Il maschio Alfa e tutti gli altri, i bravi ragazzi

maschio alfa maschio alpha. Ptohocredit
Prototipo del maschio Alfa, James Bond (Sean-Connery).Photocredit milanopost.info

Per noi donne è l’equivalente del principe azzurro: è per questo che il maschio Alfa, probabilmente, non esiste in natura.

In compenso, il quotidiano è pieno di uomini che declinano l’intero alfabeto greco.

Dopo secoli passati a cercare l’uomo (pensate a Diogene, con il lanternino), arriva clamorosa la rivelazione: il maschio Alfa non esiste: quel prototipo della virilità maschile, che domina senza sopraffare, che guida senza comandare e che si piace senza essere narciso, sarebbe  un parto della fantasia. Femminile, ovviamente, solleticata dal cervello rettiliano, ma anche maschile, in cerca di modelli cui ispirarsi.

La teoria del lupo capobranco, il dominatore feroce

Maschio alfa. Photocredit Ron Porter da Pixabay
Il lupo, ovvero il prototipo del maschio Alfa. Photocredit Ron Porter da Pixabay

La clamorosa nuova verità arriva dallo stesso ambiente in cui si è sviluppata la teoria oggi ritenuta fallata, ovvero l’etologia e, nello specifico, le dinamiche di branco dei lupi: la retromarcia è proprio dell’autore che, per primo, aveva tracciato i tratti del capobranco, al vertice della gerarchia tra i cànidi selvatici. Dopo anni di studio, ha accertato che il processo, in realtà, era l’esatto contrario di quanto descritto.

La sintesi dello studioso, David Mech – che espresse la propria teoria alla base dell’equivoco nel 1970, con la pubblicazione The Wolf: Ecology and Behavior of an Endangered Species (Il lupo. Ecologia e comportamento di una specie in via di estinzione) – è questo nuovo paradigma: il capobranco diventa tale perché, riproducendosi, crea un proprio gruppo di cui è naturalmente la guida, divenendo punto di riferimento degli altri esemplari maschi, come in ogni società naturalmente patriarcale. La tesi originaria sostenuta da Mech era che il capobranco, in quanto superiore e dominatore, si accoppiasse con tutte le femmine del gruppo, dopo aver sconfitto la “concorrenza” in duelli tanto epici quanto cruenti.

Praticamente, l’esatto contrario.

La fiera degli equivoci

E tra gli umani?

Per gli umani, il maschio Alfa (o maschio Alpha) è una sorta di soggetto (quasi) mitologico, un concentrato di virtù alle quali non corrispondono difetti, come una medaglia con una sola faccia. Possibile? No, ovviamente. Quindi, con buona pace dell’immaginario collettivo femminile (ma non solo), al massimo si arriva ad un soggetto che è un quasi Alfa. E già questo non sarebbe cosa da poco.

Fiumi di letteratura spiegano come diventarlo, partendo dal presupposto che le immaginifiche caratteristiche del maschio in oggetto non siano solo caratteriali ma comportamentali: il carattere, si sa, non si cambia. Ma il comportamento, sì.

Bastardo” è il suo secondo nome

L’uomo considerato il più vicino al prototipo “Alfa” è solitamente apostrofato, da noi donne, il “bastardo”: quello che un claim pubblicitario di parecchi anni fa definiva come “l’uomo che non deve chiedere mai”. Tutto un gigantesco equivoco.

È bastardo perché non è schiavo delle comuni convenzioni (la conseguenza è che non ama passare la giornata ai centri commerciali); perché risponde con razionale distacco alle tempeste emotive altrui (noi ci strappiamo i capelli e lui si fa un caffè); perché persegue i propri obiettivi di auto-realizzazione (ci piace sottolinearne lo status sociale ma non ci va giù che ci trascuri per raggiungerlo e mantenerlo); perché si preoccupa del proprio aspetto e della propria salute (a noi piaceva proprio perché era un gran figo ma non lo sopportiamo quando ci ruba l’antirughe); perché piace alle altre e per lui è naturale che questo accada (e noi vogliamo l’esclusiva)…

In realtà, il discorso è un po’ più ampio e meno banale di così, sennò non si spiegherebbe perché, da sempre, noi cerchiamo e vogliamo il maschio Alfa (o maschio Alpha), finendo poi con l’accontentarsi dell’offerta corrente, ripiegando sui bravi ragazzi e sgranando tutto l’alfabeto greco – dalla lettera beta fino all’omega – come se fosse un rosario.

Identikit del Maschio Alfa

Quindi, più che basarci sugli esempi in natura, proviamo a tracciare un identikit degli uomini che le donne dichiarano di preferire, ritenendoli attraenti già alla prima occhiata.

  • Sono sicuri di sé e lo manifestano apertamente  (determinati ma non arroganti);
  • Decisamente disinvolti (ma non strafottenti);
  • Perseguono principi di autoaffermazione (ma hanno rispetto delle debolezze altrui);
  • Sono autonomi ed indipendenti (amano condividere ma sono autosufficienti);
  • Sono abbondantemente indifferenti alle opinioni altrui (ma ne hanno rispetto);
  • Manifestano una chiara attitudine al rischio (ma non all’azzardo, non si affidano alla sorte);
  • Ascoltano il loro istinto (ma non agiscono di impulso);
  • Sono intensi e passionali (non solo tra le lenzuola);
  • Sono dei dominanti (ma non aggressivi; prevengono lo scontro ma, se costretti, non vi si sottraggono e hanno come unico obiettivo la vittoria con il minor dispendio di tempo, energie e risorse);
  • Sessualmente appaiono disinibiti e promiscui (non si pongono limiti né pregiudizi ed esplorano ogni opportunità);
  • Fisicamente esprimono dei tratti fortemente mascolini: muscolatura sviluppata, spalle larghe, mascella squadrata e voce profonda. E tutto il resto.

Ora si capisce perché ci piace, no?

E’ chiaro che uno così ci deve piacere per forza, ma è sul perché lo cerchiamo (spesso senza trovarlo) che bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere.

In natura, le femmine sono attratte dal maschio Alfa perché è quello che meglio ne soddisfa il bisogno evoluzionistico: presenta geni migliori di altri e maggiori possibilità di cacciare e nutrire i cuccioli. Praticamente, una sorta di assicurazione per la diffusione e la sopravvivenza della propria eredità genetica.

È un istinto primordiale ancora vivo e presente in noi umani, anche se non sempre ne siamo consapevoli: sono relazioni ancestrali che interessano la nostra parte più animale, non certo quella razionale. Ecco perché le donne sono attratte dai maschi Alfa, ritenendo che tutti gli altri non siano all’altezza di soddisfare quei bisogni primari che la nostra parte istintuale, invece, continua a voler mettere, subdolamente, in primo piano. Negli altri soggetti maschi – dai Beta, fino agli Omega – le caratteristiche virili si manifestano in modo più fievole e, conseguentemente, risultano meno interessanti.

In sintesi, ad attrarre le donne – anche le più calcolatrici – non sarebbero il successo, il denaro o il potere, tout court: questi sono solo alcuni effetti, riconducibili alla vera causa, ovvero il maschio Alfa in quanto tale.

Peccato che lo cerchino anche quasi tutte le donne: le beta, le gamma …  Si, signori uomini, oltre al maschio Alfa esiste anche la femmina Alfa.

Paura della concorrenza? Ma no, “Viva il lupo”!

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