Il 6 novembre, un giorno per sottolineare l’importanza della tutela ambientale.
La tutela degli ecosistemi è oggetto di analisi e dibattiti. La popolazione mondiale sta comprendendo che è necessaria un’inversione di rotta per arginare gli effetti nefasti dell’industrializzazione e della deforestazione. Il 6 novembre si celebra la Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento ambientale in situazioni di guerra e conflitto armato. L’iniziativa ha l’onere di sottolineare l’importanza della salvaguardia ambientale in qualsiasi circostanza.
Una data che ci ricorda quanto sia importante l’ambiente, invitando la popolazione mondiale a preservare gli ecosistemi in qualsiasi situazione.
Fin dalla nascita dell’umanità, l’uomo ha iniziato ad interagire con l’ambiente circostante, cercando di trarne profitto. Lo spirito di sopravvivenza ha spinto l’essere umano a ledere il pianeta, senza interrogarsi sulle conseguenze delle sue azioni. Nel corso dei millenni lo sviluppo ha apportato innumerevoli vantaggi alla qualità di vita umana, generando danni ambientali. Senza il progresso non saremmo quello che siamo oggi, ma viene da chiedersi quale sia il prezzo da pagare.
Le cause del cambiamento climatico e delle catasfrofi naturali.
Il rapporto fra uomo e ambiente oggi torna ad essere più attuale che mai. Gli eventi catastrofici recenti ci segnalano lo stato di malessere del pianeta. Cambiamenti climatici ed eventi alluvionali non sono altro che l’effetto dell’opera antropica perpetrata ai danni dell’ambiente per un lasso di tempo troppo lungo. L’intensa industrializzazione ha provocato e continua a provocare l’aumento delle emissioni di C02. Con la deforestazione, inoltre, è venuto meno l’equilibrio fra CO2 e livelli di ossigeno. Le piante e gli alberi, infatti, hanno un’azione regolatrice, emettendo ossigeno nell’aria. L’abusivismo edilizio ha destabilizzato i terreni, rendendoli sempre più vulnerabili.
Il rapporto cause-effetto è ormai ben chiaro, e non possiamo fare altro che acquisire consapevolezza del cambiamento climatico.
L’inquinamento è un fattore che riguarda anche gli eventi bellici. La devastazione ambientale in situazioni di guerre e conflitti armati è un argomento molto attuale, sebbene se ne sottovaluti l’entità.
Nel momento in cui scoppia una guerra e sono coinvolte una o più nazioni, vengono meno i principi di umanità. Le strategie militari si soffermano sul desiderio di prevaricazione, mettendo in secondo piano il valore umano. In un contesto bellico la natura diventa la vittima perfetta. Del resto distruggendo le risorse naturali e gli ecosistemi di un territorio, si infligge un duro colpo anche alla popolazione locale.
La salvaguardia dell’ambiente in situazioni di guerra.
La celebrazione pone l’attenzione in particolar modo sulla difesa dell’ambiente in tempo di guerra e di conflitto armato. L’impatto bellico a livello ambientale risulta essere piuttosto elevato. Oltre ai feriti, alle morti ingiuste, alla distruzione delle città, le guerre provocano danni anche agli ecosistemi. Solitamente si tende ad ignorare la devastazione ambientale che un conflitto mette in moto. Eppure la crudeltà della guerra si manifesta anche attraverso atti vili contro la natura, come incendi alle foreste, uccisioni di animali, avvelenamento di terreni.
Il valore della Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento ambientale in caso di guerra.
La Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento ambientale in caso di guerra ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione riguardo un argomento spinoso. La celebrazione è stata istituita dall’ONU nel 2001 per contrastare le problematiche ambientali causate in situazioni di guerra. Una ricorrenza che deve garantire la protezione dell’ecosistema e il mantenimento di una pace duratura.
L’ONU ritiene che ci sia una diretta correlazione fra la salvaguardia degli ecosistemi e il raggiungimento di un equilibrio pacifico fra gli Stati. La distruzione degli ecosistemi rientra, infatti, nelle strategie militari. Nel corso della storia si sono registrati innumerevoli casi di crudeltà contro gli animali del territorio. I danni causati all’ambiente hanno generato effetti nefasti sull’economia mondiale. Basti pensare che metà della popolazione trae le sue fonti di sostentamento dalle risorse naturali.
Un giorno che ricorda le barbarie della guerra, la banalità del male che si manifesta attraverso i danni contro la natura.
Il ruolo dell’ONU per il mantenimento della pace e della tutela ambientale.
L’ONU è consapevole dell’importanza della difesa ambientale; tuttavia fra i suoi obiettivi vi è anche il mantenimento di una situazione di pace fra gli Stati. Due fattori in stretta connessione, per i quali le Nazioni Unite stanno lavorando alacremente. L’ONU coordina sei agenzie e dipartimenti per aiutare i Paesi ad individuare i danni ambientali provocati in situazioni di conflitto. Al contempo le agenzie si impegnano per cercare di stabilire la pace fra i popoli.
Il Pianeta va salvaguardato, e per tutelarlo è necessario agire per evitare l’insorgenza delle guerre. I conflitti armati ledono i popoli e il territorio, perpetrando omicidi e ecocidi. Colpire l’ambiente equivale a colpire gli esseri umani, ed ogni individuo deve dare il massimo per evitare che questo accada nuovamente.
L’impatto devastante delle guerre sull’ambiente.
Parlare di guerre non è mai facile. Una carneficina di vittime innocenti, a cui è difficile dare una spiegazione logica. E alla distruzione delle vite umane si aggiunge la distruzione della natura, l’altra vittime del desiderio di sopraffazione. Gli alberi delle foreste vanno in fiamme, e muoiono come muoiono i bambini. I fiumi vengono intossicati, rendendo l’acqua un veleno.
La natura non può difendersi; inizialmente sembra inerme dinanzi alle atrocità umane. Una calma apparente che trova sfogo in catastrofi naturali di grande entità. E così dal potere malefico della guerra nasce una forza incontrollata che distrugge il creato, mietendo ancora una volta vittime.
Gli effetti sull’aria.
Se si pensa ai recenti eventi bellici bisogna in primis valutare il fattore inquinante per l’atmosfera. I mezzi di trasporto utilizzati aumentano l’emissione di CO2. Le esplosioni producono un’elevata quantità di gas e polveri che si disperdono nell’aria.
Gli effetti sul suolo.
Il suolo risente delle attività tossiche messe in atto nel periodo bellico. Le strategie militari prevedono la deforestazione di arie boschive per adibirle a campo di battaglia o aria di accampamento. I terreni entrano poi in contatto con sostanze tossiche che danneggiano in modo irreversibile il suolo. Nel corso di un conflitto si ricorre anche all’uso di ordigni, ed anche questi esercitano un’azione distruttiva, modificando la conformazione del territorio. Negli anni successivi, infatti, sarà annullato qualsiasi uso riproduttivo del terreno.
Gli effetti sull’acqua.
La contaminazione dei terreni raggiunge facilmente anche i corsi d’acqua e le falde acquifere. Molto spesso vengono bombardate dighe con lo scopo di allagare alcune zone, provocando disagi alla popolazione residente. I fiumi inquinati sfociano in mare, espandendosi velocemente anche nelle aree circostanti.
L’impatto su fauna e vegetazione.
Come accennato precedentemente, in ogni conflitto il danno ambientale coinvolge anche gli animali. Gli incendi e i bombardamenti nuocciono alla vegetazione, ma anche alla fauna. Alcune specie muoiono nell’immediato, altre tendono a diminuire a causa dell’inquinamento dell’area. Non vanno dimenticate le operazioni navali e sottomarine, che rovinano le specie marine.
I danni ambientali della guerra in Ucraina.
Da più di due anni l’Ucraina è teatro di uno scontro con la Russia. Un evento bellico che si sta rivelando gravoso in termini di vite umane. Impossibile non rivolgere un pensiero alle vittime innocenti di un conflitto ancora una volta banale ed evitabile. Tuttavia si tende spesso ad ignorare il fattore ambientale.
Stando ad un’analisi in questo biennio sono stati emesse tonnellate di anidride carbonica. I bombardamenti e il movimento di truppe stanno provocando un ingente inquinamento atmosferico. Secondo i ricercatori l’aria, l’acqua e il suolo dell’Ucraina sono contaminate da sostanze tossiche. Gli incendi hanno distrutto foreste e devastato habitat unici. Data la sua estensione, l’Ucraina ospita ben 6.808 aree protette che rischiano di essere distrutte. Un duro colpo per una buona percentuale della biodiversità continentale europea. Risultano a rischio diverse specie animali, fra cui l’orso euroasiatico e il bisonte europeo.
Le conseguenze della guerra a Gaza.
Da poco più di un anno anche la Palestina è teatro di una cruenta guerra. Il territorio di Gaza è altamente esposto a bombardamenti che stanno disperdendo elevati quantitativi di anidride carbonica. Inoltre bisogna tener conto degli spostamenti delle truppe tramite voli aerei o mezzi di trasporto via terra. La comunità è esposta ad un inquinamento ambientale notevole che potrebbe avere delle gravi ripercussioni anche sulla salute.
Terminati i conflitti, la Palestina e l’Ucraina dovranno fare i conti anche con le conseguenze dannose dell’inquinamento. Non solo morti per bombardamenti ed incendi, ma anche decessi per malattie provocate dall’impatto ambientale. Inoltre buona parte dei terreni non potrà essere coltivabile per un lungo periodo. La mancanza di coltivazioni si ripercuoterà anche sull’economia, poiché verranno meno le risorse naturali.
Una problematica che oggi vede coinvolte l’Ucraina e la Palestina, che in passato ha visto protagonisti altri Paesi. La situazione non può essere ignorata e ci spinge ad interrogarci sulla validità delle guerre. In un contesto così deleterio, è necessario che le organizzazioni e le singole popolazioni agiscano per garantire la pace.
Gli esiti nocivi della crisi climatica sono già in atto e non sono altro che la risposta della natura agli insulti perpetrati per secoli. Il livello di inquinamento in condizioni di pace e stabilità risulta già notevole. Nei periodi bellici si registra un ulteriore incremento dei livelli di emissioni di CO2, e questo l’atmosfera non riesce a reggerlo.
Per garantire un futuro al Pianeta e alla nuove generazioni è necessaria una presa di coscienza collettiva. La società deve comprendere che non può infliggere ulteriori insulti alla natura. E dunque le emissioni di CO2 devono diminuire, così come le opere di deforestazione.
Il 6 novembre non deve ridursi ad una semplice ricorrenza. Non deve diventare un giorno in cui parlare della tutela ambientale in situazioni di guerra, ma deve essere un momento da cui trarre spunto e determinazione. La determinazione a non anteporre il profitto, la forza di rinunciare al dio denaro, a favore di qualcosa di molto più prezioso: il benessere ambientale e la salute della collettività.