La giornalista e scrittrice bolognese da oltre 300 mila copie vendute Maria Luisa Minarelli torna in libreria con il romanzo giallo noir L’ultima canzone all’Eden per la casa editrice Indomitus Publishing.
Quando l’autrice ha scoperto che Pio XI aveva organizzato nei paesi nazisti una rete di spie non ha resistito alla tentazione di impostare su di essa la sua vicenda, che è una storia gialla, dato che il delitto illumina ambienti e smuove passioni, una storia di fantasia che si intreccia con le vicende storiche del periodo.
Siamo a Bologna nel 1938 e l’ambiente è quello dell’alta società e della grande industria, nei giorni della visita di Hitler in Italia.
L’autrice confessa che si è molto divertita a ricostruire la città dell’epoca, il portico del Pavaglione, i negozi, gli alberghi, i rioni popolari, i giardini pubblici, la Piazzola, il culto della Madonna di San Luca, i biassanòt.
Maria Luisa Minarelli è nata a Bologna, dove si è laureata in Storia con 110 e lode, ed è giornalista pubblicista. Collaboratrice dell’Europeo per i servizi speciali, progetta e dirige Donna News per la Banca Popolare di Milano, numerosi suoi articoli compaiono su Storia Illustrata e Historia, collabora con riviste di salute, turismo per la Casa Editrice Universo. Pubblica nel 1989 Donne di Denari(ed.Olivares) nel 14990 per Sansoni ‘A tavola con la storia’, nel 215 pubblica con Amazon Publishing e poi con Indomitus Publishing la serie di gialli storici Le indagini di Marco Pisani avogadore a Venezia, nel 2020 pubblica la serie di gialli storici ‘I misteri di Bologna’.
Incontriamo l’autrice in esclusiva per Moltouomo.it per parlare con lei del suo libro e non solo.
Il giallo storico ha sempre un gran successo tra i lettori. Secondo lei quale è il motivo?
A molti lettori, e i miei spesso me lo confessano, piace leggere storie avvincenti ma dalle quali si possa anche
imparare qualcosa. Quando scrivo infatti io cerco sempre di restituire agli ambienti la vivacità e le caratteristiche dell’epoca, di mostrare come viveva la gente. È la cosa che apprezzano di più, anche se per chi scrive è la più
difficile.
Il lavoro di ricerca e ricostruzione del periodo storico toglie molto tempo al lavoro di scrittore o è un ulteriore arricchimento?
Per quanto mi riguarda, le ricerche occupano una buona metà del tempo che dedico a un romanzo. Ma non è tempo perso, perché è proprio in questa fase che costruisco la vicenda, quando mi rendo conto di poterla inserire in una nicchia di realtà storica poco conosciuta. Per esempio, nell’ultimo romanzo, che volevo
ambientare nei giorni della visita di Hitler in Italia, la storia è nata dalla scoperta della posizione antinazista di papa Pio XI Ratti.
Il suo protagonista è un carabiniere.
Come mai lo ha scelto fra le tante figure istituzionali?
Non ho mai amato le figure abusate di detective tormentati, falliti, magari alcolizzati. Mi sembrano forzature per arricchire i fatti. Se una storia regge deve reggere anche se a dipanarla è un personaggio senza ombre. E cosa
c’è di più affidabile di un maresciallo dei Carabinieri?
Si ispira a qualcosa o a qualcuno in particolare nei suoi romanzi gialli?
Nessuno in particolare. La vita porta a incontrare le persone più diverse e sono questi incontri che di volta in volta mi suggeriscono i miei personaggi, che spesso prendono vita da soli man mano che la storia progredisce. Non così per gli ambienti. La chiesa di San Bartolomeo, la casa del maresciallo, i Giardini Margherita, per esempio, appartengono alla mia infanzia. Ogni tanto mi godo qualche sorpresa. L’ultima volta che sono stata a Bologna, per esempio, in via Indipendenza mi sono imbattuta nel Teatro Eden, riaperto e restaurato dopo decenni di abbandono.
Cosa legge Maria Luisa Minarelli?
Sono da sempre una lettrice vorace e onnivora. Oltre ai saggi storici necessari per il mio lavoro mi tengo aggiornata nella narrativa. Amo Ken Follet, Grisham, King, Ludlum, Clancy ma anche gli italiani Vichi, De Giovanni, Gori. Ogni tanto riprendo in mano i classici, ho da poco riletto “La storia” della Morante e “Una tragedia americana” di Theodore Dreiser. Non disdegno qualche saggio sul paranormale.
Una parola su Bologna, bellissima e viva città.
Bologna, bella quanto poco conosciuta. Chi ci capita se ne innamora. È una città elegante, piena di vita, col centro storico affollato a ogni ora del giorno e della notte, dove la gente coltiva ancora il piacere del passeggio sotto i portici che si snodano per 50 chilometri. In certi quartieri poi sembra di fare un tuffo nel passato, come in Strada Maggiore e in via San Felice o in via Nosadella.
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