Abbiamo già stilato per voi un elenco di eventi dedicati alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Oggi, 25 novembre, abbiamo deciso di fare un passo in avanti, poiché tutta la redazione di MondoUomo.it è sensibile al tema e, da sempre, si rivolge ai lettori che pongono alla base di ogni relazione la cultura del rispetto e della parità di genere.
La nostra visione dell’uomo moderno.
Essere un uomo oggi significa farsi promotore di valori positivi per costruire un mondo migliore, in cui non vi sia spazio per la violenza sulle donne. La condanna ad ogni forma di discriminazione o violenza si traduce in un impegno collettivo che tutti noi, uomini e donne, siamo chiamati ad intraprendere, giacché chiunque viva nella cultura della sopraffazione o la alimenta, pur non essendone vittima, non può definirsi davvero uomo né tantomeno libero.

Per questo, oggi proviamo a fornirvi dei piccoli suggerimenti per imparare a riconoscere atteggiamenti e gesti che anche in modo subdolo manifestano dinamiche di potere e abuso a danno delle donne.
Violenza e discriminazione contro le donne oltre i numeri.
Nell’ultimo anno, l’aumento delle denunce per stalking ed il conteggio dei femminicidi hanno portato esponenti politici ad affermare che la situazione della violenza sulle donne in Italia sia meno drammatica rispetto ad altri Paesi dell’UE. Tuttavia tali dichiarazioni non tengono conto delle differenze che riguardano la raccolta dei dati né la percentuale di donne uccise in rapporto alla popolazione.
In Italia le donne che perdono la vita ogni giorno, perché assassinate da partner o ex partner, continuano ad essere tante. Così come sono numerosi i reati a sfondo sessuale perpetrati a loro danno.
Oltre numeri e statistiche, possiamo ravvisare con i nostri occhi come nella realtà quotidiana le disuguaglianze sociali e lavorative permangono: si va da una maggiore pressione data dalle responsabilità familiari al divario contributivo. A ciò si aggiunge il tramandarsi da generazioni di una mascolinità tossica, che continua ad essere alla base di una visione stereotipata della donna.
L’uomo incapace di riconoscere l’identità e la libertà della donna assume atteggiamenti ossessivi e aggressivi, da cui scaturiscono atti di violenza verbale, fisica e psicologica. Ma la domanda che ci poniamo oggi è: cosa, concretamente, possiamo fare per invertire la rotta?
Il punto di partenza: scardinare il pregiudizio di genere.
Fermo restando che il contrasto alla violenza deve essere promosso da progetti istituzionali di ampio respiro, ognuno di noi può nel suo piccolo fare la differenza. Possiamo, sempre, inviare segnalazioni alle forze dell’ordine se a conoscenza di reati di violenza. Dobbiamo, però, anche prendere le distanze – in determinate circostanze – da tutti quegli atteggiamenti discriminatori che manifestano il pregiudizio di genere o lo incentivano.
Per farlo, dobbiamo imparare a riconoscerlo. Non è semplice da scardinare, poiché molto spesso permea il nostro stesso linguaggio e la società in modo capillare. Un esempio? Pensiamo alla differente connotazione che si dà a frasi del tipo: “uomo di mondo” e “donna di mondo”. Ma anche alle tante espressioni che vengono rivolte alle donne per sottolineare che la loro felicità dipenda dagli uomini o da una somiglianza con essi: “quando ti sposerai, riderai” oppure “tira fuori le palle”.
Si tratta solo di alcuni bias inconsci, cioè di automatismi in cui si ricade anche inconsapevolmente quando si pensa alle donne o ci si rivolge ad esse.
Evitare le differenze di genere in famiglia e a lavoro.
Occorre assumere la consapevolezza che in famiglia e a casa il carico di lavoro deve essere equamente diviso. Ciò serve anche per educare i figli al rispetto dell’altro e a non fagocitare la differenza di genere.
I bambini e le bambine anche attraverso i giochi e le attività quotidiane vanno stimolati ad esplorare il mondo. Non vanno riversate su di loro aspettative personali legate al genere, bensì occorre favorire lo sviluppo delle loro naturali attitudini in tutti i campi.
Anche a lavoro, gli uomini sono chiamati a diventare alleati delle donne quando non avallano la disparità di trattamento, che sia salariale o no. Già in fase di colloquio le domande dovrebbero essere standard e prescindere dal genere. Allo stesso modo occorre imparare a riconoscere e valorizzare le competenze rispettando i ruoli, senza cadere nel pregiudizio che vuole le donne incapaci di acquisire nozioni tecniche o ricoprire ruoli di leadership.
Quando il contesto è quello amicale, occorre prendere le distanze in modo categorico dai commenti sessisti. Con o meno la presenza di donne è opportuno intervenire a supporto della persona che li riceve. Il contesto, il tono di voce ed il rapporto affettivo che c’è tra due persone, inoltre, fa la differenza tra un complimento ed un insulto, cioè un “apprezzamento” non richiesto e fuori luogo, che fagocita invece la cultura della sottomissione.
Anche colpevolizzare le vittime di violenza, pratica assai comune, per il modo in cui sono vestite o truccate, così come per lo stile di vita condotto, giustifica la violenza stessa e mina la salute psicologica delle vittime.
Primi passi per uscire dal gender gap oltre il 25 novembre.
Uscire dal gender gap è possibile, dunque, con un impegno quotidiano che non si limita al 25 novembre. Come possiamo immaginare, dai pochi esempi suddetti, si inizia invece dall’autoanalisi dei propri pensieri. Tutti quei luoghi comuni che si tramandano senza una reale riflessione rischiano di aumentare il gender gap. Ci riferiamo alle “battute” sull’incapacità delle donne di guidare o comprendere il calcio, così come quelle su una presunta propensione a rassettare la casa oppure occuparsi dei figli.
Essere sfiorati da questi pensieri deve accendere in ognuno di noi un campanello d’allarme. Solo quando ci saremo davvero liberati da queste convinzioni, che da sempre sono radicate nella nostra società, potremo dare un contributo serio alla parità di genere. Messa da parte anche l’idea malsana che le donne siano più emotive, e di conseguenza più deboli, mentre gli uomini più razionali, e pertanto più forti e affidabili, il prossimo passo è tramandare e diffondere la consapevolezza acquisita.

Il contributo della nostra redazione.
Abbiamo provato a dimostrarvi, insomma, che la sfida che vede protagonisti gli uomini accanto alle donne è davvero ardua, ma può essere comunque superata anche partendo da piccoli accorgimenti e con un’attenzione quotidiana maggiore verso ciò che ci circonda. Continueremo a farlo nel nostro percorso editoriale, con la convinzione che l’altra metà del cielo deve splendere, affinché tutti insieme possiamo godere pienamente della vita.
Solo allora potremo davvero essere donne e uomini liberi. Quando, cioè, non ci sarà più bisogno di portare addosso i segni visibili e invisibili della violenza che, simbolicamente, abbiamo deciso di mostrarvi sul volto e gli indumenti dei nostri redattori, che oggi più che mai hanno voluto letteralmente metterci la faccia.
Direttrice Editoriale Pina Di Luna