L’Inps rinnova, anche per quest’anno, la possibilità di versare in maniera autonoma i contributi da lavoro finalizzati ad aumentare l’importo della pensione o avvicinare la data in cui andarci.
La prima cosa da dire è che versare i contributi da lavoro in maniera autonoma ha sempre un costo considerevole, come vedremo meglio nel proseguo di questo articolo, ma è importante conoscere che tale possibilità esiste e può contribuire anche a coprire eventuali buchi pensionistici, unificando periodi di lavoro a momenti di disoccupazione che ovviamente non hanno contribuito alla maturazione della pensione stessa.
Se un lavoratore, per una qualsiasi causa smette di lavorare, poter versare direttamente i contributi Inps può rappresentare la strada per coprire questi periodi di inattività, contribuendo ad incrementare il conteggio sia dal punto di vista delle tempistiche da coprire sia in relazione all’importo che si percepirà una volta raggiunta la pensione.
È importante sapere che tale possibilità viene concessa anche se si è lavoratori part-time o si ha un contratto di lavoro intermittente.
Quali sono i requisiti da possedere per accedere ai contributi volontari per la pensione?
Come detto, interrompere la propria attività lavorativa per una causa qualsiasi, oltre a non farci percepire alcuno stipendio, farà automaticamente perdere continuità ai nostri versamenti Inps o di altro istituto pensionistico di riferimento.
Avendone la possibilità economica ed a certe condizioni, potremo decidere di fare versamenti volontari per coprire buchi passati ed accorciare il momento in cui si potrà andare in pensione e magari ottenere, nel momento in cui si maturerà, un assegno più alto.
Per potervi accedere è necessario possedere alcuni requisiti di base, che sono principalmente temporali e che elenchiamo:
- non meno di cinque anni di contributi indipendentemente da quando sono stati maturati e versati, ovvero 260 contributi settimanali o 60 contributi mensili;
- tre anni di contributi entro i cinque anni precedenti alla presentazione della domanda.
- iscrizione alla gestione ordinaria dell’Inps od a quella separata.
Tali requisiti possono essere maturati con contribuzione da lavoro, ma anche tramite ricongiunzione, trasferimento e riscatto o per mezzo di altre tipologie di contribuzione figurativa (aspettativa, Cig, Tbc ed altro).
Chi può scegliere di versare i contributi volontari per la pensione?
Oltre ai requisiti temporali che abbiamo visto sopra, vediamo quali sono le categorie di lavoratori che possono chiedere l’autorizzazione a versare contributi in forma volontaria, con la condizione primaria di aver interrotto la propria attività lavorativa nel momento i cui si fa la richiesta e di conseguenza non essere iscritti presso nessun ente previdenziale:
- lavoratori dipendenti, autonomi o parasubordinati;
- lavoratori titolari di fondi di previdenza speciale come telefonici, elettrici, personale di volo o altro;
- liberi professionisti;
- titolari di assegno ordinario di invalidità o di pensione indiretta o di reversibilità.

È anche possibile scegliere di aderire alla contribuzione volontaria se non si è interrotta del tutto la propria attività lavorativa e quindi se si è compresi in uno dei seguenti casi:
- contratti di lavoro part-time e richiesta per copertura o integrazione dei periodi di attività lavorativa svolta con orario ridotto;
- sospensione dal lavoro per brevi periodi, se assimilabili all’interruzione o cessazione del lavoro come, per esempio, l’aspettativa per motivi familiari o situazioni similari;
- sospensioni o interruzioni del rapporto di lavoro regolate da norme di legge o disposizioni contrattuali successive al 31 dicembre 1996 (congedi per formazione, congedi per gravi e documentati motivi familiari, aspettativa non retribuita per malattia o altri motivi, sciopero, interruzione del rapporto di lavoro con conservazione del posto per servizio militare, ed altro), da scegliere come alternativa al riscatto contributivo;
- come integrazione dei versamenti per attività lavorativa svolta nel settore agricolo con iscrizione inferiore alle 270 giornate complessive di contribuzione effettiva e figurativa nel corso dell’anno solare contributivo.
Come fare richiesta di versamento dei contributi volontari per la pensione?
Una volta accertato di avere i requisiti richiesti, vediamo com’è possibile inoltrare la domanda di accesso alla contribuzione volontaria presso una sede dell’Inps.
Le modalità previste sono tre: registrarsi (se non già fatto per altro motivi) e loggarsi con SPID, CIE o CNS; inoltrare la domanda tramite il Contact Center telefonico dedicato o in ultimo tramite un patronato.
Nel momento in cui si ottiene l’autorizzazione a versare tali contributi si passa nella successiva fase, che è quella dei versamenti, che l’Inps differenzia a seconda della condizione lavorativa del richiedente nel seguente modo:
- se siamo lavoratori dipendenti, l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria è concessa dal primo sabato successivo alla presentazione della domanda;
- Per artigiani, commercianti e tutte le varie forma di lavoro autonomo, viene rilasciata a partire dal primo giorno del mese di presentazione della domanda;
- Per i lavoratori iscritti al Fondo speciale, tipo dipendenti di Ferrovie dello Stato o Fondo IPOST od altri, dal giorno di presentazione della domanda.
È anche possibile presentare tale richiesta prima del termine della prestazione lavorativa, sia che essa sia autonoma o dipendente, ed in questo caso la decorrenza viene fissata rispettivamente dal primo sabato successivo alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato, o dal primo giorno del mese successivo alla cancellazione dagli elenchi per gli artigiani e i commercianti.

Una volta che ottenuta l’autorizzazione, questa non ha scadenza e anche se interrompiamo provvisoriamente i versamenti, possiamo in un futuro riprenderli tranquillamente, senza inoltrare una nuova richiesta.
Come si versano i contributi volontari?
Dal momento in cui l’Inps ha accettato la domanda, possiamo iniziare a versare i nostri contributi volontari accedendo nel portale dedicato ai pagamenti e versando gli importi in rate trimestrali. L’Inps concede anche la possibilità di fare versamenti per periodi inferiori al trimestre.
Tutti i versamenti devono essere fatti obbligatoriamente entro le scadenze indicate e se capita di versare oltre tali termini, il pagamento è ritenuto nullo dall’Inps e l’importo viene rimborsato al contribuente, con il risultato di saltare una o più rate non recuperabili.
Le modalità per versare i nostri contributi sono varie e le riassumiamo brevemente:
- online tramite la modalità “Pagamento online PagoPA”, che consente pagamenti utilizzando le varie carte di credito/debito, conto corrente oppure altri metodi di pagamento disponibili sul sistema PagoPA;
- tramite “avviso di pagamento PagoPA”, che permette di versare i contributi presso i vari Prestatori di Servizi di Pagamento aderenti al circuito PagoPA come bar, edicole, ricevitorie, tabaccherie, supermercati e altri esercenti convenzionati.
Se preferiamo tenere sempre a portata di mano il resoconto dei pagamenti, all’interno del portale Inps si può visualizzare e stampare ogni ricevuta di pagamento effettuato.
Tutto giusto, ma… quanto costano questi contributi volontari?
Finora abbiamo visto come tecnicamente è possibile attivare ed ottenere questa contribuzione, quali sono i requisiti da possedere e come versare all’Inps, ma quale è il costo effettivo di questi contributi volontari?
Facciamo ora alcuni esempi di calcolo basati sulla figura di un lavoratore dipendente.
L‘importo contributivo da versare viene calcolato su base settimanale prendendo in esame le ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria, indipendentemente dalla loro collocazione temporale. L’Inps stabilisce annualmente i limiti minimi e massimi in cui deve ricadere l’importo versato, aggiornandoli periodicamente in base alla rivalutazione annua Istat, così come avviene per pensioni in pagamento.

L’Inps calcola per ogni singola domanda ricevuta l’importo e, una volta che il contribuente riceve l’autorizzazione a versare, può iniziare ad effettuare i versamenti che saranno sempre poi ricalcolati applicando le stesse aliquota applicate per la prima contribuzione obbligatoria Inps.
Per avere un riferimento reale facciamo ora un esempio per capire meglio quanto si pagherebbe prendendo come riferimento il 2024, ed esaminando il caso di un lavoratore dipendente che ha interrotto il rapporto di lavoro quest’anno.
L’Inps calcola la retribuzione minima settimanale dandogli come valore quello di 239,44 euro, pari a un reddito lordo annuo minimo di 12.451 euro, che rappresenta la prima fascia di reddito minimo annuale.
Su questo importo annuale l’Inps applica l’aliquota percentuale contributiva che si differenzia in base al primo anno in cui si è iniziato a versare contributi. Chi ha iniziato a versare prima del 1° gennaio 1996 avrà una aliquota annua contributiva del 27,87%, per chi ha iniziato i propri versamenti dopo il primo gennaio 1996 l’aliquota sarà del 33%.
Per calcolare il costo di un anno bisogna moltiplicare la propria retribuzione settimanale per la propria percentuale contributiva (33% o 27,87%) applicandola sull’ammontare del reddito percepito nelle ultime 52 settimane lavorate, che dovrà comunque avere un tetto minimo di 12.451 euro lorde per il 2024.
Tutto questo significa che un lavoratore dipendente dovrà versare 4.108 euro annui se ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e a 3.470 euro se prima e tali importi varranno per ogni anno o frazione che si vuole coprire a ritroso.
Per chi superasse la prima fascia Inps di 12.451 euro di reddito lordo, sono previste delle ulteriori aliquote percentuali in aumento da applicare a quella di partenza, determinando un aumento dell’importo annuo da versare.
Ovviamente se il lavoratore riprenderà a lavorare potrà sempre chiedere il ricalcolo dei versamenti sulla base dei nuovi redditi percepiti o che si percepiranno.
Detrazione fiscale sui contributi volontari per la pensione.
I contributi versati possono essere inseriti tra quelli deducibili in sede di dichiarazione dei redditi tramite 730, e vengono calcolati sottraendoli dal reddito rispetto il quale si pagano le imposte.
Facciamo un esempio, se in un anno versiamo 5.000 euro di contributi volontari, si può recuperare con il modello 730 tra i 1.150 e 2.150 euro in proporzione all’ammontare del reddito dichiarato.
La nostra opinione, per concludere.
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, la possibilità di versare contributi, se abbiamo i requisiti previsti, concede la possibilità di aumentare l’assegno pensionistico e avvicinare il momento in cui si potrà andare in pensione.
Ma è importante valutare sempre bene pro e contro, in quanto sicuramente versare direttamente ha un costo importante che in virtù degli adeguamenti inflazionistici tende costantemente ad aumentare di anno in anno.
La scelta è assolutamente personale, e dipende dalla singola situazione personale, dalla carriera lavorativa svolta, dal reddito che abbiamo percepito e da quanto manca per arrivare alla pensione.
Il consiglio principale è quello di rivolgersi ad un patronato con il quale poter ricostruire tutti i passaggi, verificare i requisiti e fare insieme una valutazione mirata sulla singola situazione in modo da quantificare quanti soldi dobbiamo versare per arrivare a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati.
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