Cosa significa essere genitori oggi? Quali sono le motivazioni, le aspettative, le sfide e le opportunità che si presentano a chi decide di avere un figlio? Quali sono i modelli di famiglia che si stanno affermando nella società contemporanea? E quali sono le implicazioni legali, sociali e psicologiche di queste nuove forme di genitorialità?
In questo articolo vogliamo esplorare un fenomeno che sta guadagnando sempre più interesse e attenzione da parte di media, esperti e pubblico: il platonic co-parenting, ovvero la genitorialità platonica.
Si tratta di una forma di genitorialità in cui due o più persone decidono di avere e crescere un figlio insieme, senza avere una relazione sentimentale o sessuale tra di loro. Si tratta di una scelta volontaria e consapevole, basata su valori, affinità e obiettivi comuni, e non su un legame romantico o passionale.
Il platonic co-parenting si distingue da altre forme di co-genitorialità, come quella tra ex-partner separati o divorziati, o tra amici che si prestano aiuto reciproco nell’educazione dei figli. Il platonic co-parenting implica infatti una pianificazione e una condivisione delle responsabilità genitoriali fin dall’inizio, e non come conseguenza di una rottura o di una situazione di bisogno. Inoltre, il platonic co-parenting non esclude la possibilità di avere altre relazioni sentimentali o sessuali al di fuori del rapporto co-genitoriale, purché queste siano chiare e rispettose nei confronti dei co-genitori e dei figli.
Quali sono le motivazioni che spingono alcune persone a scegliere il platonic co-parenting? E quali sono i vantaggi e le sfide di questa forma di genitorialità?
Le motivazioni possono essere molteplici e diverse da caso a caso, ma in generale si possono ricondurre a due categorie principali: quelle personali e quelle sociali.
Le motivazioni personali riguardano il desiderio di avere un figlio, di realizzare un progetto di vita, di condividere un’esperienza umana, di dare e ricevere amore, di esprimere la propria creatività, di trasmettere i propri valori, di lasciare una traccia nel mondo.
Queste motivazioni possono essere avvertite da persone che non hanno trovato un partner adeguato, che non vogliono avere una relazione tradizionale, che preferiscono una relazione platonica, che hanno un’orientamento sessuale diverso, che hanno problemi di fertilità, che hanno superato una certa età, o che semplicemente vogliono avere un figlio con una persona con cui si sentono in sintonia.
Le motivazioni sociali riguardano invece il contesto in cui viviamo, caratterizzato da profondi cambiamenti nelle strutture e nei valori della famiglia, della sessualità, della procreazione e dell’educazione.
Questi cambiamenti hanno portato a una maggiore libertà, diversità, pluralità e complessità delle forme familiari, ma anche a una maggiore incertezza, precarietà, solitudine e conflittualità. In questo scenario, il platonic co-parenting può rappresentare una risposta a una domanda di sicurezza, stabilità, cooperazione, appartenenza e identità, sia per i genitori che per i figli.
I vantaggi del platonic co-parenting possono essere molteplici, sia dal punto di vista pratico che emotivo.
Dal punto di vista pratico, il platonic co-parenting può offrire una maggiore flessibilità, condivisione, supporto, risparmio e qualità nella gestione delle attività e delle risorse genitoriali, come la cura, l’educazione, il tempo, lo spazio, il denaro, ecc..
Dal punto di vista emotivo, il platonic co-parenting può offrire una maggiore armonia, fiducia, rispetto, comunicazione, comprensione e affetto nella relazione co-genitoriale, evitando o riducendo i conflitti, le tensioni, le gelosie, le frustrazioni e le delusioni tipiche delle relazioni romantiche o sessuali.

Le sfide del platonic co-parenting, invece, possono essere altrettanto numerose, sia dal punto di vista legale che psicologico.
Dal punto di vista legale, il platonic co-parenting si scontra con una normativa che non lo prevede e non lo regola, lasciando i co-genitori e i figli in una situazione di incertezza e vulnerabilità. In Italia, infatti, non esiste una figura giuridica del co-genitore, ma solo quella del genitore biologico, del genitore adottivo o del genitore affidatario. Questo significa che i co-genitori non hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti dei figli, e che i figli non hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti dei co-genitori.
Inoltre, il platonic co-parenting può essere ostacolato o impedito da norme che vietano o limitano alcune pratiche di procreazione assistita, come la maternità surrogata, la gestazione per altri, l’utero in affitto, la gravidanza solidale, la surrogazione di maternità, ecc.
Dal punto di vista psicologico, il platonic co-parenting può comportare delle difficoltà nel definire e mantenere i confini, i ruoli, le aspettative e le emozioni nella relazione co-genitoriale, e nel gestire le eventuali interferenze o incompatibilità con altre relazioni sentimentali o sessuali.
Inoltre, il platonic co-parenting può richiedere una maggiore capacità di comunicazione, negoziazione, mediazione e adattamento da parte dei co-genitori, per affrontare le sfide e le opportunità che si presentano nel corso della crescita e dello sviluppo dei figli. Infine, il platonic co-parenting può sollevare delle domande e dei dubbi sulla propria identità, sul proprio orientamento, sul proprio senso di appartenenza e sul proprio valore come genitore, come partner e come persona.
Approfondimento legale circa il platonic co-parenting.
Il platonic co-parenting è un fenomeno che in Italia non ha una regolamentazione specifica, e che quindi si scontra con una normativa che non lo riconosce e non lo tutela.
In particolare, la legge italiana vieta o limita alcune pratiche di procreazione assistita che possono essere utilizzate per realizzare il platonic co-parenting, come la maternità surrogata, la gestazione per altri, l’utero in affitto, la gravidanza solidale, la surrogazione di maternità, ecc. Queste pratiche sono considerate illecite e sanzionate penalmente, sia per chi le offre che per chi ne usufruisce.
Inoltre, la legge italiana non prevede una figura giuridica del co-genitore, ma solo quella del genitore biologico, del genitore adottivo o del genitore affidatario. Questo significa che i co-genitori non hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti dei figli, e che i figli non hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti dei co-genitori. Per esempio, i co-genitori non possono essere iscritti all’anagrafe come tali, non possono riconoscere i figli come propri, non possono esercitare la potestà genitoriale, non possono decidere sulle questioni educative, sanitarie, religiose dei figli, non possono ereditare da loro o lasciare loro eredità, non possono beneficiare di agevolazioni fiscali, previdenziali, assistenziali legate alla genitorialità, e così via.
Allo stesso modo, i figli non possono avere il cognome dei co-genitori, non possono avere il diritto di conoscere la propria origine biologica, non possono avere il diritto di mantenimento, di assistenza, di educazione, di affetto, ecc. da parte dei co-genitori, non possono avere il diritto di cittadinanza, di residenza, di asilo legati alla genitorialità, e così via.
Questa situazione di incertezza e vulnerabilità giuridica può creare delle difficoltà e dei rischi sia per i co-genitori che per i figli, soprattutto in caso di conflitti, separazioni, decessi, malattie, trasferimenti.
Per questo, alcuni esperti ed associazioni chiedono una riforma della normativa italiana in materia di genitorialità, che tenga conto delle nuove realtà familiari e che garantisca la tutela dei diritti e degli interessi di tutti i soggetti coinvolti .
Il platonic co-parenting, dunque, è un fenomeno che ci interpella e ci sfida come individui e come società, e che ci invita a riflettere su cosa significa essere genitori, essere figli e essere famiglia oggi.
Si tratta di una forma di genitorialità che può offrire delle opportunità e dei benefici, ma che richiede anche delle responsabilità e delle competenze. Si tratta di una forma di genitorialità che può essere vissuta come una scelta o come una necessità, come una soluzione o come un problema, come una liberazione o come una costrizione, come una felicità o come una sofferenza.