Le tensioni sulle borse mondiali non accennano a diminuire dopo le turbolenze scaturite dal fallimento della banca americana Silicon Valley Bank (SVB).
Ad aumentare il nervosismo degli investitori il crollo del 15 marzo delle azioni della banca Credit Suisse.
Il principale azionista, Saudi National Bank (SNB), ha annunciato di non voler fornire ulteriore liquidità all’istituto, causando una caduta dei titoli della banca elvetica del 30%. Tuttavia, i prezzi hanno registrato un leggero recupero attestandosi su un ribasso del 24%. Questa improvvisa discesa rappresenta il peggiore calo mai sperimentato dalla banca elvetica nella sua storia. La situazione attuale rappresenta un ulteriore segnale di instabilità per i mercati finanziari globali che sono in continua evoluzione e soggetti a numerosi fattori di rischio.
In risposta a questo, molte banche italiane sono state temporaneamente sospese dal trading, inclusi UniCredit, Finecobank e Monte Dei Paschi.
I mercati finanziari si stanno ancora adattando alla notizia della banca di martedì che ha riscontrato carenze nei propri processi di contabilità per gli anni 2021 e 2022. Gli investitori stanno cercando di valutare l’impatto di questa notizia.
L’istituto di credito svizzero aveva programmato di rendere nota la sua relazione annuale giovedì scorso, ma la pubblicazione è stata ritardata da una chiamata tardiva della Commissione degli Stati Uniti per i Titoli e gli Scambi (SEC). La conversazione con la SEC riguardava le “valutazioni tecniche effettuate in precedenza sui bilanci consolidati relativi agli esercizi chiusi al 31 dicembre 2020 e al 2019, nonché i relativi controlli”.
Il rapporto diffuso da Credit Suisse conferma i risultati già annunciati il 9 febbraio, che hanno mostrato una perdita di 7,29 miliardi di franchi nel corso del 2022.
Alla fine dell’anno, la banca ha dichiarato di aver sperimentato deflussi netti di attività a tassi superiori a quelli del terzo trimestre 2022, insieme a ritiri notevoli in contanti e mancati rinnovi dei depositi a termine in scadenza.
Credit Suisse ha subito una perdita di clienti pari a oltre 110 miliardi di franchi svizzeri nel quarto trimestre, dovuta a una serie di scandali, pregressi rischi e mancata conformità. Di conseguenza, le remunerazioni della direzione sono diminuite rispetto al 2021: in totale, 18 membri hanno incassato 32,2 milioni di franchi rispetto ai 38,1 del 2020. Il CEO Ulrich Körner, in carica dal mese di agosto, ha ricevuto 2,5 milioni.
Stando a quanto già noto, non è stato assegnato alcun bonus. Il consiglio di amministrazione, che all’assemblea di aprile si propone di rieleggere nella sua interezza, ha invece ricevuto 10,4 milioni anziché i 11,7 preventivati. In particolare, Axel Lehmann ha rinunciato ad un milione e mezzo dei 4,5 milioni che gli erano spettati. La seconda banca svizzera per importanza sta cercando di ritrovare la fiducia degli investitori e dei clienti dopo alcune complicazioni che hanno minato la loro confidenza.
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