Le Big Tech stanno dando luogo ad una vera e propria ondata di licenziamenti.
Mentre si confermano le difficoltà dell’economia globale, proprio le grandi aziende tecnologiche si trovano in prima fila nell’ondata di congedi che sono stati messi in campo per cercare di non prestare il fianco ad una congiuntura non proprio favorevole. In pratica, la cura dimagrante degli organici è stata scelta come la strada migliore per resistere al combinato disposto tra fiammata dei prezzi e politiche restrittive messe in atto dalle banche centrali per rispondere ad una situazione che non si vedeva da molti anni a questa parte.
Le Big Tech licenziano: quali i motivi?
Le prime avvisaglie della situazione si erano avute poco oltre l’estate, quando molte grandi aziende tecnologiche avevano deciso di annunciare un ridimensionamento degli organici. Le prime in tal senso erano state quelle legate all’innovazione finanziaria, come risposta al crypto winter e ad una crisi settoriale sempre più evidente.
Ad esse si sono poi aggiunti i giganti tecnologici legati a Internet, a partire da Meta, che ha deciso di chiudere la divisione legata al metaverso e di mandare a casa 11mila dipendenti, il 13% della forza lavoro disponibile, nel passato novembre.
Lo stillicidio è poi proseguito con Twitter, dopo la conquista del social media da parte di Elon Musk, il quale ha deciso di licenziare circa l’80% dei dipendenti, dando luogo ad una vicenda abbastanza grottesca, in quanto la sua politica è andata a toccare anche gli sviluppatori, talmente necessari al funzionamento del sito da imporgli una precipitosa marcia indietro.

Anche Microsoft ha dal canto suo aggiunto circa 10mila congedi nella parte finale dell’anno passato, cui ora si è aggiunta la chiusura di Industrial Metaverse Core, la divisione dedicata alla realtà virtuale e aumentata. Circa 2mila in meno di Alphabet, mentre Snap si è limitata a 1200 licenziamenti, ma solo perché i suoi organici sono più limitati.
Nelle ultime ore al gruppo si è poi aggiunta Yahoo, che ha dichiarato la sua intenzione di sforbiciare gli organici nell’ordine di un quinto entro la fine del 2023. I primi mille saranno costretti a cercarsi un lavoro già entro la fine di questa settimana, tutti legati alla divisione pubblicitaria del gruppo.
Si tratta comunque della classica punta dell’iceberg, poiché molte altre realtà medie e piccole si apprestano a portare a termine la stessa operazione. La ratio di quanto sta accadendo è molto semplice: ridurre al massimo i costi in un momento in cui le entrate sono inferiori alle previsioni.
Il metaverso non risponde alle aspettative
In alcuni di questi casi, a imporre i tagli sono i dati commerciali molto inferiori alle aspettative. In particolare è proprio il metaverso ad aver deluso le aspettative, almeno sino a questo momento. Tanto da spingere Microsoft e Meta a chiudere le divisioni ad esso dedicate. In effetti, nonostante gli entusiasmi iniziali, i ricavi della realtà virtuale e aumentata sono al momento clamorosamente inferiori a quanto si era inizialmente pensato.
Se il metaverso sta provocando molte delusioni, in particolare a Mark Zukerberg, che pure ha confermato i massicci investimenti nel settore prefigurando ritorni da capogiro nel futuro, la speranza è che a creare nuove opportunità di guadagno sia l’intelligenza artificiale.
Dopo il debutto di ChatGPT e l’inizio della collaborazione tra Microsoft e OpenAI, infatti, molte altre grandi aziende si sono buttate a capofitto sul nuovo filone. Non solo Google, che ha lanciato come risposta il suo chatbot Bard, ma anche Baidu, Alibaba e altri hanno annunciato il prossimo debutto di prodotti che integreranno l’AI. Il problema, in questo caso, è che l’intelligenza artificiale potrebbe apportare grossi guadagni alle aziende che la proporranno, ma non certo spingerle ad assunzioni in grado di compensare i licenziamenti di queste settimane. Per averle, occorrerà attendere una congiuntura economica più favorevole.
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