Pietro Frè professore di fisica teorica all’Università di Torino, e addetto scientifico all’ambasciata italiana a Mosca, in Russia, per sei anni dal 2009 al 2017. Si è occupato fra le altre cose dello studio di buchi neri della Galassia, oggi arriva nelle librerie italiane con il suo ultimo libro” Kiev e Mosca nella storia. Amarezza e ricordi di un diplomatico pro tempore”.
Si legge dalla Rubettino Editore: “Nelle democrazie, a differenza delle autarchie, l’opinione pubblica conta e parzialmente determina la Storia….Questo libro offre la duplice chiave di lettura degli eventi incentrata sia sulla sintesi delle radici storiche, che sull’esperienza di un diplomatico pro tempore che ha visto dipanarsi in diretta l’involuzione autocratica, repressiva ed aggressiva della Federazione Russa dal 2010. L’incidenza del passato sul presente poi è molto più forte nell’Europa Orientale che in quella Occidentale. L’autore quindi, basandosi sia sulla Storia che sull’osservazione sul campo, fornisce al lettore gli strumenti per comprendere fino in fondo la situazione attuale”.
Pietro Frè, Alessandria (Italia) 1952, frequentò le scuole primarie e secondarie nella stessa città. Conseguì la maturità classica nel 1970 e si iscrisse come studente all’Università di Torino nel 1970 e conseguì la laurea in Fisica nel 1974. È stato professore ordinario di fisica teorica dell’Università di Torino. La sua carriera scientifica è stata dedicata alla teoria della supergravità, delle superstringhe, alla cosmologia ed alla relatività: essa si è ampiamente svolta all’estero. Il prof. Fre ha lavorato in Germania, in America presso il California Institute of Technology (CALTECH) e la State University di New York a Stony Brook (SB-SUNY) ed al CERN di Ginevra. Ha avuto ed ha collaborazioni con Università Europee in Belgio, Francia, Germania e Danimarca. Per circa sei anni egli è stato professore della Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA) dove ha anche ricoperto la carica di direttore del settore di fisica delle particelle. Dal 1996 al 2000 è stato Presidente della Società Italiana di Relativita. Coordinatore italiano di networks di Ricerca Europei dal 1992 al 2008. Due volte coordinatore del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) in Teoria delle Stringhe. Collaboratore abituale dell’Istituto di Ricerche Nucleari di Dubna in Russia e dell’Istituto Bogolubov di Kiev in Ucraina, Pietro Frè conosce la lingua russa ed ha molti amici nella ex Unione Sovietica.
Autore di quasi duecento tra articoli, rapporti e libri scientifici in lingua inglese.
Intervistato per Moltouomo.it ci ha parlato non solo del libro ma ci ha esposto la sua opinione sul conflitto russo-ucraino partendo dalla STORIA.
Professor Frè, parliamo del suo libro, di estrema attualità, che parte con una dedica al Presidente dell’Ucraina, Zelensky.
Vorrei sottolineare che c’è un elemento significativo nel libro, che serve per capirne lo spirito, ed è la copertina. Si vede un bassorilievo ottocentesco che rappresenta Vladimir II Vsevolodovič, detto Monomaco. L’ho voluto io in copertina perché mi piace molto la figura. Ho discusso con gli editori. Nella figura nel Monomaco è descritto tutto il dramma recente. Il suo nome derivava dalla madre Anastasia, perché secondo l’usanza del tempo, essendo lei una Monomaca, una principessa Bizantina, della dinastia dei Monomaci, di stirpe più importante del padre di Vladimir, dava lei il cognome al figlio.
È stato l’ultimo grande principe di Kiev, verso la fine del XII° secolo, a regnare in Kiev.
Ebbe innumerevoli figli da tre mogli diverse. La prima era l’ultima principessa del Wessex figlia dell’ultimo re ucciso nella battaglia di Hastings. La seconda era una principessa bizantina. La terza fu una principessa di stirpe turco-nomade figlia di Aepa Ocenevic, khan dei Cumani. Uno dei figli di Vladimir, Jurij Dolgorukij fu il fondatore di Mosca, e gran principe di Kiev dopo la morte del padre. Il nipote di Vladimir, figlio di Jurij, Andrej Juer’evic Bogoliubskij, trasferì, prima dell’invasione mongola, la capitale della Russia antica da Kiev a Vladimir. Inoltre, Vladimir il Monomaco fu considerato il padre della letteratura russa, come Dante lo è per la letteratura italiana. Era un principe molto colpo, religioso, e ha scritto un’opera, una specie di grosso sermone rivolto ai figli, però è il primo documento in lingua antico russa scritto, che si conosce. Ecco perché la copertina ed ecco perché ho voluto scrivere di questo personaggio: un uomo che rappresenta tutto il dramma russo.