inaccettabile per una squadra come l’Italia che ha bisogno come il pane di punti. Gli azzurri nel primo tempo erano molli, disattenti, quasi svogliati. Gattuso si è appellato alla condizione non ottimale, una cantilena ripetuta più volte ai primi di settembre per nascondere defaillance piuttosto evidenti degli azzurri.

La forma fisica non al 100% non può però essere una scusa, perché quando si indossa la maglia dell’Italia bisogna sempre approcciare nel mondo giusto, con lo stesso sacro furore agonistico che scorreva nelle vene di Gattuso quando giocava.

2- Difesa colabrodo

Altra nota dolente: la difesa. Prendere 4 goal da Israele, squadra di medio livello ma non certo eccelso, deve far riflettere. Cosa succederà quando di fronte avremo squadre come Brasile, Spagna o Argentina? Due autogoal fantozziani e, in generale, altri due goal presi da “polli”, sono a dir poco preoccupanti. L’Italia ha vinto 4 Mondiali puntando tutto, o quasi, sulla difesa. Se vogliamo arrivare alla prossima competizione iridata, e non dico vincere ma almeno fare bella figura, Gattuso dovrà lavorare, e molto, proprio sulla difesa.

3- Differenza reti, profondo rosso

Altro aspetto negativo: i 4 goal presi pesano molto sulla differenza reti. L’Italia deve innanzitutto raggiungere la Norvegia, ma al momento è sotto nella differenza reti. In caso di arrivo a pari punti, i norvegesi almeno per ora passerebbero come primi, spedendoci agli spareggi. Un fattore che Gattuso e i suoi dovranno considerare: bisogna segnare tanto ma, se possibile, incassare poco.

Cosa salvare?

Dopo esserci “autofustigati”, passiamo agli aspetti più positivi di questa partita.

1- I 3 punti

I 3 punti sono, forse, l’unica cosa buona da portarci a casa. Era necessario vincere, anzi fondamentale, e la vittoria è arrivata. Si può discutere sul come, sulla fortuna, sul “pranzo al sacco” che le difese hanno fatto nelle rispettive aree italiana e israeliana, come l’ha definito Adani nella sua scoppiettante telecronaca, folle tanto quanto Israele-Italia. Una vittoria che ci tiene ancora in corsa e, per il momento, questo basta.

2- La reazione

Nonostante tutto, l’Italia ha reagito non una, non due, ma ben tre volte. Prima è andata sotto e ha recuperato; poi è andata di nuovo sotto e ha recuperato di nuovo quasi subito. Sul 2-4 si è fatta riprendere sul 4-4, e sembrava prossima al tracollo. Poi a tempo ormai scaduto ha trovato il goal vittoria del 4-5. Difesa ballerina, sicuramente, ma anche tanto cuore per questa squadra.

3- La coppia Retegui-Kean funziona

Retegui e Kean hanno lavorato molto bene nelle partite con Estonia e Israele, mettendo a referto un bottino di ben 5 goal in due. Niente male, considerando che là davanti da tempo cercavamo qualcuno che sapesse buttarla dentro. Oggi ne abbiamo addirittura due che segnano e questa è stata una felice intuizione di Gattuso. Ora c’è da lavorare su un sistema di gioco in grado di supportare questi due ragazzi, che hanno dimostrato di parlare la stessa lingua, quella del goal.

E tu cosa salveresti e cosa butteresti? Come lo vedi il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto?

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