Nella domenica sportiva del 3 novembre si è parlato di sport ma anche di vita e di valori. L’occasione è arrivata dalla presenza in studio del grande portiere della Nazionale Stefano Tacconi, che è passato per presentare il suo libro edito per Rizzoli: L’arte di parare.
Stefano Tacconi, un campione nel calcio ma anche nella vita: nel suo libro spiega come ha fatto a fare la parata più bella della sua vita.
Anche se ha dato l’addio al mondo del calcio nel 1994, Stefano Tacconi è rimasto sempre nel cuore dei tifosi e degli sportivi, per il suo esempio, per il suo sorriso ed è ancora un punto di riferimento per tanti giovani portieri.
Scorrevano sullo schermo televisivo le immagini della sua carriera da campione sportivo con la Juventus, con la Nazionale, e tutti in studio si sono commossi. Lui rideva, ironico, come ha sempre fatto. Accanto a Tacconi era in studio la sua famiglia, che insieme ai valori dello sport, e alla sua grande forza di volontà sono stati i motori per la sua salvezza dopo la terribile emorragia cerebrale che nel 2022 lo aveva portato al coma.
Come nasce una vittoria da una sconfitta?
Innanzitutto, dice il campione “mai arrendersi, da una sconfitta può nascere una grande vittoria”. Infatti, dal suo racconto doloroso emerge con grande forza il messaggio di speranza per tante persone come lui, sportive o non sportive, che devono affrontare grandi prove come la sua. “L’intento è di far vedere agli altri che, se io ce l’ho fatta, ce la possono fare tutti. Questo libro è stato la mia miglior medicina. “- così risponde presentando il suo racconto.
In più di una intervista, alla domanda Come è cambiato il calcio da quando era in campo, lui, figura emblematica degli anni 80 e 90? – Tacconi risponde che un tempo i portieri erano più spettacolari e adesso il calcio gli appare più noioso, con meno fantasia.
Ma lui come è cambiato dopo l’esperienza della malattia? Stefano rivela che sulla sua vita ha influito molto, cambiando il suo modo di essere. È diventato più sensibile, si concede anche la commozione, quando prima evitava di farlo per non mostrare debolezza. Invece in questa sua trasformazione confessa che l’emozione non è debolezza, ma una nuova forza. Inoltre, ha un grande desiderio di uscire, viaggiare, e riprendersi la sua vita.
Nella sinossi del libro, autobiografico, edito da Rizzoli si annuncia la storia, la sua carriera, una straordinaria avventura: “Nella vita di Stefano Tacconi c’è un primo e un secondo tempo, con una data che ha determinato i confini che è quella del 23 aprile 2022. Nel primo tempo è stato uno dei giocatori più rappresentativi di un calcio mitico, quando la Serie A era davvero il campionato più bello del mondo, punto di arrivo per i veri fuoriclasse.
Con il suo coraggio e la sua guasconeria, tra il 1983 e il 1992 Tacconi è stato portiere e giocatore simbolo della Juventus, capace di raccogliere l’eredità di un totem come Dino Zoff, condividendo lo spogliatoio, tra gli altri e nel corso delle stagioni, con “Le Roi” Platini, Gaetano Scirea, Marco Tardelli, Gianluca Vialli. Una carriera straordinaria che lo ha visto vincere, fra i diversi titoli, due Scudetti, la Coppa dei Campioni allo stadio Heysel e, da protagonista assoluto, la Coppa Intercontinentale del 1985 contro l’Argentinos Juniors.
Il secondo tempo inizia il giorno in cui, poco dopo aver preso parte a un evento di beneficenza, viene colpito improvvisamente da un aneurisma cerebrale, dal quale si salva grazie al provvidenziale intervento di suo figlio Andrea.
Da lì, e solo dopo essere uscito dal coma, comincia una nuova fase, di speranze, di paure e di fede, di nuovi compagni e di medici e fisioterapisti come tostissimi allenatori. Di ospedali, da Asti ad Alessandria, da Milano a San Giovanni Rotondo, trasferte di una geografia totalmente nuova. Una fase inattesa fatta di tanta sofferenza, di tantissima volontà e anche dell’ironia che a Stefano non è mai mancata, in campo e fuori. L’arte di parare è il racconto sincero, commovente e divertente di una vita coraggiosa, sfrontata, assaporata fino in fondo, tanto nei giorni di gloria quanto nelle avversità.”
Quando il 13 ottobre scorso Stefano Tacconi è stato all’ Allianz Stadium per vedere Juve – Napoli, ed è stato accolto a Torino con un caloroso abbraccio dei tifosi, ha detto: “l’affetto dei tifosi, in particolare quelli juventini mi ha aiutato moltissimo“.
La Juve resta sempre nel suo cuore e nei suoi pensieri. A fine partita, intervistato ha parlato del lavoro del nuovo allenatore Thiago Motta: “Credo che sia un allenatore perfetto, farà crescere i giovani, li sta facendo giocare e credo che dobbiamo dargli tempo. La Juve sarà fondamentale anche quest’anno”. Gli chiedono naturalmente anche del portiere attuale della Juve e Tacconi dice che Michele Di Gregorio “sicuramente con Motta potrà fare belle cose”.
Tacconi resta dunque un campione, nello sport e nella vita, forti i suoi valori, valori dello sport e non solo.
Per approfondire non vi resta che andare in libreria, oppure andare alla presentazione che Stefano Tacconi sta preparando a San Giovanni Rotondo per giovedì 7 novembre presso il Teatro Palladino.