Il private equity è una forma di investimento alternativo che consiste nell’acquisire partecipazioni in società non quotate in borsa, con l’obiettivo di aumentarne il valore e rivenderle con un profitto.
Il private equity è considerato un’opportunità di investimento ad alto rendimento, ma anche ad alto rischio, in quanto richiede una forte competenza nel settore, una lunga durata dell’investimento e una limitata liquidità.
In questo articolo, vedremo come investire in private equity, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa forma di investimento, quali sono i principali attori del mercato e quali sono le strategie più comuni adottate dai fondi di private equity.
Cosa sono i fondi di private equity?
I fondi di private equity sono le principali fonti di finanziamento per le operazioni di private equity.
Si tratta di entità giuridiche che raccolgono capitali da investitori qualificati, come istituzioni finanziarie, fondi pensione, assicurazioni, fondazioni, famiglie facoltose e altri investitori professionali, e li investono in società target, di solito attraverso operazioni di leveraged buyout (LBO).
Un LBO è una transazione in cui un fondo di private equity acquista una società utilizzando una combinazione di debito e capitale proprio; il debito è solitamente garantito dagli asset della società target e viene rimborsato con i flussi di cassa generati dalla stessa.
Il capitale proprio è la quota di finanziamento fornita dal fondo di private equity e dai suoi investitori. Il rapporto tra debito e capitale proprio varia a seconda delle caratteristiche della società target e delle condizioni di mercato, ma in media si attesta intorno al 60% debito e 40% capitale proprio.
L’obiettivo di un fondo di private equity è quello di realizzare una plusvalenza sulla vendita della società target, dopo averla migliorata sotto diversi aspetti, come la gestione, la strategia, la struttura finanziaria, l’efficienza operativa, la crescita organica o per acquisizioni.
Il periodo di detenzione di una società target da parte di un fondo di private equity varia a seconda del caso, ma in media si aggira intorno ai 5 anni.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di investire in private equity?
Investire in private equity comporta una serie di vantaggi e svantaggi, che vanno valutati attentamente prima di prendere una decisione.
Tra i vantaggi, possiamo citare:
- Il potenziale di rendimento elevato: il private equity offre la possibilità di ottenere rendimenti superiori a quelli dei mercati azionari tradizionali, in quanto si basa sull’identificazione di opportunità di investimento non accessibili al pubblico e sulla creazione di valore aggiunto attraverso l’intervento attivo dei fondi di private equity. Secondo il Global Private Equity Report 2023 di Bain & Company, il private equity ha registrato un rendimento medio annuo netto del 16,7% nel periodo 2010-2020, superiore al 10,7% dell’S&P 500 e al 6,8% del MSCI World.
- La diversificazione del portafoglio: il private equity offre la possibilità di diversificare il proprio portafoglio di investimenti, in quanto presenta una bassa correlazione con i mercati azionari e obbligazionari tradizionali, e una maggiore esposizione a settori e geografie emergenti. Inoltre, il private equity copre una vasta gamma di segmenti di mercato, come il venture capital, il growth capital, il buyout, il distressed, il secondary e il co-investment, che presentano caratteristiche e profili di rischio/rendimento diversi.
- L‘accesso a società di qualità: il private equity permette di investire in società selezionate e valutate dai fondi di private equity, che dispongono di una forte esperienza e competenza nel settore, di una rete di contatti e di una capacità di negoziazione e di gestione del rischio. Le società target di private equity sono spesso leader nei loro mercati di riferimento, con una solida posizione competitiva, una crescita sostenibile, una generazione di cassa positiva e un potenziale di miglioramento.
Tra gli svantaggi, invece, possiamo citare:
- Il rischio elevato: il private equity comporta un rischio elevato, in quanto si basa su previsioni e ipotesi che possono non realizzarsi, e su una leva finanziaria che può amplificare le perdite in caso di deterioramento delle performance della società target o delle condizioni di mercato. Inoltre, il private equity è soggetto a una serie di rischi specifici, come il rischio di diluizione, il rischio di liquidità, il rischio di agenzia, il rischio di reputazione e il rischio legale e regolamentare.
- La limitata liquidità: il private equity richiede un impegno di capitale a lungo termine, in quanto i fondi di private equity hanno una durata media di 10 anni, durante i quali gli investitori non possono ritirare i loro capitali, salvo eccezioni. Inoltre, il private equity non ha un mercato secondario sviluppato e trasparente, che permetta agli investitori di vendere o scambiare le loro quote di partecipazione in modo facile e rapido. Pertanto, gli investitori devono essere consapevoli di rinunciare alla liquidità del loro investimento per un periodo prolungato.
- L’elevata complessità: il private equity è una forma di investimento complessa, che richiede una profonda conoscenza del settore, una forte capacità di analisi e valutazione delle società target, una stretta collaborazione con i fondi di private equity e una gestione attenta delle fasi di investimento e disinvestimento. Inoltre, il private equity presenta una struttura di costi e di remunerazione complessa, che include commissioni di gestione, commissioni di performance, clausole di waterfall, hurdle rate, catch-up e clawback, che influenzano il rendimento netto per gli investitori.
Quali sono i principali attori del mercato del private equity?
Il mercato del private equity coinvolge una serie di attori, che svolgono ruoli diversi e interagiscono tra loro in varie fasi del processo di investimento. Tra i principali attori, possiamo distinguere:
- I fondi di private equity: sono le entità che raccolgono e investono i capitali in società target, e che gestiscono le operazioni di private equity. I fondi di private equity sono gestiti da società di gestione del private equity (general partner), che ricevono una commissione di gestione e una commissione di performance in base ai risultati ottenuti. I fondi di private equity possono essere specializzati in un segmento di mercato, in un settore, in una geografia o in una fase di sviluppo delle società target, oppure possono essere generalisti e diversificati. Tra i più grandi e noti fondi di private equity, possiamo citare Blackstone, KKR, Carlyle, TPG, Bain Capital, Apollo, CVC e EQT.
- Gli investitori: sono le fonti di finanziamento dei fondi di private equity, che forniscono il capitale necessario per le operazioni di private equity. Gli investitori sono anche chiamati limited partner, in quanto hanno una responsabilità limitata al capitale investito e non partecipano alla gestione dei fondi di private equity. Gli investitori possono essere istituzionali o privati, e possono avere obiettivi e preferenze diversi in termini di rendimento, rischio, liquidità, orizzonte temporale e impatto sociale. Tra gli investitori più comuni nel private equity, possiamo citare i fondi pensione, le assicurazioni, i fondi sovrani, le banche, le fondazioni, le famiglie facoltose e i family office.
- Le società target: sono le società in cui i fondi di private equity investono, acquisendo una quota di partecipazione, totale o parziale, del loro capitale. Le società target possono essere di diverse dimensioni, settori, geografie e fasi di sviluppo, a seconda della strategia e del focus dei fondi di private equity. Le società target possono essere società mature, in cerca di consolidamento, espansione o ristrutturazione, oppure società in crescita, in cerca di finanziamento per lo sviluppo di nuovi prodotti, mercati o tecnologie, oppure società in fase iniziale, in cerca di capitali per la creazione e la validazione del loro modello di business. Tra le società target più famose che hanno ricevuto investimenti da fondi di private equity, possiamo citare Airbnb, Spotify, Dell, Burger King, Hilton e Toys “R” Us.
- I consulenti: sono i professionisti che assistono i fondi di private equity e le società target nelle varie fasi del processo di investimento, fornendo servizi di consulenza, analisi, valutazione, due diligence, negoziazione, strutturazione, finanziamento, integrazione e disinvestimento. I consulenti possono essere di diversi tipi, come consulenti strategici, consulenti finanziari, consulenti legali, consulenti fiscali, consulenti operativi, consulenti tecnologici e consulenti di comunicazione. Tra i consulenti più noti nel private equity, possiamo citare McKinsey, Bain, BCG, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Lazard, KPMG, EY, PwC, Deloitte, Freshfields, Clifford Chance, Linklaters e Brunswick.
- Gli intermediari: sono gli attori che facilitano il contatto e la relazione tra i fondi di private equity e le società target, o tra i fondi di private equity e gli investitori, agendo come intermediari o broker. Gli intermediari possono essere di diversi tipi, come banche d’affari, boutique di M&A, società di placement, società di advisory, società di ricerca e piattaforme online. Tra gli intermediari più noti nel private equity, possiamo citare UBS, Credit Suisse, JP Morgan, Rothschild, Evercore, Moelis, Park Hill, Campbell Lutyens, Triago, Preqin e Palico.
Quali sono le strategie più comuni adottate dai fondi di private equity?
I fondi di private equity adottano diverse strategie di investimento, a seconda del segmento di mercato, del settore, della geografia e della fase di sviluppo delle società target. Tra le strategie più comuni, possiamo distinguere:
Venture capital.
È la strategia che consiste nell’investire in società in fase iniziale, che hanno un elevato potenziale di crescita e innovazione, ma che presentano anche un elevato rischio e una scarsa redditività.
Il venture capital si focalizza principalmente su settori ad alta intensità tecnologica, come l’informatica, le telecomunicazioni, la biotecnologia, la nanotecnologia e le energie rinnovabili. Il venture capital si suddivide in diverse fasi, come il seed stage, l’early stage, il mid stage e il late stage, a seconda del grado di maturità e di sviluppo della società target.
Il venture capital mira a supportare le società target nella creazione e nella validazione del loro modello di business, nella crescita del loro mercato e nella realizzazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Growth capital.
È la strategia che consiste nell’investire in società in fase di crescita, che hanno una solida posizione competitiva e una buona redditività, ma che necessitano di ulteriore capitale per espandere le loro attività, sia organicamente che per acquisizioni.
Il growth capital si focalizza principalmente su settori ad alta crescita, come il consumo, la sanità, l’istruzione e i servizi. Il growth capital si caratterizza per una minore leva finanziaria e una maggiore partecipazione minoritaria rispetto al buyout.
Il growth capital mira a supportare le società target nella realizzazione dei loro piani di sviluppo, nella creazione di valore aggiunto e nella preparazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Buyout.
È la strategia che consiste nell’investire in società mature, che hanno una consolidata posizione di mercato e una stabile generazione di cassa, ma che possono beneficiare di un miglioramento della loro gestione, della loro strategia, della loro struttura finanziaria e della loro efficienza operativa.
Il buyout si focalizza principalmente su settori tradizionali, come l’industria, i trasporti, l’energia e i servizi finanziari. Il buyout si caratterizza per una elevata leva finanziaria e una maggiore partecipazione maggioritaria rispetto al growth capital.
Il buyout mira a supportare le società target nella realizzazione di cambiamenti trasformazionali, nella creazione di sinergie e nella realizzazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Distressed.
È la strategia che consiste nell’investire in società in difficoltà, che hanno problemi di liquidità, di debito, di gestione o di mercato, e che necessitano di una ristrutturazione finanziaria, operativa o strategica
Il distressed si focalizza principalmente su settori in crisi, come l’automotive, il retail, il turismo e i media; si caratterizza per una bassa leva finanziaria e una maggiore partecipazione maggioritaria rispetto al buyout.
Il distressed mira a supportare le società target nella risoluzione dei loro problemi, nella ripresa della loro redditività e nella realizzazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Secondary.
È la strategia che consiste nell’acquistare quote di partecipazione in società target da altri fondi di private equity, che vogliono disinvestire prima della scadenza del loro fondo, per motivi di liquidità, di performance o di diversificazione.
Il secondary si focalizza principalmente su società target già in portafoglio di altri fondi di private equity, di qualsiasi dimensione, settore, geografia e fase di sviluppo. Il secondary si caratterizza per una minore leva finanziaria e una maggiore partecipazione minoritaria rispetto al buyout.
Il secondary mira a beneficiare della maturazione delle società target, della riduzione del rischio e della realizzazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Co-investment.
È la strategia che consiste nell’investire in società target insieme ad altri fondi di private equity, che offrono la possibilità di partecipare alle loro operazioni di private equity, in proporzione al loro investimento.
Il co-investment si focalizza principalmente su società target di interesse dei fondi di private equity leader, di qualsiasi dimensione, settore, geografia e fase di sviluppo. Il co-investment si caratterizza per una minore leva finanziaria e una maggiore partecipazione minoritaria rispetto al buyout.
Il co-investment mira a beneficiare della competenza e dell’esperienza dei fondi di private equity leader, della riduzione dei costi e della realizzazione di exit favorevoli, come IPO o trade sale.
Come investire in private equity?
Investire in private equity richiede una serie di passaggi, che vanno dalla selezione del fondo di private equity, alla sottoscrizione del capitale, alla gestione del portafoglio, al disinvestimento e alla distribuzione dei proventi. Tra i principali passaggi, possiamo distinguere:
La selezione del fondo di private equity.
È la fase in cui gli investitori devono scegliere il fondo di private equity in cui investire, in base ai loro obiettivi e preferenze, e in base alle caratteristiche e ai risultati del fondo di private equity.
Per selezionare il fondo di private equity, gli investitori devono valutare una serie di criteri, come la strategia, il focus, la dimensione, la durata, il track record, la reputazione, la squadra, la struttura di costi e di remunerazione, il processo di investimento, il portafoglio, il rendimento, il rischio e l’impatto sociale del fondo di private equity.
Per valutare questi criteri, gli investitori devono analizzare una serie di documenti, come il memorandum informativo, il regolamento, il contratto di sottoscrizione, il rapporto annuale e il rapporto trimestrale del fondo di private equity.
La sottoscrizione del capitale.
È la fase in cui gli investitori devono impegnare il capitale da investire nel fondo di private equity, firmando il contratto di sottoscrizione e versando il capitale iniziale.
Il capitale sottoscritto rappresenta la quota di partecipazione degli investitori nel fondo di private equity, e determina i loro diritti e doveri nei confronti del fondo di private equity e degli altri investitori.
Il capitale sottoscritto non viene versato interamente al momento della sottoscrizione, ma viene richiamato dal fondo di private equity in base alle sue esigenze di investimento, secondo un calendario prestabilito o su richiesta.
Il capitale sottoscritto non viene remunerato fino al momento del disinvestimento, e può essere soggetto a penali o a perdite in caso di mancato versamento o di performance negative del fondo di private equity.
La gestione del portafoglio.
È la fase in cui gli investitori devono monitorare l’andamento del fondo di private equity e delle società target in cui ha investito, ricevendo informazioni e report dal fondo di private equity e partecipando a riunioni e assemblee.
La gestione del portafoglio ha lo scopo di verificare il rispetto degli obiettivi e delle strategie del fondo di private equity, di valutare la performance e il rischio del fondo di private equity e delle società target, di identificare le opportunità e le sfide del mercato, di suggerire eventuali azioni correttive o migliorative, e di esercitare eventuali diritti di voto o di veto sulle decisioni del fondo di private equity o delle società target.
Il disinvestimento e la distribuzione dei proventi.
È la fase in cui il fondo di private equity vende le sue partecipazioni nelle società target, realizzando una plusvalenza o una minusvalenza, e distribuisce i proventi agli investitori, secondo una clausola di waterfall.
Il disinvestimento e la distribuzione dei proventi avvengono alla fine della durata del fondo di private equity, o prima in caso di opportunità di mercato o di necessità degli investitori.
Il disinvestimento e la distribuzione dei proventi determinano il rendimento netto per gli investitori, che dipende dalla performance delle società target, dalle condizioni di mercato, dai costi e dalle commissioni del fondo di private equity, e dalla struttura di remunerazione del fondo di private equity.
Il rendimento netto per gli investitori può essere misurato con diversi indicatori, come l’internal rate of return (IRR), il multiple of invested capital (MOIC), il total value to paid-in capital (TVPI) e il distributed to paid-in capital (DPI).
Investire in private equity è una forma di investimento alternativo che offre la possibilità di ottenere rendimenti elevati, diversificare il portafoglio, accedere a società di qualità e contribuire allo sviluppo economico e sociale.
Tuttavia, investire in private equity comporta anche un rischio elevato, una limitata liquidità, una elevata complessità e una forte dipendenza dalla competenza e dalla reputazione dei fondi di private equity.
Pertanto, investire in private equity richiede una profonda conoscenza del settore, una forte capacità di analisi e valutazione, una stretta collaborazione con i fondi di private equity e una gestione attenta delle fasi di investimento e disinvestimento.
Investire in private equity richiede anche una selezione accurata del fondo di private equity, una sottoscrizione del capitale, una gestione del portafoglio, un disinvestimento e una distribuzione dei proventi.
Ricorda bene, investire in private equity, infine, richiede una visione a lungo termine, una tolleranza al rischio, una pazienza e una fiducia nel potenziale di crescita e di innovazione delle società target.