La storia della pianista siciliana che ha trasformato un amore tossico in una lezione di libertà. Oggi racconta il suo inferno personale e la forza trovata nella musica.
Nel cuore della Sicilia, tra spartiti e silenzi, è nata una delle storie più forti degli ultimi tempi. Giuseppina Torre, pianista e compositrice originaria di Vittoria, in provincia di Ragusa, ha deciso di raccontare il proprio passato in un libro intitolato “Un piano per rinascere“, scritto insieme alla giornalista Barbara Visintin per l’editore Solferino.
Un amore nato presto, sfociato in buio e dolore
Tutto comincia quando lei ha solo 14 anni e lui 17. Un incontro come tanti, a una festa, dove il ragazzo si mostra affascinante e sicuro. Un colpo di fulmine. Ma dietro ai complimenti e alle attenzioni, si nascondeva un abisso. Con il tempo, le prime crepe: sparizioni improvvise, silenzi inspiegabili, segnali che allora apparivano come piccoli fastidi, ma che col senno di poi si sono rivelati gli indizi di qualcosa di ben più grave.
Negli anni successivi, la relazione si trasforma in una gabbia. Giuseppina, che nel frattempo avanza nella sua carriera musicale, si trova a dover affrontare giudizi velenosi, manipolazioni emotive e svalutazioni continue. L’uomo la definisce “una donna da rottamare”, le toglie dignità, le impedisce di brillare come artista e come persona.
Violenza domestica: tra schiaffi, minacce e controllo
Con il tempo, le parole si trasformano in atti. Arrivano gli schiaffi, i calci, gli sputi. Quando il compagno arriva a mentire a suo padre al telefono, Giuseppina capisce che la situazione è sfuggita di mano. Decide di andarsene, ma l’inferno non è ancora finito. L’uomo comincia a controllarle il telefono, la obbliga a fare videochiamate per sapere dove si trova, svuota il conto in banca e fa sparire tutti i suoi vestiti, fingendo un furto.
Due aborti e nessuna empatia. Anzi, la colpevolizza, la fa sentire sbagliata come donna. E quando trova il coraggio di denunciare, si scontra con una realtà amara: un carabiniere le chiede se sia sicura di voler denunciare il padre di suo figlio. Una frase che le gela il sangue.
Una rinascita possibile, grazie alla musica
Nonostante tutto, Giuseppina trova un’ancora: il pianoforte. In quegli 88 tasti c’è la sua salvezza. La musica diventa rifugio, terapia, forza. “Il pianoforte è stato il mio compagno fedele”, confessa. Oggi vive a Milano, lontano da quel passato soffocante, anche se ammette che la paura non scompare mai del tutto.
La sua storia è diventata simbolo di resilienza e speranza. Un invito alle donne che vivono in relazioni tossiche a cercare la forza dentro di sé, nelle passioni, negli spazi sicuri. “Aggrappatevi a ciò che vi fa stare bene, perché da lì può arrivare il coraggio di cambiare vita.”
Una voce per tante donne
Giuseppina Torre ha alzato la voce per sé e per tutte quelle donne che ancora non riescono a farlo. La sua testimonianza, raccontata in modo autentico e profondo, è un richiamo all’importanza di riconoscere la violenza, denunciarla e credere nella possibilità di rinascere. Con la musica nel cuore e la dignità ritrovata.
Fonte: Open.Online.it