L’Unione Europea continua a rimandare il voto finale per l’approvazione del MiCA (Markets in Crypto Assets), il nuovo regolamento in tema di criptovalute su cui dovrà regolarsi il relativo ecosistema nel corso dei prossimi anni.
Già in un’occasione, nel mese di novembre, le istituzioni continentali avevano optato per rinviarlo, posticipandolo al prossimo mese di febbraio. Ora è arrivato un secondo slittamento, ad aprile, tale da sollevare qualche dubbio su cosa stia realmente accadendo dietro le quinte, in un momento in cui la scena crypto è stata letteralmente terremotata dalle vicende di FTX. Tanto da spingere alcuni osservatori ad affermare che i ritardi nella sua applicazione lo renderanno rapidamente inadeguato all’evoluzione del settore.
MiCA, i problemi sarebbero nella traduzione del documento
Secondo le indiscrezioni che stanno circolando in queste ore, il nuovo rinvio del voto finale sul MiCA sarebbe da attribuire a nuove difficoltà di traduzione del documento, composto da 400 pagine. In pratica, il testo deve essere tradotto nella lingua nazionale di ognuno dei 24 Paesi che compongono l’eurozona e questo starebbe fornendo non pochi grattacapi ai responsabili.
Occorre ricordare che già il primo rinvio era stato reso necessario dalle stesse difficoltà. Il problema è che ad ogni slittamento del voto corrisponde un allungamento dei tempi di attesa per la redazione delle regole di attuazione della normativa. Soltanto una volta approvato definitivamente il MiCA potrà essere tradotto in standard tecnici dai regolatori, che per farlo avranno a disposizione un lasso temporale tra i 12 e i 18 mesi.
Le tappe del MiCA
Il Markets in Crypto Assets è stato concepito come un nuovo quadro di regole all’interno del quale dovrebbero agire tutti gli operatori del settore. La commissione europea incaricata all’uopo ha approvato il provvedimento nel passato mese di ottobre, dopo due anni dalla sua presentazione.
Nel corso di questi due anni, però, l’innovazione finanziaria ha visto succedersi una serie di eventi estremamente rilevanti. In particolare ha visto affacciarsi sul proscenio una realtà con cui non aveva ancora fatto i conti, quella rappresentata dalla vera e propria truffa FTX. Senza contare lo sconquasso provocato dal crollo della stablecoin Terra (LUNA), il quale aveva messo a nudo i problemi rappresentati dalle stablecoin algoritmiche, ovvero non “peggate” (ancorate) a beni reali.
Da quando è stato presentato il nuovo regolamento si sono cioè rafforzate le esigenze di sicurezza per i consumatori e di queste occorre sicuramente tenere conto. Il problema è che rinvio dopo rinvio, queste nuove regole potrebbero perdere rapidamente in termini di efficacia.
Il problema ambientale resta sullo sfondo
Oltre che ai problemi di sicurezza, il MiCA dovrebbe essere chiamato a dare risposte anche a quelli in termini di compatibilità ambientale. Almeno questo è il parere del gruppo dei Paesi nordici capeggiati dalla Svezia.
In governo di Stoccolma, in particolare, accusa il mining portato avanti con il meccanismo Proof-of-Work, ovvero quello che caratterizza l’aggiunta dei blocchi sulla rete di Bitcoin. Sul tema è in atto una feroce polemica ormai da anni, con i due fronti pronti a duellare con argomenti spesso non pertinenti. Il problema effettivamente esiste, come dimostra un recente rapporto di Forexsuggest.com, secondo il quale per rimuovere dall’atmosfera l’anidride carbonica prodotto dal mining di BTC nel solo 2022 occorrerebbe piantare ben 431,6 milioni di nuovi alberi.
Occorre peraltro considerare che dopo una flessione nel corso del 2021 i consumi della rete Bitcoin sono tornati a salire durante gli ultimi dodici mesi, segno evidente che non sono molti i miners che utilizzano fonti di energia rinnovabili per approvvigionarsi. Ove questo trend dovesse proseguire non è difficile capire che Svezia e blocco nordico torneranno all’assalto del mining Proof-of-Work. Resta da capire se questo assalto si tradurrà in nuovi provvedimenti contro il Bitcoin, tali da rendere obsoleto o quasi il MiCA nel momento in cui entrerà realmente in vigore.