La pasta racconta una storia di sapore ma anche di tradizione ed artigianalità. Un alimento che accompagna la quotidianità degli italiani, e non.
Il cibo risponde alla necessità di mangiare, ma antropologicamente rappresenta molto di più. Nel suo insieme variegato, servendosi delle materie prime offerte dalla natura, il cibo è in grado di offrire emozioni e sensazioni uniche. Grazie alle abili mani di chef e cuochi casalinghi le primizie donate dalla natura si trasformano in pietanze dal gusto intenso.
Gli italiani amano la buona cucina, dilettandosi ai fornelli per preparare ricette innovative, ma che rievochino la tradizione. Lo scrigno culinario del Belpaese annovera un prodotto che dona corpo e profondità ai piatti: la pasta, il carboidrato più amato, onnipresente nelle dispense degli italiani. Spaghetti, maccheroni, tortellini sono pronti a coniugarsi con sughi e salsette per rallegrare le giornate, e una vita fatta di corse e impegni.
Simbolo di convivialità e italianità.
Fedele compagna di pranzi e cene, la pasta è un prodotto che fa parte dell’immaginario collettivo della società italiana. Nata dal grano, prende vita grazie all’acqua, al vento e alle complesse tecniche di lavorazione, per arrivare sugli scaffali di supermercati e negozi di alimentari.
Un alimento salubre, sostenibile, adattabile a diversi stili alimentari, tanto da essere uno dei pilastri della dieta mediterranea.
25 Ottobre, World Pasta Day.
Per celebrare le sue proprietà è stata istituito il World Pasta Day, la Giornata Mondiale della Pasta che ricorre il 25 ottobre. Un evento organizzato dall‘Unione Italiana Food per sottolineare il valore dell’italianità nel mondo. La manifestazione si tenne per la prima volta a Napoli nel 1998, e dopo più di un quarto di secolo continua ad esercitare una notevole importanza fra la popolazione mondiale.
La Giornata Mondiale della Pasta nasce con l’intento di richiamare l’attenzione su un prodotto sano ed artigianale. Un alimento in grado di rispondere alle esigenze nutrizionali e di adattarsi a varie tipologie di cucina. Nella sua varietà e versatilità, ricopre anche un ruolo globale e unificante fra le diverse culture.

Il valore e la bellezza della semplicità.
La Giornata Mondiale della Pasta ha lo scopo di onorare uno dei prodotti più amati, protagonista sia della cucina ristorativa di alto livello, sia della cucina casalinga. Un giorno scelto a caso sul calendario per conferire solennità ad un qualcosa che fa parte del nostro quotidiano. Dal carello del supermercato allo scaffale delle nostre dispense, pennette e bucatini accorrono in aiuto per preparare pasti veloci, quando non abbiamo molto tempo o voglia di cucinare. Allo stesso modo riesce ad essere il prodotto portante di pietanze ben più elaborate.
Lunga, corta, secca, fresca la pasta conquista per la sua essenza semplice e genuina. Sebbene si tratti di un’eccellenza del Made In Italy viene ampiamente consumata in tutto il pianeta, diffondendo il valore e la tradizione del nostro Paese.

La storia di un’eccellenza Made in Italy
Prima di parlare dei dati di esportazione, sarà nostra cura fornire informazioni dettagliate sulla storia della pasta. Oggi è sinonimo di gusto, qualità ed italianità. Come ogni fattore umano ha una storia, ed il presente affonda sempre le sue radici nel passato. Un passato che, a poco a poco, vi racconteremo per poi giungere ai giorni nostri, scoprendo quali sono i fili che legano inscindibilmente l’Italia alla pasta.
Storia della nascita della pasta.
Nel momento in cui assaporiamo un buon piatto di tubetti ci chiediamo chi abbia inventato la pasta. Il suo sapore accende la nostra curiosità, sebbene non sia semplice dare una risposta veritiera. Le origini della pasta sono oggetto di dibattito da parte di storici e studiosi.
La storia della pasta ebbe inizio nel momento in cui l’uomo abbandonò la vita nomade e scelse di dedicarsi all’agricoltura. Coltivando il grano nei secoli successivi gli esseri umani impararono a lavorarlo, fino ad impastarlo con l’acqua. Dalla miscela venne fuori una sottile sfoglia lavorata con le mani. Le prime tracce di impasto risalgono a 4.000 anni fa nel territorio della Mesapotamia. Tuttavia furono i Greci a perfezionare la lavorazione, preparando i “laganon”, dei fogli di pasta piatta, realizzata con acqua e grano e poi essiccata al sole.
La tradizione della pasta si diffuse anche presso altre popolazioni, fra cui gli Arabi. Furono loro a sperimentare la tecnica di essiccazione per conservarla meglio. Per facilitare il processo diedero all’impasto una forma di cilindretti forati, vale a dire gli antenati dei maccheroni.
La diffusione della pasta in Italia.
La pasta non è nata nel territorio italiano, ma è qui che ha conosciuto il suo massimo splendore. La prima data importante che lega il Belpaese al noto alimento a base di grano è il 1154, quando il geografo Al-Idrin cita un cibo derivato dalla farina a forma di fili, chiamato “triyah”. Tale tipologia di pasta veniva prodotta a Palermo ed esportata in tutto lo Stivale attraverso delle botti. Ancora oggi in Sicilia sono ben noti i “vermiceddi di tria”, ovvero i vermicelli.
Il geografo parla dell’immensa produzione diffusa sull’isola, tanto da poter rifornire la Calabria e altre regioni. Dunque la tradizione della pasta in Italia è nata in terra siciliana nel corso della dominazione araba.
Da alimento d’élite a cibo dei poveri.
Nel ‘600 la pasta era ancora un alimento d’élite, appannaggio solo dei nobili. In questi anni una terribile carestia colpì il Regno di Napoli, causando l’aumento dei prezzi di carne e pane. Il popolo, tuttavia, non aveva la possibilità di spendere cifre elevate per cibarsi. Proprio in questo periodo la pasta divenne un alimento popolare, grazie ad un’innovazione tecnologica: l’invenzione del torchio, della gramola e della trafila.
I produttori riuscirono a trasformare un alimento poco diffuso in un prodotto accessibile a tutti, grazie al prezzo contenuto. Così da prodotto alimentare di nicchia, la pasta divenne il cibo dei poveri, di coloro che non potevano permettersi la carne.
Le aree di produzione: Liguria, Campania e Puglia.
Per la realizzazione della pasta sono necessari tre elementi: il grano, l’acqua e il vento. Dunque un’area di produzione ha bisogno della presenza di un clima favorevole. Le differenze climatiche influiscono anche sulle coltivazioni del grano. Nello specifico il grano duro ha bisogno di un clima asciutto, il grano tenero prospera anche nei climi più rigidi. E dunque, in base al clima, parallelamente si diffusero due tipi di pasta: la pasta secca, derivata dal grano duro, e la pasta fresca, derivata dal grano tenero.
Sebbene fosse nata in Sicilia la lavorazione della pasta secca si diffuse anche in altre aree, risalendo lo Stivale. L’arte bianca si concentrò prevalentemente in Liguria, Campania e Puglia grazie alla presenza di un clima favorevole.
La pasta in Liguria, un’antica tradizione.
La tradizione pastaia è ben radicata nel territorio ligure. In questa striscia di terra affacciata sul mare, la buona cucina risulta essere di casa. I liguri sono maestri nella produzione di pasta secca e pasta fresca. Storicamente, l’arte bianca ligure risulta secondaria solo a quella siciliana. Si dice, infatti, che il primo pastificio italiano sia nato proprio a Savona.
La storia della pasta ligure è documentata da atti notarili già a partire dal 1244; mentre nel 1574 si costituì la Corporazione dei Pastai detti Fidelari. La produzione pastaia odierna ligure elogia la tradizione, attraverso la presenza di piccole attività a conduzione familiare.

La pasta di Gragnano, l’eccellenza campana.
Alle pendici dei Monti Lattari sorge Gragnano, roccaforte della pastificazione campana. La tradizione pastaia nella piccola comunità ha origini molto antiche, risalendo all’epoca romana. Le attività a carattere industriale hanno inizio nel XVI secolo, in seguito alla carestia. In quegli anni la pasta diventò un alimento molto diffuso fra la popolazione campana; l’aumento della richiesta portò alla nascita di numerosi pastifici nell’area di Gragnano, dove era concentrata la presenza di mulini ed acqua.

Considerata la fama di cui godeva la pasta di Gragnano, nel 1845 Ferdinando II di Borbone chiese ai pastai gragnanesi di rifornire le cucine di corte. Il paesino dei Monti Lattari venne ribattezzato “Città dei Maccheroni”, e sul finire del ‘800 conobbe il suo periodo di massimo splendore, grazie all’aumento delle esportazioni all’estero. Oggi la pasta di Gragnano è un prodotto con certificato IGP, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.
La pasta pugliese, artigianalità e gusto.
Nel profondo Sud c’è una regione che si affaccia su due mari: l’Adriatico e lo Ionio, godendo di una particolare ventilazione. Nella terra del vento e del sole non poteva non svilupparsi l’arte pastaia. La Puglia è una terra ricca di grano e, grazie all’abbondanza di materie prime nel corso dei secoli, sono fiorite importanti attività anche a carattere industriale.
Lo sviluppo dell’industria pastaia pugliese risale al 1.700, nonostante l’arte bianca fosse già presente da qualche secolo sul territorio. Il legame fra la Puglia e la pasta è sempre stato molto forte, esaltando l’artigianalità. Ancora oggi, infatti, i pugliesi puntano alla tradizione manifatturiera, realizzando svariati formati di pasta con l’ausilio delle sole mani.

Orecchiette, lagane, trie e cavatelli sono i protagonisti di una lunga storia di passione e artigianalità. Prodotti che esaltano il territorio, rappresentandolo anche in altre aree del Paese e del mondo. Bari Vecchia è il teatro della pastificazione pugliese, il regno delle donne intente a dare vita a tante piccole orecchiette.
L’Emilia Romagna, la patria della pasta fresca.
Se le regioni sopracitate risultano essere pioniere nella produzione di pasta secca di elevata qualità, vi è una regione che eccelle per la realizzazione della pasta fresca. L’Emilia Romagna è una terra in cui la pastificazione risulta essere un vero e proprio rito. La storia di questa attività risale al 1500; quando altrove si intensificò la produzione di pasta secca, nella regione emiliana si diffuse quella fresca.

Dietro all’arte della pasta fresca si cela un universo di ricette succulente, come le lasagne o le tagliatelle al ragù. Ancora oggi per gli abitanti di questa regione la pasta fresca rappresenta un vero rito, che richiede tempo e pazienza. Basti immaginare l’infaticabile lavoro delle sfogline, le donne che stendono la pasta manualmente per poi realizzare cappellacci, tortelli, tortellini e tanto altro.
La pasta italiana, un prodotto amato all’estero.
Dopo averne raccontato la storia risulterà forse più semplice capire il valore di questo prodotto per la cultura italiana. La pasta è il nostro gioiello, un vanto che sfoggiamo con orgoglio. Un alimento la cui fama non si limita ai confini del Belpaese, ma va ben oltre.
Stando ad un’analisi dell’Area Studio Mediobanca, l’Italia è al primo posto per la produzione di pasta. Il Belpaese, infatti, ha il più alto consumo pro-capite all’anno, pari a 23 kg. L’esportazione ci consente di diffondere un’eccellenza del Made in Italy anche in altre aree del mondo. I dati confermano che il nostro Paese è il principale esportatore di pasta, con ben 2,1 milioni di tonnellate, pari al 43% del totale.
La storia, la tradizione e il gusto del prodotto italiano sono molto apprezzati all’estero. La richiesta, infatti, è in continuo aumento, dimostrando quanto il Made in Italy rappresenti un valore aggiunto per la popolazione mondiale.
L’elogio della pasta nel mondo della letteratura, dell’arte e del cinema.
La pasta rappresenta l’Italia, ma anche la bellezza del cibo. Gli alimenti iconici sono citati, descritti e raccontati anche in opere letterarie per esaltarne l’importanza. Il prodotto ricavato dal grano duro riempie le pagine di importanti fatiche letterarie, avendo ispirato poeti e scrittori.
Già Orazio nelle Satire parla con toni encomiabili di un piatto di ceci e lagane. Boccaccio, nel Decameron, fa uso dell’immagine della pasta per attirare l’attenzione dei suoi lettori, presentandola come emblema di abbondanza. Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo descrive in modo minuzioso un timballo di maccheroni, esaltandone la struttura e i sapori.
La pasta non ha ispirato solo le parole dei letterati, ma anche l’estro creativo dei pittori. Non mancano opere pittoriche che raffigurano piatti di spaghetti. Luca Giordano, uno dei più grandi pittori napoletani, porta su tela il “Mangiatore di pasta”. Sempre nel ‘600 Mathias Stomer dipinge “Il Mangiamaccheroni“, raffigurando un uomo vorace, intento nel mangiare un piatto di spaghetti.
Un interesse che si estende anche al mondo del cinema, che risulta intriso di scene in cui la pasta è la vera protagonista. Le pellicole di Totò portano sul grande schermo piatti di pasta abbondanti per mettere in risalto l’appetito di alcuni personaggi. L’oro bianco appare in innumerevoli opere cinematografiche, come “Un americano a Roma di Steno, “I Soliti Ignoti” di Mario Monicelli, “Brutti, sporchi e cattivi” di Ettore Scola.

Il diniego del Manifesto della Cucina Futurista.
Il nostro alimento iconico non ha solo accumulato elogi ed approvazione. Proprio come ogni elemento amato ed apprezzato non sono mancate le critiche. Filippo Tommasi Marinetti nel 1930 nel Manifesto della Cucina Futurista esprime il suo diniego contro la pastasciutta, definendola un’assurda tradizione gastronomica. Marinetti invoca all’abolizione di questa pietanza, etichettandola come simbolo dell’inerzia e della pigrizia italiana. Dietro la crociata del futurista si cela l’ideologia fascista, che non apprezzava la bontà e le proprietà nutrienti della pasta, tanto da preferire il riso e la polenta.
Tuttavia c’è una foto che ritrae lo stesso Marinetti, seduto nel ristorante Biffi, intento a gustare un piatto di spaghetti. L’immagine ha smentito i suoi propositi di rivolta culinaria, mettendo in luce la sua scarsa credibilità.
E così fra plauso e critica, la pasta ha attraversato la storia dell’umanità sino a diventare quella che è oggi. L’alimento che racconta le nostre radici, la nostra storia e le caratteristiche del nostro territorio. Da Sud a Nord ha percorso lo Stivale, ammaliando persone di ogni classe sociale. Da alimento dei ricchi, grazie ad un’innovazione tecnologia, è diventato il cibo per sfamare il popolo.
Il World Pasta Day del 25 ottobre celebra tutto questo: storia, cultura, tradizione, innovazione e poi l’amore e la passione dei maestri pastai, quelli del presente ma anche quelli del passato.