L’11 settembre, giorno di memoria e riflessione, assume quest’anno un significato tragicamente attuale: il rischio di una guerra più ampia non è più un affanno lontano, ma un bivio che coinvolge direttamente anche il nostro Continente.
L’11 settembre 2025 segna un giorno di alta tensione in Europa e nel panorama internazionale: la guerra tra Russia e Ucraina, già devastante e complessa, si espande con nuovi inquietanti segnali di escalation.
Lo spazio aereo della Polonia, paese membro della NATO, è stato violato da una ventina di droni russi, attribuiti a Mosca ma lanciati anche dalla Bielorussia, provocando distruzione e allarme in territorio alleato. Varsavia ha risposto abbattendo i droni con il sostegno della NATO e ha invocato l’Articolo 4 dell’Alleanza, aprendo a consultazioni che potrebbero segnare un momento di svolta nella sicurezza europea.
Questa incursione non è un episodio isolato, ma un sintomo di un più ampio e pericoloso aumento dell’aggressività russa, che sembra investire non solo il fronte ucraino, ma direttamente il cuore dell’Europa legata alla difesa atlantica.
L’intervento di droni in territorio polacco, che ha colpito aree civili e seminato paura tra la popolazione, rappresenta un “atto di aggressione senza precedenti” secondo il premier polacco Donald Tusk, avvertendo che non si era mai stati così vicini a un conflitto armato diretto dalla Seconda guerra mondiale.
Le reazioni si sono subito manifestate sul piano politico: da un lato la condanna ferma della violazione dello spazio aereo europeo da parte sia del governo italiano, con la premier Giorgia Meloni che ha definito inaccettabile quell’attacco, sia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha richiamato alla prudenza citando gli incubi di un’escalation incontrollata come quella del 1914. Dall’altro lato, Mosca ha negato ogni responsabilità definendo infondate le accuse, ma questo non placa la preoccupazione crescente di un coinvolgimento più diretto e ampio della NATO nel conflitto.
L’impatto di questo nuovo sviluppo geopolitico si fa sentire anche sulla tenuta di sicurezza e politica estera europea.
L’Unione Europea e l’Italia ribadiscono il sostegno all’Ucraina, ma con l’incognita di una guerra ibrida che si estende oltre il campo militare, coinvolgendo attacchi informatici e una guerra mediatica a tutto campo. L’escalation rischia di trascinare sempre più direttamente l’Europa in un conflitto aperto, con tutte le incognite legate a un confronto diretto tra potenze militari nucleari.
Al tempo stesso, rimane centrale la domanda sul futuro: come reagirà la comunità internazionale?
La prudenza e la diplomazia sembrano indispensabili per evitare l’irreparabile, ma l’intransigenza di Mosca e la determinazione ucraina, sostenuta da Occidente e NATO, alimentano un circolo pericoloso. L’Europa è chiamata oggi a un bivio storico: continuare a sostenere la sovranità ucraina e la difesa del continente, non senza rischi, oppure aprire a una difficile trattativa di pace, la cui possibilità però appare sempre più lontana.
Nel frattempo, si segnala che i titoli del settore difesa in Europa, come Leonardo in Italia e Rheinmetall in Germania, sono in rally con incrementi significativi (Leonardo +2,4%, Rheinmetall +3,3%), beneficiando delle prospettive di incremento della spesa militare e dei rafforzamenti della difesa aerea dopo l’attacco.