È appena uscita la prova d’autore dei registi Stefano Croci e Silvia Siberini, un viaggio estetico e poetico nella vita immaginifica del veneziano Carlo Scarpa, uno dei più importanti e brillanti architetti del nostro Novecento, grand appassionato della cultura giapponese. Il film trae impressioni suggerite dal filosofo giapponese Ryosuke Ohashi sui temi della bellezza fondendosi tra la cultura giapponese e il credo di Scarpa. Il film è distribuito da Caucaso in collaborazione con Lab 80 Film. Le prossime date sono:
Lunedì 15 dicembre 2023 ore 21.00 a Venezia al Cinema Rossini
Giovedì 25 gennaio 2024 ore 18.00 a Treviso all’Auditorium Fondazione Benetton
I due registi in concomitanza con l’uscita del film inizieranno un tour promozionale incontrando il pubblico e saranno ospitati dal mondo dell’arte e dell’architettura. Inoltre, la proiezione del film sarà accompagnata dal cortometraggio ‘Mille cipressi’ di Luca Ferri del 2021 che è un omaggio dedicato al Memorial Brion di Scarpa.
Luigi Prestinenza Puglisi di Artribune dice di Scarpa: “Venerato da generazioni di architetti, Carlo Scarpa è l’emblema di tutto ciò che gli attuali professionisti del settore vorrebbero, ma non possono permettersi di ottenere”.
L’idea di ‘Il padiglione sull’acqua’ nasce nel 2014 quando i due registi realizzarono una ricerca sul dialogo mai avvenuto tra Carlo Scarpa (1906-1978) e il poeta giapponese Matsuo Basho(1644-1694) un incontro tra tradizione e modernità, tra >Oriente e Occidente, tra l’opera scarpiana e l’estetica giapponese.
L’architetto Scarpa si definiva “un bizantino nel cuore, un europeo che salpa per l’Oriente”. Nel 1978 tornò in Giappone, in un viaggio ispirato dal poeta errante Matsuo Basho, ma purtroppo morì in seguito ad una caduta accidentale lungo i sentieri del prodondo Nord del Giappone. Lasciò incompiute alcune delle sue opere più celebri, tra cui Il Memorial Brion a San Vito Altivole in provincia di Treviso.
Incontriamo per Moltouomo.it i registi in vista del loro tour promozionale per approfondire con loro questo progetto.
IL PADIGLIONE NELL’ACQUA-Intervista a Stefano Croci e Silvia Siberini
- La regia a quattro mani. Cosa occorre per lavorare bene e non sovrapporsi? Avete la stessa visione?
Quando ci siamo conosciuti, abbiamo subito iniziato a lavorare insieme. Una scelta naturale. Abbiamo lo stesso respiro. Amiamo entrambi le scene lente, dettagliate. Un certo tipo di luce. Alcune specifiche stagioni. Cogliamo le stesse imprecisioni nel montaggio e nella fotografia.
Sappiamo guardare il mondo allo stesso modo, con la stessa curiosità e con la medesima visione artistica. A volte i set sono complessi e la regia a quattro mani può essere faticosa. Di solito cerchiamo di parlarci e organizzarci prima delle giornate di riprese, per risolvere eventuali problematiche.
In alcuni casi ci dividiamo i compiti, lasciamo spazio a quello che ha più chiara la scena, la situazione.
- Cosa vi ha suggestionato di più della storia della vita di Carlo Scarpa?
Un dettaglio apparentemente non rilevante: la sua incredibile capacità di entrare in sintonia con gli artigiani con i quali ha collaborato. Pensiamo ai fabbri Zanon, Paolo e Francesco. Ovviamente avevamo letto tanto sui libri di Carlo Scarpa, pensavamo di esserci fatti un’idea piuttosto precisa della sua personalità, ma quando abbiamo iniziato a frequentare per lunghi periodi i suoi collaboratori, coloro che sono ancora in vita, abbiamo iniziato a comprendere che quelle relazioni non erano ordinarie. Non sentivamo raccontare del solito rapporto tra collaboratori, in ambito lavorativo.
Andavamo in officina, dagli Zanon, ascoltavamo “i racconti del Professore” e vedevamo in loro una sorta di commozione. Una forte nostalgia. Ancora, dopo tantissimi anni dalla tragica morte di Scarpa a Sendai, in Giappone. Per la persona senza dubbio, ma anche per la qualità della relazione, del rapporto artistico.
- Come è il rapporto del pubblico italiano, secondo voi, nei confronti della cultura giapponese?
Il pubblico italiano è fortemente sensibile e interessato alla cultura giapponese.
Soprattutto i giovani ne sono attratti, spesso anche grazie al cinema di animazione e alla letteratura.
Gli adulti invece ne apprezzano per lo più la raffinatezza, riscontrabile ovunque. La stessa elogiata da Carlo Scarpa, durante il suo primo viaggio in Giappone nel 1969. Viaggio per lui iniziatico.
Raffinata semplicità, che trapela nei modi, nei luoghi, nel pensiero.
- In che modo traete ispirazione per il vostro lavoro, dalla filosofia giapponese? E nella vita?
Il nostro lavoro in generale è iniziato con l’obiettivo di creare un ponte, a livello cinematografico tra il nostro mondo culturale e l’Oriente. Siamo entrambi laureati in Filosofia, inoltre Silvia ha studiato la lingua giapponese e ha vissuto in Giappone per diversi periodi della sua vita. Questo ha sicuramente contribuito ad una vicinanza tangibile con questo Paese e la sua cultura. Nella quotidianità siamo soliti consigliarci film giapponesi, libri, leggiamo tantissimo sul tema e facciamo meditazione, di ispirazione zen. I nostri film nascono da questo terreno di confronto, di solito da una domanda sorta ad uno dei due e che crediamo valga la pena approfondire. Nel caso del Padiglione è stata: “Che cos’è davvero la bellezza?”
- Il Padiglione sull’Acqua è un docu-film adatto a tutti o solo destinato “agli addetti ai lavori”?
Il Padiglione sull’Acqua è un film adatto a tutti. In particolare coloro che amano un cinema ricercato e sperimentale. Un pubblico capace di apprezzare i ritmi lenti e che voglia lasciarsi ispirare da domande e immagini di rara bellezza.
- Pensate di promuoverlo anche al centro-sud? Potete anticipare qualche data e luogo?
Sicuramente. Si stanno definendo le prossime date. I prossimi appuntamenti prevedono tre proiezioni: a Verona il 12 dicembre in collaborazione, tra gli altri, con il Museo Castelvecchio di cui Carlo Scarpa progettò il restauro, il 15 dicembre a Venezia sua città d’origine e il 25 gennaio a Treviso in collaborazione con Ca’ Scarpa e annessa visita al Memoriale Brion. Ma non vogliamo certo fermarci qui.
- Il vostro prossimo progetto sarà sempre corale o avete in previsione delle regie in solitaria?
Abbiamo in progetto sia un film corale sia due film in solitaria, ma sempre in collaborazione con l’altro, non in veste registica. Ci fidiamo molto del lavoro che possiamo svolgere insieme.