Il crypto winter in atto ormai da un anno non sembra assolutamente intenzionato a lasciare il passo all’auspicato ripresa del mercato. A confermarlo è la notizia ufficiale è che Genesis dichiara il fallimento.
L’azienda specializzata nei prestiti in criptovaluta chiude i battenti dopo settimane in cui le indiscrezioni al proposito avevano continuato a rincorrersi in maniera frenetica.
L’azienda ha infine deciso di gettare la spugna e accodarsi all’elenco di quelle le quali hanno chiesto di poter essere incluse nel Chapter 11, l’equivalente a stelle e strisce del nostro fallimento. Genesis Holdco e due sussidiarie, il prestatore Genesis Global Capital e un braccio operante nell’area Asia-Pacifico, hanno avanzato la richiesta nel distretto meridionale di New York. Le proporzioni del fallimento possono essere dedotte dalle cifre accluse alla richiesta: Genesis Holdco deve ai suoi 50 principali creditori circa 3,4 miliardi di dollari.
L’effetto contagio di FTX non lascia scampo
Genesis può essere considerato l’ennesima vittima di FTX, l’exchange truffa di Sam Bankman-Fried che con il suo fallimento si è abbattuto alla stregua di uno tsunami sul mercato crypto. È infatti il più grande creditore non garantito in una lista che contiene un gran numero di aziende messe alle strette dal clamoroso crac che è considerato da molti un eventi epocale.
In particolare, Genesis Global Capital è in testa alla “Top 50 List”, l’elenco in cui sono inclusi, volenti o nolenti, i principali creditori dell’exchange che era indicato da molti come un modello virtuoso, salvo poi rivelarsi il suo esatto contrario. Il debito vantato è pari a 226,3 milioni di dollari, secondo un documento presentato nella giornata di ieri. Si tratta però del classico credito inesigibile, ovvero impossibile da riscuotere o quasi.
Nell’elenco, che è stato divulgato solo in parte, compaiono poi i nomi di Pulsar Global Ltd., cui spetterebbero quasi 93 milioni di dollari, Larry Qian, il 14esimo della lista con un reclamo pari a 91,1 milioni e Wintermute, market maker di criptovalute con sede a Singapore, che figura al 29esimo con una richiesta di 33 milioni. Resta da capire quante di queste realtà saranno costrette allo spiaggiamento nell’immediato futuro.
Genesis: cosa accadrà ora?
La società, che rientra nella galassia del Digital Currency Group di Barry Silbert, ha presentato una documentazione a corredo della sua richiesta di accesso al Chapter 11, nella quale è contenuta una impegnativa previsione. Genesis Global Capital, infatti, prevede di uscire dalla protezione della legge fallimentare statunitense entro e non oltre il prossimo 19 maggio. Occorre sottolineare che ove andasse effettivamente in porto, si tratterebbe di un processo molto più rapido di quello che è stato affrontato da altri prestatori di criptovalute che si sono dovuti avvalere del Chapter 11, a partire da Celsius Network LLC e Voyager Digital Ltd.
La speranza, naturalmente, è che tale previsione si riveli veritiera. La lunga teoria di fallimenti innescati dalle vicende di Terra (LUNA) e FTX, infatti, è andata ad innescarsi in una situazione che era già ampiamente critica, distruggendo risorse pari a miliardi di dollari per un gran numero di investitori al dettaglio i quali si erano illusi di partecipare ad una festa infinita, non prevedendo di doverne pagare il biglietto di ingresso. Come abbiamo ricordato all’inizio, soltanto con Genesis sono andati in fumo 3,4 miliardi di dollari, mentre ancora non sono noti i contorni dei debiti lasciati da FTX. Per ora sembra che soltanto ai primi 50 creditori siano dovuti 3,4 miliardi dollari, in base a quanto affermato dal Washington Post, ma il buco potrebbe essere ancora più largo. Se i curatori fallimentari hanno reperito circa 5 miliardi di dollari, si tratta però per la maggior parte di asset virtuali, di cui è praticamente impossibile capire il reale valore di mercato.
Tra le vittime che non recupereranno mai i soldi, spiccano i nomi di Tom Brady, stella del football americano, e della ex moglie e modella Gisele Bündchen. In qualità di azionisti di FTX non rivedranno mai più i 70 milioni di dollari circa investiti nella società.
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