La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato oggi un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2,50%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,65% e quello sui prestiti marginali al 2,90%.
Si tratta del sesto taglio consecutivo dal giugno 2024, segnando un cambio di rotta rispetto alla politica restrittiva degli anni precedenti. L’obiettivo è sostenere l’economia dell’Eurozona in un contesto di crescita debole e inflazione in rallentamento, che si avvicina all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE.
Impatto sulle finanze di noi cittadini italiani
Il taglio dei tassi avrà effetti tangibili sulle finanze delle famiglie italiane, in particolare per chi ha mutui o prestiti:
- Mutui a tasso variabile: Le rate mensili diventeranno più leggere. Per esempio, su un mutuo a 20 anni di importo compreso tra 100.000 e 200.000 euro, il risparmio mensile sarà tra i 13 e i 27 euro, con una riduzione annua tra 156 e 324 euro. Su mutui più lunghi, come quelli a 30 anni, il risparmio potrebbe arrivare fino a 30 euro al mese
- Mutui a tasso fisso: Anche i nuovi mutui a tasso fisso beneficeranno del calo dei tassi medi praticati dalle banche, che potrebbero scendere intorno al 2,65%, lontano dai picchi del 4% registrati circa un anno fa
- Prestiti personali: Il credito sarà meno oneroso anche per le famiglie e le imprese. Questo potrebbe incentivare consumi e investimenti, contribuendo a una ripresa economica più ampia.
Altri effetti economici
- Risparmio per lo Stato: Con un debito pubblico elevato (oltre 2.900 miliardi di euro), l’Italia beneficerà di una riduzione degli interessi sul debito. Si stima un risparmio per le casse pubbliche fino a 3 miliardi di euro nel corso del 2025 se i tagli continueranno
- Mercato immobiliare: La riduzione delle rate dei mutui potrebbe dare nuova linfa al mercato immobiliare, favorendo l’accesso alla casa per molte famiglie.
Possibili controindicazioni
Tuttavia, ci sono anche aspetti meno favorevoli:
- Rendimenti più bassi sui titoli di Stato: Gli investitori potrebbero trovare meno attraenti strumenti come i BTP, che negli ultimi anni avevano offerto rendimenti elevati grazie ai tassi alti. Questo potrebbe complicare il collocamento del debito pubblico italiano
- Indebolimento dell’euro: Una politica monetaria più accomodante rispetto alla Federal Reserve statunitense potrebbe portare a un indebolimento dell’euro rispetto al dollaro. Ciò renderebbe più costose le importazioni in dollari, con possibili ripercussioni sui prezzi dei beni importati.
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