Il passato 14 febbraio lo storico browser Internet Explorer è andato in pensione, dopo 28 anni di onorata carriera. Un addio che segna la fine di un’epoca e lascia il posto a Edge, programma nato a sua volta nel 2015 e destinato a sostituirlo.
In pratica chi ha ancora l’icona di Explorer sul suo personal computer, cliccandoci sopra sarà reindirizzato alla schermata introduttiva del nuovo browser, dando attuazione all’annuncio che era stato dato nel passato mese di giugno da Microsoft. Già dal 17 agosto del 2021, del resto, i servizi web legati a Microsoft 365, ovvero Outlook, Office Online, OneDrive e altri, non potevano più essere fruiti tramite Explorer.
Internet Explorer, una storia di successo
La storia di Explorer può essere considerata quella di un grande successo, almeno all’inizio. Per capirne meglio le proporzioni basterà ricordare che nel 2004, ovvero a nove anni di distanza dal suo lancio, il browser di Microsoft aveva collezionato il 94% del suo mercato di riferimento. In pratica era il monopolista, in un momento in cui le possibili alternative, come Safari (Apple) e Firefox (Mozilla) stavano muovendo i loro primi passi.
Proprio il fatto di essere montato su tutti i dispositivi prodotti dalla casa di Redmond che montavano il sistema operativo Windows era stato considerato (e denunciato dalla concorrenza) alla stregua di un abuso di posizione dominante, tanto da spingere le autorità di regolamentazione del mercato, sia negli Stati Uniti che in Europa, ad attivarsi per limitare tale situazione. La risposta fu individuata nella separazione dagli altri software, come fece l’Unione Europea nel corso del 2009.

Da quel momento la situazione si è andata non solo riequilibrando, ma spostando a favore di Google Chrome. Basti pensare che al momento, il browser di Big G è montato sul 65% dei dispositivi di ogni parte del globo. Si trova quindi ad arrancare Edge, il successore di Explorer, che gode invece di una quota di mercato pari all’11%. Per poter recuperare terreno, dovrà dimostrare di garantire realmente quella esperienza Web più veloce, più sicura e più moderna rispetto a Internet Explorer decantata dalla casa madre.
L’accordo segreto tra Apple e Google
La battaglia di Edge contro Chrome ha inizio in un momento molto particolare. Nel corso degli ultimi giorni, infatti, sono state diffuse indiscrezioni che vorrebbero Google e Apple fautrici di un accordo segreto teso a stabilizzare uno status quo ad esse favorevole.
In pratica, Google avrebbe girato ormai da anni ad Apple una parte rilevante delle entrate rese possibili dagli utenti di Chrome su iOS ritagliandosi in cambio la possibilità di rimanere il provider di ricerca predefinito su Safari e una serie di altri vantaggi commerciali. Si parla addirittura di 15 miliardi di dollari che ogni anno si trasferiscono dalle casse dell’una a quelle dell’altra società. La motivazione di questo trasferimento è molto semplice: in tal modo Google si garantisce il mantenimento della sua posizione di dominio senza dover affrontare le spese necessarie alla difesa del suo browser.
Si tratta con tutta evidenza di una politica lesiva degli interessi dei consumatori. Se, infatti, Google può prosperare senza necessità di convogliare massicce risorse per affinare il suo programma, Apple a sua volta non si attiva per migliorare Safari e offrire una possibile alternativa di livello. Ancora una volta, quindi, stiamo parlando di politiche tese ad alterare il principio di concorrenza sui mercati e cristallizzare una situazione di evidente monopolio.
Se all’inizio del millennio fu Microsoft a dover rispondere di questi comportamenti, ora potrebbe essere il turno di Google a pagare dazio. Ove ciò accadesse per Edge si potrebbero aprire spazi per andare a intaccare le posizioni della rivale. Non resta che attendere i prossimi mesi per capire se il nuovo browser potrà assumere le vesti di protagonista o sia destinato, al contrario, a rimanere un semplice comprimario.
Seguici sui Social