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Investire in Bitcoin: grande rischio o intelligente diversificazione

Bitcoin ai Massimi Storici: Perché la Corsa Non Si Ferma?
Fonte: startupitalia.eu

Il bitcoin è sicuramente la criptovaluta più conosciuta, che da un primo esperimento digitale in pochi anni è diventata un vero e proprio asset investibile.

Il mondo degli investimenti in criptovalute rappresenta uno degli asset finanziari più controverso e discusso nel panorama finanziario globale ed il mondo dei professionisti si è subito diviso.

Troviamo chi crede che le criptovalute rappresentino un vero e proprio nuovo strumento finanziario, con tutti i suoi rischi, o chi vede in queste monete virtuali solamente una grande bolla che potrebbe esplodere in breve tempo, e nel caso ciò avvenisse le ricadute negative nel mondo degli investitori sarebbero importanti.

Il principio cardine di ogni investimento riguarda anche la diversificazione del portafoglio degli asset in possesso, in modo da ammortizzare eventuali perdite di titoli nel quale si è investito.

La domanda che si stanno ponendo i trader, che debbono gestire portafogli di investimento è se abbia senso inserire bitcoin e monete virtuali nell’asset da proporre all’investitore.

In questo primo articolo dedicato al mondo delle criptovalute, analizzeremo le caratteristiche del bitcoin cercando di fare un minimo di chiarezza su cosa siano, quanto valgano e il loro eventuale potenziale ruolo come strumenti di diversificazione finanziaria. Cercheremo anche di capire quali siano i reali rischi e quali benefici si possono ottenere investendoci.

Ma che cosa sono i bitcoin?

Cerchiamo intanto di capire cosa sia una moneta digitale, precisando subito che la perfetta definizione di carattere puramente tecnico può essere fornita solamente da professionisti esperti di questo mondo. Noi ci limiteremo a soffermarci sui concetti di base valutandolo come eventuale utilizzo nei vari asset da investimento gestiti dai consulenti finanziari.

In prima battuta è evidente come i Bitcoin (e tutte le monete virtuali) si stiano affermando anche come strumenti di pagamento, di scambio e tanto altro, ma questo non è quello che ci interessa capire in questo breve articolo.

La data di nascita del Bitcoin come criptovaluta risale al 2008, ed il suo inventore è Satoshi Nakamoto, pseudonimo di un qualche misterioso personaggio, del quale nessuno sembra conoscere la vera identità né chi si nasconde a livello di gestione.

Con il termine “criptovaluta” si indentifica una vera e propria moneta come altre valute: l’euro, il dollaro o la sterlina. La differenza è che non esiste in forma reale. Non c’è né sotto forma di banconote né di moneta, ma soltanto in formato digitale, in quanto nasce come scambio esclusivo di dati finanziari tra computer.

Gli elementi caratteristici che lo distinguono e che rientrano nell’ambito degli asset di investimento sono sostanzialmente due. Vi è la scarsità, giacché il bitcoin è limitato esattamente come l’oro che rappresenta da tantissimi anni una modalità di investimento primario. Ciò è giustificato dalla sua scarsità a livello materiale, in quanto è difficile trovarlo in natura e non si può produrre neanche artificialmente. La sua quantità è sempre limitata.

Di contro il bitcoin è limitato a livello digitalela sua produzione tende a ridursi nel tempo fino al raggiungimento di un quantitativo massimo, oltre il quale non sarà possibile produrne altro.

È indipendente dai sistemi finanziari tradizionali al contrario delle valute tradizionali che sono emesse e controllate dai governi e dalle banche centrali, che regolano anche la quantità di moneta in circolazione.

Un eccesso di moneta nel corso del tempo può essere causa di inflazione (e, quindi, di svalutazione del denaro tradizionale).

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Fonte:appuntisuperiori.altervista.org


Mentre la quantità di bitcoin in circolazione è sempre regolata esclusivamente sulla base dell’algoritmo inventato da tale Satoshi Nakamoto. Ciò avviene mediante un processo immodificabile che ogni quattro anni circa, ed in maniera automatica, riduce la quantità di nuovi bitcoin creabili stabilendo un quantitativo massimo che non può essere mai superato.

Le caratteristiche principali rendono la criptomoneta una potenziale riserva sia di valore che di disvalore, rendendolo un asset di investimento, capace di apprezzarsi o svalutarsi anche sul breve o brevissimo periodo e non è mai agganciato ad inflazione o svalutazione come capita alle valute tradizionali.

Il paragone con l’oro come forma di investimento.

Come accennato sopra e per cercare di capire come funziona un bitcoin come sistema di investimento proviamo a fare un confronto tra l’oro e una criptovaluta.

L’oro è stato per lunghissimo tempo accettato già dalle prime forme di civiltà come importante forma di scambio/moneta, senza alcuna imposizione diretta da parte di nessuna autorità centrale come governi e banche centrali. L’oro per secoli è stata la moneta di scambio più importante e nel tempo ha portato allo sviluppo di tutti i sistemi monetari tradizionali che ne hanno riconosciuto l’importanza.

Nel corso degli anni è stato superato e sostituito negli scambi da forme di moneta più moderne conservando sempre la sua importanza, ed oggi con il Bitcoin si è aggiunto questo nuovo tipo di investimento, anch’esso sganciato da monete centrali.

Gli andamenti nel tempo dei bitcoin.

Dopo aver accennato brevemente alle principali caratteristiche del bitcoin, cerchiamo di capire quanto ha reso come asset da quando è stato immesso sui mercati finanziari.

Prendendo come riferimento l’indice azionario statunitense ed il Nasdaq, la resa annua indentificata con la sigla CAGR ha avuto una media di incremento medio di circa il 160%.

Questa cifra non trova confronti con alcun titolo azionario, obbligazionario od altro asset presente sui mercati delle borse mondiali. Questa incredibile performance rende impossibile ogni confronto in quanto il divario con i classici asset azionari del Nasdaq e S&P500 non ha precedenti nella storia degli investimenti.

A fronte di rialzi così importanti, ci sono anche momenti in cui i ribassi sono altrettanto vertiginosi.

Nel 2012 i bitcoin hanno subito un ribasso medio annuo del 93%, questo a testimoniare di come le monete virtuali non abbiano comportamenti stabili ed investire in esse può comportare anche la perdita pressoché totale del capitale investito. Infatti se nel momento in cui si compra, incappiamo in un ribasso secco di tali proporzioni va da sé che i soldi sono persi.

Fonte: amazon.it

È sempre necessario porre molta attenzione a considerare il bitcoin come un asset rifugio o una valuta che offre protezione. Questo per il rischio potenziale di incappare in perdite pressoché integrali del proprio capitale investito senza alcun preavviso.

In questo caso non troviamo situazioni contingenti che possono far intuire un eventuale calo, come invece avviene con gli asset tradizionali, i cui rendimenti possono essere perturbati da situazioni esterne (crisi, guerre, prezzi delle materie prime od altro) ma comunque intuibili.

Tale differenza rispetto gli investimenti azionari, che rimangono i più rischiosi nel mondo degli asset tradizionali, deriva dal fatto che il prezzo del bitcoin segue dinamiche molto diverse rispetto a quelle delle valute tradizionali.

Non essendoci un organo centrale (governo o banca) che ne regola l’emissione e la quantità circolante, il prezzo del bitcoin è stabilito esclusivamente dal mercato, cioè dall’incontro puro e secco della domanda e dell’offerta.

Di conseguenza, il prezzo è soggetto a rialzi e ribassi estremi, rendendolo l’asset con la maggior volatilità, e quando i compratori e i venditori tentano di analizzare un valore così controverso come il bitcoin, il processo di formazione dei prezzi, che ricordiamo essere il punto di incontro tra chi compra e chi vende, sarà altrettanto controintuitivo.

Gli effetti dei bitcoin in un portafoglio di investimenti diversificato.

Come accennato e ricordato, in ogni pacchetto di investimenti personale è sempre fortemente consigliato detenere più tipologie di titoli ed asset, cosa che i consulenti finanziari predicano di continuo, in quanto avere tanti titoli bilancia costi e benefici.

Ma come si esprimono rispetto se inserire o meno i bitcoin nei portafogli di investimento?

Ci sono molti studi in proposito e uno degli ultimi è stato proposto da Macro Hive (società di ricerca indipendente che fornisce analisi a società del calibro di JP Morgan e Bank Of America) e dalla società Etc group (società attiva nella gestione di Etf su criptovalute).

In questo studio è stato affrontato ed analizzato l’impatto dell’inserimento di una piccola percentuale di criptovalute in un portafoglio ben diversificato.

Dai risultati dell’analisi deduciamo che avendo un portafoglio composto da azioni di vario genere, azioni emergenti, obbligazioni, oro e materie prime, il contributo delle monete virtuali da detenere deve essere contenuto in una percentuale cha va dall’1 al 5%.

Queste percentuali sono state confermate in pieno anche da altri studi realizzati da altri professionisti degli investimenti, confermando che il limite massimo non dovrebbe mai superare la soglia del 5%.

Le criptovalute sono altamente onerose in termini di ribilanciamento dei titoli in possesso, perché i bruschi movimenti al rialzo ad al ribasso, che avvengono in maniera repentina sono ben superiori a quelle delle asset class tradizionali.

Questo significa che, se incappiamo in un rialzo importante, il peso del bitcoin supererà le percentuali consigliate da detenere e quando avverrà un ribasso, la perdita economica sarà maggiore, impattando maggiormente sul capitale investito.

Le nostre considerazioni.

Come abbiamo visto, il bitcoin ha la principale caratteristica di avere una volatilità eccezionalmente alta. Questa importante informazione ci spiega che comprare bitcoin per un proprio portafoglio investimento non lo rende adatto a tutti i profili di investitore.

Del resto sappiamo ancora ben poco del bitcoin e di tutte le varie criptovalute che si sono diffuse. La loro comparsa sui mercati finanziari è ancora nuova e ciò rende questa particolare tipologia di investimento non semplice da analizzare da parte dei risparmiatori privati.

In definitiva, le monete virtuali sono una particolare forma di investimento entrata da troppo poco sui mercati.

Ciò si è verificato in modo irruento, ed il nostro consiglio è di stare attenti molto attenti nel valutarle come forma di investimento.

Ed è sempre importante seguire le indicazioni che i professionisti finanziari dettano rispetto alla miglior gestione di un portafoglio di investimenti. A loro spetta il compito di informare chi investe sui rischi potenziali e reali.

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